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Una bellissima lezione di fiorentinità da tramandare a tutti i giovani viola, ecco l'eredità di CelesteTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
ieri alle 00:00Copertina
di Mario Tenerani
per Firenzeviola.it

Una bellissima lezione di fiorentinità da tramandare a tutti i giovani viola, ecco l'eredità di Celeste

La partecipazione collettiva di un’intera comunità nel ricordo di Celeste Pin. Un’onda sempre più grande di sbigottimento, dolore, nostalgia ha travolto Firenze. La gente sa riconoscere il giusto dal falso, sa distinguere la genuinità dei sentimenti dagli atteggiamenti di plastica. A Celeste a poche ore dalla tragica scomparsa, tutto questo è stato riconosciuto, senza forzature. Un flusso naturale di affinità elettive per un figlio di Firenze nato in Veneto. Questo è il passaggio decisivo. Ci sarà un momento, dopo le esequie, in cui le parole si sgonfieranno e resterà la cruda realtà perché la vita va avanti. Ma al di là di tutte le iniziative benemerite che saranno partorite, convinti che saranno molteplici, per alimentare la memoria di Celeste, un elemento diventerà più importante degli altri: il suo esempio di attaccamento alla maglia e al territorio.

Si chiama “lezione di fiorentinita”, quella ci ha lasciato in dono Celeste.
Una miscellanea di azioni, pensieri, atteggiamenti, modelli sempre riconducibili al colore viola. La positività nel parlare di Fiorentina, la critica rara ma sempre estremamente costruttiva, la voglia di stare assieme ai tifosi che Celeste giudicava senza retorica la propria famiglia, il desiderio di trovare perennemente una luce in fondo al tunnel che aveva imboccato la squadra viola, l’orgoglio di poter ripetere che “tutto andava fatto per la maglia viola”. Punti cardinali della vita di Celeste, raramente riscontrabili, in altri ex giocatori, allenatori o dirigenti. Chi gli stava accanto più assiduamente respirava quell’aria che diventava contagiosa. Anche perché segnata dal quel sorriso capace di abbattere qualsiasi ostacolo. Infine la notte di Torino, nell’andata della sporca finale di Uefa persa con la Juve. Un arbitraggio vergognoso aveva indirizzato la partita su binari opposti a quella della Fiorentina. Gesti arroganti sul campo, addirittura di scherno nei confronti dei giocatori viola. Celeste sbottò, ma non perché stava perdendo una sfida di calcio, bensì perché aveva ben chiaro che in quel frangente cosi delicato lui e i suoi compagni indossavano la casacca di Firenze, una dignità calpestata. Con quella reazione trasmise questa idea: “Giù le mani da chi ci vuole sottomettere con dei mezzucci, noi siamo Firenze”. 

Si parla tanto e a sproposito di senso di appartenenza, spesso senza sapere di cosa si tratta. Celeste no, lo aveva ben impresso, tatuato sul cuore. 
Ecco, le immagini di quella gara maledetta, piene di rabbia e orgoglio di guerrieri vestiti di viola, dovrebbero diventare materiale didattico per le giovanili della Fiorentina. I ragazzi comprenderebbero ancora meglio il significato del colore viola e della potenza assoluta di Firenze. Magari le stesse potrebbero essere mostrate ai nuovi arrivati in riva all’Arno, stranieri e italiani. Spiegare loro che l’odio nello sport non esiste, ma l’acerrima rivalità sì. Perché quando si va in campo in tifosi urlano “Firenze, Firenze”. Un inno alla battaglia calcistica, una speranza di vittoria. 

Grazie Celeste per la lezione di fiorentinità che ci hai donato. Senza l’alterigia del cattedratico, ma con la dolce umiltà di chi ha speso una vita intera per difendere la Fiorentina. Ti vorremo sempre un gran bene.