Paratici e i patetici
Come nel celeberrimo spot pubblicitario anni ottanta di un dado da cucina, il bimbo stupefatto per il cambio di pietanza in tavola diceva: "Ehi papà guarda un pollo!", così i bimbi che abbiano avuto la ‘sventura’ d’essere instradati alla passione per la Fiorentina domenica sera hanno detto candidi e sorpresi: "Ehi babbo guarda la Fiorentina può anche vincere!", a quegli innocenti non era il caso di far notare che col tradizionale regalo di Natale quest’anno ne è giunto ai giocatori gigliati un altro, inatteso e decisivo ai fini della maturazione del rotondo risultato con l’Udinese, l’espulsione del portiere friulano giunta praticamente ad inizio partita che ha reso più agevole la vittoria della Fiorentina.
Ciò malgrado al termine della partita la curva viola ha inteso mantenere il punto e memore delle brutte figure di questa curiosa stagione, ha fatto venir giù fischi e contestazioni a differenza di altri settori dello stadio che si sono ritenuti soddisfatti da una prestazione che lascia comunque la squadra all’ultimo posto in classifica.
Come da tradizione fiorentina ne è nato un dissidio tra tifosi che si accusano a vicenda di essere o troppo esigenti e duri o subito disposti a sbracare dinanzi alla prima inversione di tendenza, a distanza di ore e giorni se ne continua a parlare con punte litigiose notevoli.
Ed alzano il capo coloro che che dicono amaramente: "Ah ecco questa è la solita Firenze che brontola per ogni cosa", ma il concetto meriterebbe d’esser ribaltato: "Questa è la solita Firenze dove appena qualcuno eserciti una critica ragionevole o muova un appunto intelligente c’è chi si inalbera al grido di ‘ ah questa è la solita Firenze’".
E infatti a Firenze tutto è massimalista o bianco o nero e sulla Fiorentina o si accetta ogni cosa supinamente da servi sciocchi imponendo tale atteggiamento anche a chi non vorrebbe assumerlo, o si tirano giù gli idoli in una furia iconoclasta che tutto travolge col suo impeto, il cattivo ed il buono, ma la lite non si compone anzi ancora si litiga a cavallo di queste ore natalizie tra tifosi che si accusano a vicenda o di arrendevolezza o di eccesso di critica.
Ed è anche questo radicalismo parte del problema il quale fa in modo che nella conca fiorentina caschi sempre lo stesso tipo di imprenditori a tutto interessati tranne che al bene sportivo della Fiorentina poiché i fiorentini col paraocchi è più facile fotterli che convincerli che li stanno fottendo per usare ciò che diceva lo scrittore statunitense Mark Twain. E così facendo oltre alla serie B si rischia pure di essere patetici, un’onta per i fiorentini che, lo narra la loro storia, ebbero fama di popolo fiero, ironico e ribelle, capace persino di giocare a palla sbeffeggiando i soverchianti nemici, mentre le truppe di Carlo V assediavano la città.
Viceversa circa mezzo millennio dopo basta una vittoria, ancorché larga nel risultato, e l’annuncio di un nuovo arrivo tra i dirigenti, per normalizzare tutto. L’arrivo di Fabio Paratici (peraltro ancora non ufficiale), ex dirigente della Juventus che ha dovuto subire una squalifica per trenta mesi per alcune operazioni svolte per conto dei bianconeri, ma si sa che l’etica è una vittima del pallone e le questioni morali valgono solo quando si debbano fare, ipocritamente e pateticamente, le pulci in casa altrui.
Tornando a Paratici, per l’ex dirigente del Tottenham si parla di cinque anni di contratto, un tempo che sembra lungo per una società come quella di Commisso data da più parti come in procinto di passare di mano (anche se ogni indiscrezione è sempre stata smentita), tanto che secondo alcuni l’arrivo di Paratici potrebbe essere il preludio proprio dell’arrivo di un nuovo proprietario. E’ poi curioso come a contattare Paratici a Londra siano stati inviati Ferrari e Goretti i quali dovranno presumibilmente essere suoi subalterni in società. Se non lo fossero, l’arrivo della nuova figura sarebbe solo un gattopardesco stratagemma che dando l’impressione di cambiare tutto non cambierebbe nulla, infatti non si capisce se Paratici abbia avuto o meno un contatto diretto con Commisso o se, come nel celebre cartone animato Daitarn 3 il presidente viola rimanga come Don Zauker, l’entità al comando dei ‘meganoidi’, in contatto e intellegibile solo dalla sua portavoce Koros che nel caso viola è Ferrari l’unico finora autorizzato e abilitato a parlarci. E’ in questo scenario da operetta che sembra giungere Paratici al quale torme di novelli fans un po’ patetici già srotolano tappeti rossi chiamandolo uomo della provvidenza e concedendogli preventivamente credito illimitato quale panacea di ogni male viola, manco fosse il bambinello del presepio.
Invece ci pare meno stringente la critica sul fatto che a ‘consigliare’ il nome di Paratici a Commisso potrebbe essere stato Pradè, infatti chi diavolo potrebbe mai averlo fatto? Un passante al bar sotto casa di Commisso in New Jersey?
Il proprietario del club viola non ha mai avuto l’umiltà di entrare nel mondo calcio imparandone regole, equilibri e anche nomi e riferimenti, Commisso si è sempre affidato ad alcune persone quali suoi facenti funzioni, prima Barone che di calcio sapeva quanto se non meno di lui e poi Ferrari che poco o nulla ne sa e infine Pradè col quale non sarebbe strano Commisso coltivasse tuttora buoni rapporti umani e di fiducia, questi ovviamente oltre agli allenatori che ha avuto (tranne Palladino) su tutti Iachini che per Commisso resta colui che non l’ha tradito nella fiducia, normale quindi che a suggerire Paratici a Commisso possa essere stato Pradè (anche se si è parlato persino di Antonio Imborgia già manager di Batistuta e quindi con buone entrature fiorentine), difficilmente potrebbe averglielo consigliato Mark Stephan, uomo Mediacom inviato a Firenze, del quale ancora non abbiamo avuto il bene di udire la favella.
Poste le domande, sollevati i dubbi che è del resto il senso di questi nostri articoletti, infatti le liturgie e le messe cantate è giusto lasciarle agli uffici stampa che le fanno benissimo o a coloro che s’impegnano a farne le veci come i commentatori che già parlano di grandi rivoluzioni o prossimi mercati faraonici alla Fiorentina grazie a Paratici sempre immerso nel suo lavoro (manco fosse il duce con la luce sempre accesa che si vede dalla finestra di piazza Venezia), un misto tra il compagno Stakanov, Camillo Cienfuegos e Che Guevara, è incomprensibile e patetico appunto che non si possa sobriamente descrivere Paratici solo per l’ottimo professionista quale è (che ha avuto qualche problema con la giustizia sportiva), almeno in attesa dei fatti.
Comunque, l’ affetto presuppone che chi si vuol bene si dica le cose chiare, anche a Natale, ma adesso detto di Paratici e dei patetici: buon Natale viola!






