ROCCO È VIA, CHI C’E’ TENTA DI ARRANGIARSI DI LÌ IL CRONICO RITARDO. LA GENTE È DIVISA TRA CHI SPERA NEL RILANCIO E CHI VORREBBE CAMBIARE. MA IL PREZZO È ANCORA TROPPO ALTO
Con un giorno di meno dall’inizio ufficiale della stagione calcistica, la Fiorentina non annuncia ancora altri acquisti, i media intanto fanno a gara di titoli acchiappa citrulli del tipo: ‘ oggi giorno decisivo per Tizio, ore frenetiche per Caio, ad un passo da Sempronio, del resto i lettori e gli ascoltatori van tenuti desti, altrimenti con la canicola che induce l’abbiocco, sarebbe solo una gran dormita generale. Infatti il club viola si è infilato da solo in un cul de sac, una situazione che potrebbe essere molto rischiosa.
Ad una manciata di giorni dall’inizio del campionato, c’è ancora mezza squadra da allestire e qui tralasciamo per carità di patria il fatto che i giocatori non sono cibo da asporto, cotti e pronti da mangiare, ma esseri umani che hanno l’ovvia necessità di inserirsi in un ambiente e in una squadra prima di poter giocare decentemente. Ma tutto questo non sembra interessare particolarmente ai dirigenti gigliati, disposti a rischiare.
Tuttavia la propensione al rischio che può anche essere uno stile, un atteggiamento verso la vita e il lavoro, rischia di mutarsi in ben più seria ludopatia, una sindrome che mal s’accompagna alla buona conduzione di un’azienda, a maggiore ragione un club sportivo che si misurerà presto, prestissimo, con altri club, i quali hanno dato prova di una maggiore dinamicità e decisione nell’aggredire il mercato, si pensi solo all’Atalanta che, perso Scamacca per infortunio, ha chiuso Retegui nel giro di 24 ore. Senza contare che l’eccessiva lentezza nell’agire rischia di far saltare trattative su cui si sono profuse molte energie, come sembra sia accaduto per Gudmundsson e Tessmann.
Ma la reale differenza tra i viola e gli altri è il grado di interesse della proprietà nei confronti della propria squadra, a Bergamo, come in altri posti, è evidentemente ancora alto. A Firenze è ormai scemato e sciolto come neve, malgrado le calure agostane. Con un proprietario rintanato nel suo New Jersey e ormai disamorato del calcio e della Fiorentina, una volta realizzato il Viola Park, e sfumati gli altri affari immobiliari che aveva quale vero obiettivo acquistando la Fiorentina. Lo stadio infatti lo ristruttura il Comune, anche se egli ha tentato di opporvisi fino all’ultimo, adendo persino le vie legali, ma invano.
Finito l’interesse, venuto anche a mancare l’uomo che aveva incaricato di prendersi oneri ed onori calcistici, Joe Barone. La Fiorentina è solo una società in vendita, che si arrangino i dirigenti quindi coi soldi che riescono a racimolare dalle vendite! E i dirigenti stanno tentando con fatica di arrangiarsi, intanto Commisso ha fissato il suo prezzo per la Fiorentina, una cifra alta, quel che ci ha messo in questi anni, compreso il Viola Park e forse un piccolo guadagno, ciò malgrado egli l’abbia avuta ad un prezzo di saldo dai Della Valle che volevano solo andarsene da Firenze per tutelare i loro marchi, messi in pericolo dalla contestazione montante che arrivò a sfiorare l’area rossa del lusso in via Tornabuoni.
Ecco, ad un prezzo attorno al mezzo miliardo di euro, la Fiorentina è molto difficile da vendere. Italiani interessati e disponibili a quelle dimensioni di esborso non ce ne sono, restano gli arabi e forse qualche americano o più facilmente qualche fondo. Ma è più probabile che la situazione resti in stallo per un bel pezzo. Intanto chi è qui con la gatta da pelare, sta provando a mettere su una compagine decente, anche se in tempi biblici, rispettando l’unico obiettivo indicato dalla proprietà: ridurre drasticamente il monte ingaggi.
Infatti con le operazioni in corso d’opera ci si blocca d’improvviso per il milione in più o in meno ai mediatori ( vedi affare Tessmann) quando il club viola in questi anni ha distribuito commissioni a pioggia ai procuratori amici, si pensi solo ad esempio che Fali Ramadani, per far firmare il suo assistito Milenkovic il rinnovo in due frangenti in cui il giocatore poteva andare a scadenza, incassò quasi 6 milioni di euro di commissioni, ovviamente regolarmente iscritte a bilancio. E adesso, pur essendo nell’emergenza totale a centrocampo, si vuol pagare un milione, ma non due per l’americano del Venezia, grave, ma non serio avrebbe detto Ennio Flaiano.
Il ritardo cronico del mercato spiace anche per un altro aspetto: Palladino, arrivato dopo un triennio di Italiano e quindi già in difficoltà di suo, dimostra con piccoli segnali di saper dare una forma alla sua squadra, sempre che ci lavori per qualche giorno. A dimostrarlo è l’amichevole col Grosseto, ovviamente pochissimo probante perché sfida contro una squadra di serie D. Amichevole in cui si è visto un Kouame in ottima condizione, capace persino di convincere da prima punta, forse per la prima volta. E poi quei ragazzini, i virgulti aggregati alla prima squadra, i quali hanno evidenziato di aver lavorato bene col nuovo tecnico, per quel poco che ci hanno lavorato. Su tutti l’esterno sinistro Fortini, ma anche la punta Rubino e il difensore Baroncelli.
Ciò a dire che Palladino se gli dai qualche giocatore sa arrangiarsi e dar forma ad una squadra. Se non glieli dai no, del resto il mago di Arcella è passato a miglior vita da alcuni anni.
Intanto non si sa quasi cosa sperare, ci sono i fidelistos, irriducibili difensori del miliardario di turno ( sono in fondo gli stessi che a suo tempo sbavavano per i fratelli marchigiani e forse persino per Cecchi Gori) , costoro, orfani illusi crediamo, sperano ancora in un risveglio, una folgorazione sulla via di Damasco che faccia ritrovare a Commisso un qualche interesse per la Fiorentina e lo porti ad un rilancio, ammesso e non concesso che ci sia mai stato in lui un qualche interesse sportivo che esulasse dalla possibilità di business e affare immobiliare. Poi ci sono i rivoluzionari, i barbudos, i quali sperano in un cambio di proprietà, ma prima ci sarebbe da augurarsi che Commisso, come fecero i Della Valle, abbassasse il prezzo di vendita del club. Ma è difficile immaginarlo, l’italo americano ha un carattere fumino ed ha risorse importanti, non ha necessità di liquidi e anche un’eventuale contestazione, per quanto dura, difficilmente lo toccherebbe in modo particolare, lui che vive e lavora a migliaia di chilometri da Firenze. Senza contare che cambiando può anche succedere di peggiorare, anche se in fondo cambiare resta probabilmente la migliore opzione. Cambiare sperando di trovare un proprietario che per quanto poco munifico, sia almeno interessato a fare calcio e non sempre e soltanto ad altro, una volta la Cittadella Viola, un’altra lo stadio. Che sia interessato al pallone, quello dove qualche imprenditore sagace, competitivo e furbacchione, riesce pure a fare dei soldi, senza bibliche colate di cemento. Esempi? De Laurentis, Lotito e Percassi sono presidenti che vincono e guadagnano gestendo i loro club. Persone forse un po’ antipatiche che non cercano di acchiappare il consenso popolare con proclami come: ‘ i soldi non sono un problema, vi porterò al pari della Juve’. Perché sanno bene che un giorno potrebbero trovarsi impiccati a quelle parole in libertà. Perciò se ne stanno zitti e lavorano per il proprio interesse che combacia coi desiderata dei tifosi. Comunque, poiché il grande scrittore Cesare Pavese diceva che le cose si ottengono quando non si desiderano più. Conviene mettersi in pace e attendere l’esito dei fatti, fa caldo ed agitarsi non aiuta.