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Claudio Nassi: "Mancini e la dama"
Ci sono cose che mandano in bestia, a dimostrazione che ho ancora molto da imparare. Quando leggo la difesa con la quale l'Italia affronta Malta, domando se si era mai vista: Di Lorenzo, Scalvini, Romagnoli ed Emerson e, nella ripresa, Darmian, Toloi a 10' dalla fine, Romagnoli ed Emerson. D'accordo, non che a centrocampo e in attacco non ci siano novità, ma è possibile che il C.T. non si stanchi di sorprendere? E' vero, non so se, dopo la sconfitta a Palermo con la Macedonia del Nord e l'eliminazione dal Mondiale, l'uomo abbia subito un tale contraccolpo dal quale non si è ripreso, né so se rimpiange di non essersi dimesso, ma non può pensare che una squadra sia una dama e i calciatori pedine. Non è così. Basterebbe soffermarsi un attimo e pensare a chi va in ritiro per preparare la stagione. Quando cominceranno le amichevoli, lo sforzo sarà graduato, così le difficoltà. La prima partita contro una formazione che milita nei Dilettanti, magari una seconda, poi una di Serie C e così via, per trovare l'amalgama. Gli uomini dovranno conoscersi, capire pregi e difetti per esprimersi al meglio. Avviene, di solito, dopo le prime giornate di campionato. Quindi se si cambiano sempre gli interpreti sarà difficile trovare la quadra. Ma, dal momento che è semplice, dovrebbe essere scontato.
Viene anche in aiuto l'articolo di un guru, che, per dare una mano al calcio italico, dice di cominciare dalle giovanili, operare in modo diverso e puntare meno sugli stranieri. Non dice come. Evidentemente non lo sa, ma dà ragione quando afferma che Mancini vede i ragazzi al massimo una settimana ogni due o tre mesi. Troppo poco per costruire e per dare un'identità. "Questa è una differenza da tenere in considerazione - aggiunge - quando si giudica il lavoro di un C.T.". Se lo dice anche uno che, dopo tanti anni, dovrebbe aver capito il calcio, ci crediamo.
Ma se ha così poco tempo per costruire una squadra, perché continua a rivoluzionarla e a cambiare uomini come i vestiti? In questo modo arriverà prima ad amalgamare i tanti convocati o si continuerà a non veder la fine del tunnel, con la spada di Damocle sulla testa che ci fa temere di mancare anche il terzo mondiale.
Viene anche in aiuto l'articolo di un guru, che, per dare una mano al calcio italico, dice di cominciare dalle giovanili, operare in modo diverso e puntare meno sugli stranieri. Non dice come. Evidentemente non lo sa, ma dà ragione quando afferma che Mancini vede i ragazzi al massimo una settimana ogni due o tre mesi. Troppo poco per costruire e per dare un'identità. "Questa è una differenza da tenere in considerazione - aggiunge - quando si giudica il lavoro di un C.T.". Se lo dice anche uno che, dopo tanti anni, dovrebbe aver capito il calcio, ci crediamo.
Ma se ha così poco tempo per costruire una squadra, perché continua a rivoluzionarla e a cambiare uomini come i vestiti? In questo modo arriverà prima ad amalgamare i tanti convocati o si continuerà a non veder la fine del tunnel, con la spada di Damocle sulla testa che ci fa temere di mancare anche il terzo mondiale.
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