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Addio a Celeste Pin, il ricordo di Luca Calamai su FirenzeViola: "Ciao, uomo buono"
"Ciao Celeste, se ne va un uomo buono. Amavi la Fiorentina e il calcio. Eri felice del ritorno del tuo amico Pioli. Sognavi di raccontare da opinionista una vittoria della sua Viola". È intitolato così, sulle pagine di FirenzeViola, il ricordo di Celeste Pin , che ci ha lasciati all'età di 64 anni, affidato alle penna di Luca Calamai: "Parlando di calcio, il suo grande amore, cambiava tono di voce solo quando gli chiedevano di raccontare la finale di Coppa Uefa contro la Juve. Nella gara d’andata, la sfida della vergogna, il signor Aladren arbitrò in maniera vergognosa. Convalidando, tra l’altro, il gol di Casiraghi nonostante un fallo netto proprio su di lui. Per la prima volta nella sua carriera, lo stopper che usava il fioretto e mai la spada, si infuriò. Parlando di vergogna. Anche un uomo buono come lui non poteva accettare un simile furto.
Celeste Pin ci ha lasciato - continua il ricordo sulle pagine di FV -. A tradimento. La vita di ogni persona segue percorsi strani. A volte anche gli occhi di un abituale compagno di viaggio ti tradiscono. A volte il solito sorriso magari nasconde una infinita tristezza. Quella che ti consuma dentro. Che ti divora giorno dopo giorno. Che trova terreno fertile in una persona buona, che aveva sempre una parola giusta per gli amici, che rispondeva sempre “presente” quando gli chiedevi di partecipare a una iniziativa a scopo benefico. Celeste avrebbe dovuto andare negli Stati Uniti a insegnare calcio. Le sue tappe sarebbero state Miami, Las Vegas e il lago Ontario. L’idea era quella di convincere tanti ragazzi e ragazze americane ad appassionarsi al soccer. Tutto questo a un anno dal Mondiale. Gli organizzatori avevano scelto la persona giusta. Lui avrebbe contagiato con il suo entusiasmo tutti i suoi giovani allievi.
Celeste faceva parte della nostra Famiglia. Era uno di Radio Firenze Viola. Uno importante. Era il protagonista della trasmissione Garrisca al Vento ma era anche un formidabile interlocutore parlando di Fiorentina davanti alla macchinetta del caffè. Era felice per il ritorno di Pioli sulla panchina viola. Il suo amico. Un vecchio compagno di squadra che aveva continuato a frequentare anche quando aveva smesso di giocare. Un altro difensore. Un altro uomo buono. Come potevano due persone come Stefano e Celeste non essere amici? Aveva anche un ottimo rapporto con Pradè. Ma i due quando si incontravano parlavano di vita. Non necessariamente di pallone. La Fiorentina che sta nascendo gli piaceva. Da difensore era contento che la società viola fosse riuscita a confermare Kean. E avesse preso Dzeko.
Ma ora, caro Celeste, come sono vuoti questi ricordi. Mi sembra incredibile di non avere più la possibilità di chiederti tante cose. Poco tempo fa eri venuto a salutarmi in ospedale perché eri andato a trovare uno dei tuoi figli e avevi saputo che ero stato appena operato dopo un incidente stradale. La tua presenza mi regalò un momento di serenità perché te portavi serenità. Parlammo dei nostri figli. Di come avrebbero dovuto combattere per costruirsi una vita felice. Immagino ora il loro dolore. Ho sempre pensato che tu fossi per loro quasi un fratello maggiore più che il classico babbo. E ora questo editoriale va chiuso in qualche modo. Io e tanti altri amici ci stiamo chiedendo da ore se potevamo capire il tuo malessere. Ti confesso che non abbiamo la risposta. E il dubbio di aver sottovalutato magari un tuo sguardo più triste del solito ci fa stringere ancor di più il cuore. Ciao, uomo buono".
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