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Il solito epilogo fotocopia stavolta già il pari era strettoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 11 dicembre 2023, 11:41Copertina
di Franco Avanzini
per Genoanews1893.it

Il solito epilogo fotocopia stavolta già il pari era stretto

di Pierluigi Gambino

A noi cronisti il Genoa facilita il compito. Potremmo comodamente prendere di peso i commenti relativi alle precedenti trasferte, sostituire il nome della squadra avversaria e dei giocatori decisivi ed ecco sfornato il pezzo. Tanto, lo sviluppo e l'esito delle partite non cambia mai e poi mai: pareggio a metà gara e, nei minuti conclusivi la consueta mazzata.

A Monza il dispetto e la frustrazione di tutto il clan rossoblù sono addirittura cresciuti: sì perché anche il pareggio sarebbe stato un verdetto avvilente per una compagine che nella prima mezz'ora della ripresa, dopo una mezza gara equilibrata e priva di autentiche emozioni, ha dominato in lungo e in largo. Peccato che nel calcio l'obiettivo sia segnare almeno una rete e non prenderne e che il Vecchio Balordo stia rovesciando regolarmente i termini della faccenda.

Stavolta Gilardino non merita tirate d'orecchie, ma solo un consiglio: vada in pellegrinaggio ad un santuario a scelta e si faccia benedire. Non è colpa sua se due tra i suoi atleti più rappresentativi e quotati sgranocchiano altrettante palle gol e in pratica condannano alla sconfitta. La ciabattata di Retegui oltre la sbarra sullo 0-0 è un inedito: mai l'italoargentino si era trasferito da Puscas fallendo la più comoda delle zampate. E che dire della palla-gol sciupata da Dragusin (eccellente per tutto l'incontro in fase difensiva) un minuto dopo la rete brianzola? Il fatto che gli sia capitata sul sinistro, notoriamente non il suo piede forte, non può assolutamente esimerlo dalla critica. Due occasionissime che, se concretizzate, avrebbero indirizzato la sfida verso i rossoblù, che per contro, sbilanciati in avanti alla ricerca della strameritata vittoria, hanno concesso ai biancorossi non un contropiede tradizionale ma una trama in campo aperto, senza eccessiva copertura e con marcature piuttosto allegre. Quanto bastava per agguantare la posta intera.

Anche in Lombardia come in parecchi altri incontri la firma sulla sconfitta rossoblù è stata apposta da un panchinaro, Mota. E qui si tocca un altro tasto dolente: i cosiddetti ricambi. Quando, al 78', sono usciti Haps e il dolorante Messias (paiono crampi, auguriamocelo di cuore), abbiamo visto all'opera un diciassettenne, Fini, e quell'Hefti al quale di recente si legano soltanto momenti tristi. E verso il recupero, la soluzione disperata – fuori Sabelli  - è stata Ekuban...

Nulla potrebbe restituire un pallido sorriso agli avviliti tifosi genoani, in particolare gli oltre tremila trasfertisti che si sono sobbarcati il viaggio in Brianza: neppure il rientro di Gudmundsson e i passi avanti di Retegui. Il primo, indietrissimo di condizione, ha offerto segni tangibili di presenza solo durante il rabbioso ma vano forcing conclusivo e il secondo – erroraccio sottoporta a parte – ha interpretato alla grande il ruolo di pivot che Gila gli aveva assegnato, ma col freno prevedibile di una forma atletica sommaria. Se i due fossero stati a pieno regime, come sarebbe finita?

Da rilevare positivamente pure il coraggio dell'allenatore, che ha tenuto quasi sempre in campo tre giocatori offensivi in contemporanea, col chiaro intento di imporsi. Il gol al passivo è giunto ugualmente, ma – perlomeno – non durante un interminabile assedio degli avversari.

Magra consolazione, poiché perdurando tale andazzo il Genoa rischia di trovarsi presto immerso in acque limacciose. E fa ancora più rabbia aver capitolato al cospetto di un Monza apparso lontano anni luce dal team rapido, ficcante e propositivo di un mese fa. Difficile dar torto ai pessimisti ad oltranza, che fanno due più due: se un antagonista così scombiccherato riesce comunque a batterti, come potresti sfangarla di fronte alle regine del campionato, di scena prossimamente sullo schermo marassino?

                     PIERLUIGI GAMBINO