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Giovanni Sartori, dalla provincia alla Champions con Chievo e Atalanta. Ci riproverà al Bologna?
Giovanni Sartori è l'emblema della classe operaia che va in Paradiso. Sempre compito, mai sopra le righe, molto bravo a mascherarsi e mascherare le proprie trattative di mercato. Da dirigente ha avuto due amori. Uno, lunghissimo, con il Chievo Verona, portato dall'Interregionale fino alle soglie della Champions League, perdendo contro il Levski Sofia. Un dato è da sottolineare: negli ultimi anni solo il Chievo di Luigi Delneri, da esordiente assoluta in Serie A, ha fatto meglio del Monza di Silvio Berlusconi. Altri tempi, forse, ma anche altri capitali, quelli investiti dall'ex Presidente del Milan.
Da calciatore ha giocato in A solo con il Milan, sette presenze, salvo poi girovagare con discrete fortune qui e là. Da Venezia a Bolzano, a Udine e Arezzo, oppure a Genova sponda blucerchiata. Conclude con una manciata di stagioni proprio al Chievo Verona, prima in D e poi promosso in C2. Nel 1989 si ritira, mentre nel 1991, quando muore Luigi Campedelli, decide di fare il salto della barricata, dal campo alla scrivania, come direttore sportivo. Trova terreno fertile anche perché le sue squadre sono costruite con meticolosità e intelligenza, guardando sempre al fattore societario e quasi mai alla gloria personale, perché spesso le cose si riflettono e vanno di pari passo.
Nel 2014 saluta il Chievo e va all'Atalanta. Prima un anno in coabitazione con Pierpaolo Marino, poi da solo. Nello sliding doors c'è bravura e anche fortuna, perché nel 2016 fa di tutto per convincere Rolando Maran per accettare la panchina, ma Luca Campedelli, il suo vecchio Presidente, gli sbarra la strada. Allora i Percassi scelgono Gasperini, arrivando fino alla Champions League, stavolta senza playoff e qualificatorie. Una sinergia, quella fra la società, il responsabile dell'area tecnica e l'allenatore che è spesso turbolento, ma vincente. Questo fino a dicembre 2022, quando la dirigenza decide di cambiare e affidare l'estero a Lee Congerton.
A questo punto Sartori è costretto a salutare: c'è la Juventus, che non affonda, così come altre opportunità. Alla fine il Bologna si presenta con un'offerta convincente. Il mercato fatto prima e la scelta di Thiago Motta, poi, sembrano essere promettenti per il futuro. Intanto Sartori compie 66 anni quest'oggi.
Da calciatore ha giocato in A solo con il Milan, sette presenze, salvo poi girovagare con discrete fortune qui e là. Da Venezia a Bolzano, a Udine e Arezzo, oppure a Genova sponda blucerchiata. Conclude con una manciata di stagioni proprio al Chievo Verona, prima in D e poi promosso in C2. Nel 1989 si ritira, mentre nel 1991, quando muore Luigi Campedelli, decide di fare il salto della barricata, dal campo alla scrivania, come direttore sportivo. Trova terreno fertile anche perché le sue squadre sono costruite con meticolosità e intelligenza, guardando sempre al fattore societario e quasi mai alla gloria personale, perché spesso le cose si riflettono e vanno di pari passo.
Nel 2014 saluta il Chievo e va all'Atalanta. Prima un anno in coabitazione con Pierpaolo Marino, poi da solo. Nello sliding doors c'è bravura e anche fortuna, perché nel 2016 fa di tutto per convincere Rolando Maran per accettare la panchina, ma Luca Campedelli, il suo vecchio Presidente, gli sbarra la strada. Allora i Percassi scelgono Gasperini, arrivando fino alla Champions League, stavolta senza playoff e qualificatorie. Una sinergia, quella fra la società, il responsabile dell'area tecnica e l'allenatore che è spesso turbolento, ma vincente. Questo fino a dicembre 2022, quando la dirigenza decide di cambiare e affidare l'estero a Lee Congerton.
A questo punto Sartori è costretto a salutare: c'è la Juventus, che non affonda, così come altre opportunità. Alla fine il Bologna si presenta con un'offerta convincente. Il mercato fatto prima e la scelta di Thiago Motta, poi, sembrano essere promettenti per il futuro. Intanto Sartori compie 66 anni quest'oggi.
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