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Marotta: "Se sono presidente dell’Inter è perché ho fatto gavetta nelle categorie inferiori"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 12:50Primo piano
di Marta Bonfiglio
per Linterista.it
fonte Ivan Cardia

Marotta: "Se sono presidente dell’Inter è perché ho fatto gavetta nelle categorie inferiori"

Beppe Marotta, presidente dell’Inter è intervenuto in occasione di “Serie C business value”, evento di presentazione dell’analisi della fanbase e della fruizione della Serie C: “Questo campionato rappresenta una palestra di vita, non solo per la crescita dei ragazzi, che poi possono diventare professionisti o meno. Però anche il mio caso è emblematico: oggi sono qua anche in rappresentanza del calcio di Serie C. Se sono presidente dell’Inter è perché ho fatto gavetta nelle categorie inferiori. Io ho iniziato nel ’79/80, avevo 22 anni e vincemmo il campionato di Serie C col Varese: ero un direttore generale e comunque prendevo delle decisioni, pur avevo un presidente molto attivo. Ho appreso quelle che erano le qualità richieste al mondo del calcio”.

Alla fine di quell’anno ci fu il primo grande affare con Rampolla.

“Direi che ho superato il primo esame, quell’anno la società passò dalla famiglia Borghi a Colantuoni, che mi disse che avrebbe puntato su di me, ma dovevo superare l’esame di scegliere l’allenatore. Io ho immaginato che il direttore del corso di Coverciano dell’epoca potesse consigliarmi: ci davamo del tu, gli chiesi chi fosse un allenatore su cui puntare. Mi parlò di un ragazzo che si chiamava Eugenio Fascetti: è stata la mia fortuna, ho scelto l’allenatore giusto. Non è stata l’unica esperienza, un anno con il Monza ho vinto con una scuola di ragazzi, con un collaboratore come Giovanni Carnevali. È stata anche quella una bellissima esperienza, vincemmo anche la Coppa Italia di Serie C: due anni dopo ahimè persi lo spareggio con il Como contro il Venezia, ma anche quell’anno avevo come allenatore Bersellini, che aveva vinto uno scudetto con l’Inter. È un’altra caratteristica: grandi allenatori e dirigenti scesi in C testimoniano la valenza di questo campionato, di cui sono testimone”.

Se potesse scegliere un campione tra quelli con cui ha lavorato?

“Tutti… I premi individuali come il Pallone d’Oro vanno generalmente agli attaccanti. Poi c’è gente come Chiellini (presente sul palco, ndr) che menava ma è stato un grande campione. Con Giorgio ho lavorato, bisogna apprezzarne le qualità umane, professionali, di leadership: sono qualità che aveva. Il calciatore, se fa solo gol ed è un campione singolo, non fa squadra”.

Come si gestisce una vigilia come quella di oggi?

“Credo che l’emozione non sia intaccata dall’esperienza. È il bello del calcio, l’adrenalina: io ho vissuto l’epoca in cui sono arrivati gli agenti dei calciatori, e avrei potuto fare il procuratore. Però non hai l’adrenalina di quando fai il dirigente. Sono contento di soffrire”.