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Pio Esposito, Chivu e quella narrazione "tossica" intorno all'Inter. Perché tutta questa pressione?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Marco Corradi
per Linterista.it

Pio Esposito, Chivu e quella narrazione "tossica" intorno all'Inter. Perché tutta questa pressione?

"Non parlo volentieri di Pio, non mi piace questo clamore mediatico che si sta creando attorno a un giocatore molto giovane. Pio ha fatto la sua gavetta, dimostrando di meritarsi la Serie A. Non mi piace come si parla di lui con troppa importanza e troppo clamore. Deve vivere la sua vita sereno, senza aspettative atomiche. È un ragazzo molto equilibrato, che sa che verranno momenti difficili anche per lui. Andrei cauto o calmo nel dire che sarà il centravanti della Nazionale per i prossimi 10 anni. Dovrà dimostrare come tutti calciatori. Se sarà così, significherà che avrà dimostrato. Noi cerchiamo di trasmettergli lo stare coi piedi per terra". Mario Giuffredi ha lanciato, nella giornata di lunedì, un disperato grido d'allarme che è in realtà un monito a tutto il sistema mediatico italiano.

Sono bastati infatti una grande prestazione contro l'Ajax e una rete contro il Cagliari, per trasformare Pio Esposito nel futuro del calcio italiano e nel centravanti che cambierà la storia della nostra Nazionale, da tempo senza un grande centravanti nonostante le buone prestazioni del duo Retegui-Kean. La pressione su Pio è enorme e, per fortuna, sin qui non si sta riflettendo sul suo rendimento in campo. Il ragazzo continua a giocare con naturalezza e fare il suo, anche se mezza Italia lo reputa un fenomeno generazionale e l'altra metà invece ha la visione completamente opposta. Una polarizzazione che non fa bene né a lui, né al nostro sistema calcio, né al mondo giornalistico in sé. Quando i toni "da bar" si appropriano della narrazione sportiva, il risultato è sempre deleterio.

Ne sa qualcosa anche Cristian Chivu, che sta vivendo un percorso simile: accolto come il nuovo Messia durante il Mondiale per Club, per poi diventare il primo dei pirla dopo due sconfitte consecutive contro Udinese e Juventus e, infine, tornare un semi-dio per le cinque vittorie consecutive che hanno rilanciato l'Inter. Il tutto, ovviamente, sminuendo di contro il lavoro di Simone Inzaghi. In queste ore e in questi giorni, appena iniziata la sosta-nazionali, ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori: i giocatori che "si allenano come non era mai successo prima", le dichiarazioni di Federico Dimarco sulle sostituzioni al 60' che lo rendevano incapace di entrare in forma, l'enfasi sul pressing alto nerazzurro come se non fosse mai esistito prima d'ora il gegenpress di marca tedesca o il gioco "alla Klopp". Una piaggeria e un'esagerazione, ormai troppo comuni, che non fanno né il bene dell'Inter, né dei suoi interpreti.

Intorno ai nerazzurri si staglia ormai, da tempo, una narrazione tossica ed iper-ottimista che ha caricato l'ambiente di una pressione indicibile. I segnali dell'anno scorso, dalle dichiarazioni di Inzaghi sul poker fino agli "ingiocabili" e alla non-considerazione del PSG come formazione capace di vincere la Champions, non sono stati colti e l'errore (sia mediaticamente che internamente) continua ad essere commesso. Si parla così di un'Inter che gioca il miglior calcio d'Italia, quando sin qui ha affrontato una sola big, di un Chivu "migliore di Inzaghi" e di un Pio Esposito "futuro della Nazionale" e "bomber generazionale". Entrambi hanno ancora tantissimo da dimostrare, in una stagione che è iniziata da un solo mese e deve ancora dire tutto: l'obiettivo di Chivu è centrare la top-3 e giocarsi lo scudetto fino alla fine, se possibile, quello di Pio fare 7-8 gol e mettere in crisi il tecnico nelle scelte. Il resto è solo rumore, interno ed esterno.

Chiacchiere che non fanno bene né all'Inter, né al nostro sistema calcio. Troppe volte dei 19-20enni sono stati esaltati e poi scaricati al primo errore: chiedere per esempio a Mario Balotelli e, più recentemente, a Sebastiano Esposito o a quel Nicolò Zaniolo che langue nell'Udinese e domenica si è divorato un gol a porta vuota. Per evitare che Pio intraprenda il cammino auto-distruttivo e deleterio di quest'ultimo, serve tenerlo coi piedi per terra e accompagnarlo verso una crescita da potenziale campioncino. Serve, dunque, soprattutto l'equilibrio. Qualcosa che sin qui è mancato a livello mediatico, trasformando ogni ingresso in campo di Pio (o, guardando altrove, di Camarda) in un esame da superare ad ogni costo, per evitare di essere bollato come "pippa". Un qualcosa che andrebbe ritrovato, per evitare di bruciare l'ennesimo talento italiano. Mentre, per Chivu, basterebbe giudicare le prestazioni (ottime) e limitarsi ad aspettare: Roma, Napoli e Fiorentina diranno molto, se non tutto, della stagione nerazzurra e del nuovo ciclo. Wait and see.