La rivincita di Renato: l'ex Pube de Oro che spariglia le carte al Mondiale per Club

Fluminense-Al Hilal è la partita che apre i quarti di finale del Mondiale per Club e decisamente la più atipica, sorprendente. Delle 8 superstiti, sono le due dal valore di mercato (dati Transfermarkt) inferiore. La cenerentola è la squadra brasiliana, il cui valore è di soli 86.15 milioni di euro. Per rendere l'idea, se il Fluminense fosse una squadra di Serie A sarebbe per valore rosa al livello del Cagliari che in questa graduatoria è 16°.

FLUMINENSE INSUPERABILE CONTRO LE BIG
Tanti i fattori che hanno portato il Fluminense a spingersi così in là nel torneo, uno di essi è sicuramente che le squadre brasiliane sono nel vivo della stagione, col campionato che è alla 12ª giornata. C'è stato il fattore fortuna perché Mamelodi Sundowns e Ulsan sono avversari tutt'altro che irresistibili. Ma ci sono molti meriti, altrimenti non usciresti dai confronti con Borussia Dortmund e Inter senza reti subite. È una squadra che ha dimostrato di poter essere poco brasiliana, in nome del risultato. Che contro i nerazzurri ha ripudiato la difesa a 4 per disporsi a specchio e bloccando la squadra di Chivu in modo terribilmente efficace.

LA PIÙ "POVERA" DELLE BRASILIANE AL MONDIALE PER CLUB
In un calcio in grande crescita come quello brasiliano, dove alcuni club sono stati acquistati da multimilionari, il Fluminense è la squadra più "povera" tra le connazionali partecipanti al Mondiale per Club. Uno studio fatto dalla società di consulenza Sport Value ha evidenziato come il Flu abbia incassato nel 2024 l'equivalente di 107 milioni di euro, sostanzialmente la metà di Flamengo (209 milioni) e Palmeiras (200 milioni). Flu che fa affidamento a ultratrentenni e con due che hanno toccato e superato i 40 (Thiago Silva e il portiere Fabio). E sulla leadership di Renato Portaluppi in panchina.

RENATO E L'ANNO DA INCUBO ALLA ROMA
Ci soffermiamo proprio sul tecnico, che lunedì si è preso la sua rivincita sul calcio italiano, 36 anni dopo. A Roma era arrivato nell'estate del 1988 con grandi aspettative, del resto Renato aveva deciso con una doppietta la Coppa Intercontinentale cinque anni prima, con la maglia del Gremio, contro l'Amburgo. La realtà italiana è stata traumatica per il gaucho, che ha chiuso con zero reti in Serie A e ribattezzato "Pube de Oro" per le sue qualità da amatore (si parla di 5mila conquiste) ben superiori a quelle viste sui campi italiani. Andò via dando la colpa del suo fallimento a un ambiente ostile. Prima della partita con l'Inter è tornato su quell'esperienza, cedendo ai rimpianti: "Oggi, con la mia esperienza, probabilmente non sarei tornato indietro perché avevo solo bisogno di tempo: era un altro calcio, un'altra cultura, una nuova lingua”.

RENATO PORTALUPPI, LEGGENDA IN BRASILE
Da allenatore è tutt'altro rispetto al calciatore che era: esigente, pragmatico, tattico. Ben poco brasiliano si potrebbe anche dire. E grande motivatore, nonché abile gestore di caratteri difficili. A Porto Alegre, sponda Gremio, è una leggenda: del resto ci ha vinto la Libertadores da giocatore e da allenatore. Il Fluminense lo ha chiamato ad allenare in 7 differenti occasioni. E con i carioca a 63 anni ha l'occasione di compiere la più grande impresa di tutte. Simone Inzaghi permettendo.