Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / inter / Serie A
Mancini torna a parlare, l'intervento integrale: "Spero di tornare ct. Futuro? Sto valutando"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 13:38Serie A
di Daniele Najjar
fonte Dal Teatro Sociale di Trento

Mancini torna a parlare, l'intervento integrale: "Spero di tornare ct. Futuro? Sto valutando"

Roberto Mancini torna a parlare. L'ex allenatore dell'Inter, della Lazio e della Nazionale italiana è intervenuto dal palco del Teatro Sociale di Trento nel corso del Festival dello Sport. Queste le sue parole raccolte da TuttoMercatoWeb.com. Il colpo di tacco nel derby del 3-3 con la Roma o il colpo di tacco contro il Parma? "Non ci pensavo quando li facevo, ma quello contro il Parma era merito di Sinisa (Mihajlovic), perché metteva palloni niente male. Io ho solo dovuto mettere il piede". Sei molto legato a Jesi. Senti il bisogno di tornare spesso perché sei andato via presto? "Ho la fortuna di avere ancora i genitori e quindi torno spesso per questo, sicuramente ha influito il fatto di essere uscito di casa molto presto. Quando ho la possibilità di tornarci quindi ci torno volentieri". Sullo Scudetto con la Sampdoria? "Una gioia immensa, in anni in cui c'erano tante squadre veramente forti. Spero si possa ripetere ovviamente per i tifosi, ma non è così semplice". Difficile rivedere le bandiere nel calcio di oggi? "Beh, è già un problema avere qualche italiano in squadra. Non è come prima sicuramente, anche per questo. Io sono rimasto tanti anni alla Samp anche perché si era creata una grande chimica con i compagni, ma anche per il Presidente Mantovani e per il direttore sportivo". Viene chiamato Pagliuca in diretta, che afferma: "Mancio era un grande giocatore con un occhio da allenatore già allora. Se mi faceva arrabbiare in allenamento? Ogni tanto mi arrabbiare quando mi faceva gli scavini sui rigori". Una chimica come quella che c'era alla Samp è difficile da ritrovare? "Una chimica come quella che si è creata alla Samp è quasi impossibile da ritrovare". Alla prima in Nazionale hai fatto tardi in ritiro... "C'era il debutto in Nazionale per me con Bearzot. Essere lì con loro era un sogno. Facciamo la tournee fra Canada e Stati Uniti. Se uno va a New York a 19 anni... (ride, n.d.r.). Siamo usciti e tornati tardi, Bearzot si arrabbiò ed aveva ragione. Eravamo tornati alle 6 del mattino... La responsabilità era la sua, se mi fosse successo qualcosa? Non faccio nomi, ma quelli di Tardelli, Scirea e Cabrini sì (ride, n.d.r.)". Il tuo DNA da allenatore lo ha influenzato più Boskov o Eriksson? "DA tutti, anche da Sacchi, con cui sono stato poco tempo. Stare con allenatori così ti aiuta se vuoi fare l'allenatore. Per me è stata una cosa molto positiva". Il tuo rapporto con gli arbitri? "Buono, sono stato espulso pochissimo. Si parlò molto di alcune frasi che avevo detto, ma era una stupidaggine da ragazzino". E con i giornalisti? "Meglio con gli arbitri che con i giornalisti". Colpa solo dei giornalisti? "No, ma poi quando si è giovani si pensa di meno e si va con l'istinto". La tua carriera è stata condizionata negativamente più da Baggio, Zola o Giannini? "Giannini no, era mio compagno di camera e di tressette. In quegli anni in Nazionale c'erano fior fior di campioni. Per un allenatore non era semplice scegliere due attaccanti su 5". Ulivieri aveva ragione quando diceva che dovevi lavorare per diventare più una prima punta? "Poi lo sono diventato. Lo disse quando arrivai dal Bologna alla Samp, avevo 17 anni. Ero troppo giovane al tempo, non era così semplice, ma con il tempo lo sono diventato". La tua prima Inter. Per prendere Mourinho, Moratti lo portò a Parigi: a te dove ti portò? "Sull'autostrada Genova-Milano in un ristorante a Tortona. Perché era a metà strada fra Genova e Milano (ride, n.d.r.). La prima volta Moratti lo incontrai da giocatore, mi voleva, ma non se ne fece più nulla. Poi da allenatore ci sentimmo tramite Lele (Oriali, n.d.r.)". Vedendo la squadra del Triplete, cosa pensavi di aver messo di tuo? "Innanzitutto il merito per la maggior parte penso sia di Moratti, quello che investiva. Se un allenatore ha i giocatori bravi, vince. Io ho avuto la fortuna di averne di molto bravi". Tu eri bravo a farteli comprare i giocatori? "Ci sono altri più bravi. Ma all'Inter abbiamo preso giocatori molto bravi, tornando a vincere dopo molti anni". Dopo il ko contro il Liverpool annunci che avresti lasciato. Ti sentivi già esonerato? "No, secondo me si poteva tornare indietro. Venivamo da solo vittorie, fu la prima sconfitta. C'erano altre motivazioni che potevo tenere senza esternarle così". Perché quella sera allora? "Non ricordo bene. C'era qualcosa che riguardava qualche giocatore che aveva problemi fisici che si portava da molto tempo e pensavamo di recuperarlo quelle partite e non ci riuscimmo. Non c'erano altri problemi". Decidi di andare all'estero: cosa ti era scattato per andare al Leicester quando eri allenatore in seconda alla Lazio? "Ero lì, stavo facendo il patentino, ero assistente di Eriksson alla Lazio. Lui trovò l'accordo per il giugno successivo come ct dell'Inghilterra. C'è stato un momento in cui una Lazio fortissima non andava bene ed Eriksson fu esonerato. Pensavo che Cragnotti mi potesse dare la squadra, ma chiamò Zoff, giustamente perché era più esperto. Mi chiamò il Leicester e allora decisi di andare a giocare 5 partite con il Leicester bloccando il patentino. Poi mi chiamò la Fiorentina. Problemi di patentino non ne avevo, ma non si poteva avere il doppio tesseramento". Troppe polemiche per quella cosa? "Sì. Riuscii ad allenare la Fiorentina perché sul regolamento era proprio scritto che l'allenatore in seconda è come se non esistesse". Al City hai vinto un campionato storico. Ti ha dato più problemi quella rimonta nell'ultima partita con il QPR o quella di Inter-Sampdoria 3-2? "Quella con la Samp era una di quelle partite dove la palla non voleva entrare. Eravamo sotto 0-2 dopo penso 20 palle gol. Quella con il City fu una cosa diverse, una lotta pazzesca con lo United. Quella di Manchester, stavo quasi per morire (ride, n.d.r.). Non era possibile dopo aver dominato la stagione, aver recuperato molti punti allo United. E trovarsi in quella situazione era assurdo contro una squadra che lottava per non retrocedere". L'esperienza in Russia ti ha cambiato come persona? "Tutte le esperienze ti aiutano. Quella in Russia non è stata semplice. Una esperienza importante a livello personale. Sicuramente qualcosa ha cambiato". La Turchia invece ha sportato poco? "Posto meraviglioso, Istanbul sembra di essere a Napoli, la gente è fantastica, andavi a giocare in Norvegia e trovavi 20mila turchi. Allenare quelle squadre lì come il Galatasaray, con milioni di tifosi. Tutti attaccatissimi alla squadra". Non era facile accettare di fare il ct di quella Nazionale? "No, invece era facile accettarla, la Nazionale è la Nazionale, il sogno di ogni allenatore". Hai dato di più alla Nazionale proprio perché da giocatore non ci eri riuscito? "Per me è stata l'esperienza più bella, importante, quella che ho sentito di più. Abbiamo fatto tutti insieme qualcosa di impensabile, ma con merito". Con l'Italia avete fatto una striscia storica di partite senza sconfitte. "Quando inizi a vincere sempre, subentra qualcosa di importante, ti senti imbattibile. Chiudemmo con un recorda a SAn Siro in Nations League con la Spagna con il rosso a Bonucci, altrimenti saremmo riusciti a continuare". Lele Oriali interviene in video: "Mancini è riuscito a creare un gruppo vero, dando orgoglio ad una Nazione intera. Era riuscito a farci cantare, sognare, piangere. Ancora oggi lo ringrazio. Era magistrale". Riprende parola Mancini: "Lele (Oriali) lo chiamai alla Samp quando era a fine contratto con l'Inter. Lui disse di no, perché aveva già firmato con la Fiorentina. Poi è diventato un dirigente straordinario". Su di te dicono tutti che vedi i giocatori prima degli altri. Esagerato? "Mi veniva anche quando giocavo. Ho visto Zidane prima che lo conoscessero tutti, lo volevo far comprare alla Samp, ma niente! Ho visto anche Cristiano Ronaldo prima che lo conoscessero tutti". La chiamata di Zaniolo era un appello a far giocare i giovani? "Zaniolo lo vidi in Under 19, aveva un anno in meno. Vidi quell'Europeo dove c'erano Tonali, Scamacca e altri. Zaniolo pensavo potesse diventare un grande calciatore quando lo vidi". La chiamata di Pafundi? "Era una provocazione, certo. Ma è un altro mistero questo ragazzo: giovane, talentuoso, gioca il Mondiale Under 20 a 18 anni ed è comunque fra i migliori: come può non giocare in Serie A?". Retegui? Mi era saltato all'occhio non perché facesse cose eccezionali, ma perché in Italia aveva belle intuizioni, movimenti da attaccante vero, così cominciammo a seguirlo con attenzione per poi convocarlo. Sono felice perché fra Genoa ed Atalanta è migliorato tantissimo". Kean lo hai fatto giocare a 19 anni. Stasera farà coppia con Retegui... "Kean aveva delle qualità già molti anni fa. Poi come molti giovani ha rallentato. Per me era un bell'attaccante esterno. Ma oggi come diceva Ulivieri di me è ancora migliore come attaccante centrale perché è migliorato". Avevi l'offerta del Tottenham e di altre squadre, ma decisi di restare in Nazionale per il desiderio del Mondiale? "Sì, quando sono arrivato in Nazionale ho pensato: con tutta la sfortuna che ho avuto da giocatore, voglio Europeo e Mondiale con l'Italia". Hai detto che sei dispiaciuto per l'addio in quel modo come ct della Nazionale. Di cosa non vi siete parlati abbastanza tu e Gravina? "C'erano incomprensioni in un momento in cui non c'erano neanche brutti risultati, stavamo inserendo dei giovani. Un po' di parole, incomprensioni, in quei momenti sarebbe stato meglio chiarirle, da parte mia in primis. Chiarire tutto e ripartire da zero. Poi si fanno scelte che possono essere anche sbagliate". Speravi di essere scelto come ct dopo Spalletti? "Sinceramente sì, ma sapevo sarebbe stato quasi impossibile Speri ancora di tornare come ct? "Beh insomma, speravo di poter vincere anche un Mondiale quindi finché si è lì si continua ad aspettare e il calcio Come vedi questa Nazionale? "Ci sono molti ragazzi che c'erano con me. La Nazionale sta migliorando, secondo me è una buona Nazionale, sì". Rino Gattuso come lo vedi? "Sono felice per lui, che sia nel posto più bello che ci possa essere come allenatore. A volte nel calcio succedono cose come Belgio-Macedonia di ieri". Ci andiamo al Mondiale? "Sì, sicuro". Hai perso in poco tempo amici come Vialli, Mihajlovic ed Eriksson. Hai rimpianto di non aver detto loro qualcosa? "Non è semplice. A volte penso che Luca sia a Londra, Sinisa a Roma, Sven sia a casa. Sono persone che sono sempre con te, ci pensi, è impossibile non farlo, pensare che potessi fare qualcosa in più o essere più vicino in certe situazioni". Ti va di dire qualcosa che ti hanno detto poco prima di morire? "Non ricordo benissimo, non è semplice in quei momenti. Cose che ho detto io? Sono cose nostre". Hai la stessa forza interiore che avevano loro? "Neanche la metà". Questi due anni e mezzo hanno cambiato il tuo rapporto con la morte? "Questo è un discorso un po' strano. Quando inizi a pensare a queste cose pensi anche che capita a tutti prima o poi, ma queste persone sembravano immortali". Queste cose hanno fatto vacillare anche la tua fede? "No, questo non può cambiare. Ho fede anche se accadono queste cose qua ed anche peggiori nel mondo". Come vivi la fede? "Sono cresciuto all'Oratorio. Il giorno in cui ho fatto la prima comunione poi mi sono cambiato e sono andato a giocare con la squadra. In alcuni momenti di gioventù poi pensi che altre cose siano più importanti. Poi che successe? Quella della fede è una cosa forte ed era lì". Su Medjugorje? "La conoscevo perché avevo un parroco alla Samp che ci andava negli anni '80. Poi era finita lì. Poi casualmente una notte nel 2012 ho sognato la veggente , ma non sapevo nemmeno chi fosse, non l'avevo mai vista. Chiamai il mio amico parroco e gli dissi che volevo andarci". Stavi lottando per il titolo con il City. Nell'anniversario di Fatima, il 13 maggio. Ci hai pensato? "Sicuramente sì". Sei tornato a Medjugorje? "Sì, altre due volte". Balotelli non sei riuscito a farlo andare? "(ride, n.d.r.). Mario è un bravissimo ragazzo". Il rimpianto più grande della tua carriera è proprio Mario? "Lui alla fine ha vinto tanto, poteva essere uno dei più grandi attaccanti di questi anni, questo sì. Tecnica, fisico, potenza. Poi ha vinto con Inter, City ed è arrivato in finale dell'Europeo anche grazie ai suoi gol, ma poteva fare di più sicuramente". Macina, talento del tuo Bologna, perché non ce l'ha fatta? "Un mistero. Nella storia è capitato a tanti, anche con qualità pazzesce. Poteva essere il Messi italiano. Nel Bologna prendeva palla, li dribblava tutti e faceva gol. Siamo andati avanti così anche nelle giovanili. Poi non si capisce, sono i misteri del calcio". Il prossimo passo della tua carriera? "Stiamo vedendo, ci sono delle cose". Cosa aspetti come progetto? "Deve essere qualcosa che mi dia la possibilità di vincere e che mi motivi". Quanto ti manca la panchina? "Tanto, mi manca il campo con i ragazzi tutti i giorni. Quando sei sul campo con i giocatori manca". Non sei tornato come dirigente alla Samp anche se tutti lo dicevano, ma perché c'era bisogno di vicinanza? "Esatto. C'erano altri, anche mio figlio come ds, volevo stare vicino alla Samp in un momento difficile. Vederla così in questa situazione fa dispiacere". Finirai la carriera alla Samp? "Sicuro".