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La meraviglia di Napoli-JuventusTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:01Editoriale
di Roberto De Frede
per Bianconeranews.it

La meraviglia di Napoli-Juventus

Io continuo a stupirmi. Ed è l'unica cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta. Oscar Wilde

Un bambino di ieri guardava con meraviglia…

Fortunati stasera i ventidue in campo a giocarsi Napoli-Juventus. Chissà se lo comprendono che dinanzi a loro hanno un qualcosa di meraviglioso, o meglio, di essere protagonisti di una meraviglia da donare.

Una partita che ha il fascino dello stupore che si prova al cospetto del lago di Sorapiss, la lacrima più bella delle Dolomiti, un incanto, incastonato come una pietra preziosa tra le rocce dolomitiche del massiccio cantato da Eugenio Montale, cucito in pietra all’uncinetto da un’infinità di minuscoli microrganismi equorei in milioni di anni e poi sollevatosi dalle profondità del mare a sparigliare le nuvole e i venti con la sua massa titanica. La seduzione dell’aurora, che con quel chiarore dorato, spegne le stelle ad una ad una, annunciando nello spettro dei suoi colori l’alba che infuoca il mare, che tracima dai monti allagando di luce le pianure. L’inatteso sbalordimento che stringe il respiro alla fine del Colombre di Buzzati, di una poesia di Borges o di una passeggiata in un dipinto di Monet. L’immagine onirica del perduto faro di Alessandria o dei giardini pensili di Babilonia. Una partita che affascina semplicemente come chi realizza la normalità conquistata di un amore che è materia, terra, cosa tangibile. Fa sgranare gli occhi ai tifosi, come quelli di un bambino che ha l’avventura di imbattersi in tram col suo supereroe preferito.

La meraviglia, quello stato primigenio dell’essere, un’estasi, un’apertura disarmata e pura alla realtà. Non vuole nulla. La meraviglia non è uno strumento, non è orientata a uno scopo, non si muove secondo un’intenzionalità. È, al contrario, pura ricezione, abbandono. In questa condizione estatica, il soggetto non esercita alcuna pressione sul mondo, si lascia semplicemente attraversare da esso. Questa è la meraviglia, qualità del cuore prima che dell’oggetto e dell’occhio, filo sotteso alla più ampia parte dell’essere, sempre presente e di rado colta, capace di coinvolgere nelle sue realizzazioni una persona nella sua interezza, totalizzandola, e facendole intuire con complicità il suo posto nel mondo, seppur con breve memoria, presto tornando a lamentarsi della vita, a rimuginare a fine giornata con astio, ansia e rancore, inconsapevole d’essere stata simile a un dio, ignara di ritornarlo, luminosa, ogni volta che si meraviglia.

Tutto questo è Napoli-Juventus.

A proposito, il colombre – Dino Buzzati docet - è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene anche chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente lo ignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.

Napoli-Juventus, nonostante doni meraviglia, esiste eccome, ed esisterà sempre, fino a quando quel bambino nel tram di ieri darà la mano al suo supereroe coraggioso. Già. Per giocar certe partite ci vuole coraggio, quell’ampia virtù che deriva dall’organo più passionale, il cuore. Sperando che il supereroe dei bianconeri stasera non sia emulo di don Abbondio, perché ricorderete bene che il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare.

Un bambino di oggi guarda…

La mia speranza è che possa vedere tutto questo stasera, con la meraviglia d’un tempo, non solo per novanta minuti, ma in ogni istante della sua vita, ricordando che il calcio è proprio la sua metafora.

Roberto De Frede