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Brio:" La Juve ha qualcosa di diverso nel dna, Boniperti il dirigente che lo ha incarnato"TUTTO mercato WEB
sabato 10 giugno 2023, 20:55Primo piano
di Enrico Scarponi
per Bianconeranews.it

Brio:" La Juve ha qualcosa di diverso nel dna, Boniperti il dirigente che lo ha incarnato"

 Sergio Brio storico difensore degli anni 80 ha rilasciato una lunga intervista a Tuttosport dove ha spiegato cosa vuol dire far parte della Juventus:

 «Io tifavo per la Juventus da bambino... Quando arrivi vedi tutti questi che trofei capisci l’importanza della società, della serietà e della dedizione al lavoro. E ti chiedi “Sarò in grado di fare quello che hanno fatto i miei predecessori?” Poi col passare del tempo assimili e capisci cosa vuol dire giocare per questa grandissima squadra. Ci tengo a precisare: io parlo del mio passato e non giudico, né critico le gestioni più recenti: non mi permetterei mai perché io, anche se sprofondasse, la Juventus la difenderei sempre. Non voglio fare paragoni con questa gestione, che sta ricevendo critiche. Ma non ho visto mai una società vincere per sempre. La Juve si rialzerà come si sono rialzate altre Juve».

Qual è il ricordo più significativo della sua carriera per spiegare cos’è la Juventus?
«Anche nei momenti peggiori, interveniva sempre il presidente Boniperti: ti chiamava a casa e ti spronava. Magari dicevi a te stesso “Come sono andato male oggi”, il presidente ti chiamava e ti diceva “Non ti preoccupare, ho fatto il calciatore e so che gli errori ci possono stare, l’importante è superarli”. Questo ti dava la voglia di rifarti e dare il massimo per quei colori: la mia squadra ha pianto per delle sconfitte, ma anche le situazioni bruttissime le abbiamo superate alla grande. Poco dopo essere arrivato mi sono fatto un infortunio per cui mi davano finito per il calcio: Boniperti mi chiamò e mi disse “Io sono sicuro che con il tuo carattere giocherai e giocherai per 10 anni nella Juventus. E ti raddoppio il contratto!”. Ed era un presidente abbastanza parsimonioso... Come faccio a rinnegare la Juventus?».

Cos’ha di differente la Juventus dalle altre società?
«Io ho giocato solo nel Lecce e nella Pistoiese da giovane e poi nella Juventus. La Juve di diverso ha che ha un nome importante in tutto il mondo: ovunque vai ti riconoscono. Ha qualcosa di diverso nel dna, nella gestione ed è un club dove tutte le persone sono al posto giusto e sono scelte prima per le qualità morali e poi per quelle sportive».

Qual è il dirigente della Juventus che ne ha incarnato di più lo spirito?
«Boniperti. Basta pensare alla sofferenza che gli impediva di vedere i secondi tempi delle partite. Una volta mi stirai ad Alba prima di uno Juve-Roma: lui tutte le sere mi chiamava e mi diceva “Oh, fra tot giorni c’è Pruzzo, devi giocare”. Pensava a tutto e sapeva tutto ed ha amato la società in un modo incredibile, con una dedizione mai vista. Quando ho fatto l’assistente di Trapattoni e andavamo in sede la sera lui stava lì fino alle dieci e mezzo».

Cosa non deve fare mai un un giocatore, un dirigente e un allenatore della Juventus?
«Un venerdì eravamo a cena con Boniperti, Morini, Trapattoni e l’addetto stampa Piero Bianco, a mangiare la cacciagione di Boniperti. Chiesi al presidente: “Questo giocatore - non faccio nomi - ha vinto due o tre Scudetti ed è nazionale, e lo ha mandato via: mi dice cosa ha fatto?” “Pensa a mangiare”, mi rispose. Anche questa è la Juve. Se non ti comporti bene ti autoescludi. Poi a volte può capitare di sbagliare, però era quasi un regime militare. Il rispetto per i compagni, per la società, per l’allenatore, per i tifosi, non deve mai mancare. Ho visto prendere tante multe per critiche sul proprio ruolo. Alla Juve si deve remare dalla stessa parte».

I tifosi della Juventus sono più difficili di altri in termini di aspettative e severità di giudizio?
«Eh sì, purtroppo la frase di Boniperti che dice che bisogna vincere sempre pesa su tutti. A volte puoi anche pareggiare e perdere. I tifosi sono abituati a certi risultati e a un certo calcio. Però, e non è facile, bisogna dire loro di ricordarsi che hanno vinto nove campionati consecutivi. A chi me lo avesse detto 15 anni fa avrei detto “Sei matto”. Poi sappiamo che i tifosi vogliono rivincere la Coppa dei Campioni, ma ricordo che se due Coppe dei Campioni sono poche su nove finali, la Juve ha vinto tutte le altre coppe internazionali».

Cosa significa in termini di responsabilità avere alle spalle la famiglia Agnelli?
«È una sicurezza. L’Avvocato lo vedevamo sempre prima del pranzo quando giocavamo in casa: veniva alle 10.45, tre quarti d’ora prima del pranzo, magari con Kissinger o altri grandi personaggi. Non l’ho mai visto rimproverare qualcuno, si informava soltanto. C’era un bellissimo rapporto, non era mai pesante».

Che ne pensa di questa stagione?
«Non la possiamo valutare sotto l’aspetto calcistico. Anche se i giocatori devono essere professionisti e quello che accade a livello societario non deve incidere sul loro lavoro. Però ci sono stati episodi che succedono raramente, la Juve è stata tartassata. Non la posso giudicare. So solo, come dicevo prima, che la Juventus si rialzerà come ha sempre fatto».