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Udogie: "Saltare l'Europeo è stata un po' una batosta. Mondiale? Giocarlo è più che un sogno"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 16:08Serie A
di Alessio Del Lungo

Udogie: "Saltare l'Europeo è stata un po' una batosta. Mondiale? Giocarlo è più che un sogno"

Destiny Udogie, esterno sinistro del Tottenham e dell'Italia, si è raccontato ai microfoni di Vivo Azzurro TV, spiegando come ha iniziato il suo percorso nel calcio: "Ero a un torneo a Nogara dove abitavo e c'erano diversi osservatori, Atalanta, Milan ed Hellas Verona. Ricordo che questo della Dea fermò il mio allenatore e gli chiese quanti anni avessi. Lui gli rispose che ero 2002 e questo non ci credeva perché ero già un po' più grande degli altri. Mio papà gli ha fatto vedere i documenti, dicendogli che ero nato qua in Italia e ci ha creduto (ride, ndr)". Ci racconti un po' le sue origini. "Io abitavo a Nogara, un piccolo paese dove giocavo con i miei amici e mio fratello all'oratorio quasi ogni giorno. Ovviamente uscire da lì non è molto semplice, tutti vogliono giocare a calcio, ma non è una cosa che succede ogni giorno. Esserci riuscito mi dà molta soddisfazione perché lì tutti credono in me, ho ricevuto tantissimi messaggi da persone che conoscevo e che mi seguono ancora oggi. Il mio più grande grazie va ai miei genitori perché hanno fatto davvero tanti sacrifici. Ricordo momenti in cui mia madre lavorava il giorno, mio papà pure e magari lui staccava prima per portarmi al campo e riprendermi. Tutto queste piccole cose mi hanno sempre dato una grande mano, sostenendomi in tutto ciò che facevo". La sua famiglia che origini ha? "Nigeriane. Sono venuti in Italia quando avevano 20-21 anni e si sono conosciuti in Italia. Fin da piccolo mia mamma mi ha detto che calciavo ogni cosa e mi ha iscritto prima che gli rompessi qualcosa in casa (ride, ndr). Mio fratello è un anno più grande di me e ha iniziato prima, quindi io piangevo perché ancora non potevo farlo. Insistendo, insistendo alla fine hanno ceduto e mi hanno fatto iscrivere. A 9 anni ho fatto il mio primo provino all'Hellas Verona, ma non è andata molto bene. Andare lì era il sogno di qualsiasi ragazzo, era visto come il Real Madrid. Ero un po' teso… Poi dopo qualche settimana mi hanno richiamato, ho fatto 2 settimane con loro, ho preso un po' di fiducia ed è andata sempre meglio. Da lì è iniziata la storia". Che cosa ha provato ad avere un figlio? "Quando hai un figlio è il dono più grande di tutto. Sono molto grato a Dio. Tutta la mia famiglia era un po' sorpresa, ma siamo tutti molto felici". Parlando invece di calcio, ha da poco vinto l'Europa League. "Sì, è il mio primo trofeo. Quando vinci una cosa così grande è una grande soddisfazione perché è il sogno di qualsiasi bambino quando inizia a giocare. Quando giochi a calcio vuoi rappresentare il Paese e io ho sempre sognato di giocare per la Nazionale, farlo nei grandi stadi davanti ai propri tifosi…". Perché ha scelto il numero 13? "Ricordo che in Under 16 ho fatto un gol, due gol... Ho pensato di tenere questo numero. Al Mondiale ho fatto gol, poi ho esordito con l'Hellas Verona con il 13 e da lì l'ho sempre tenuta". Quanto ha sofferto per aver saltato l'Europeo per infortunio? "È stata un po' una batosta perché andava tutto bene, sia con il Tottenham che con la Nazionale, con cui stavo facendo bene. Ovviamente vuoi giocare l'Europeo perché è una grande competizione e vuoi essere lì con la squadra. Ho avuto questo problema alla gamba, mi sono operato e fa male. Ma io penso che qualsiasi cosa accade per un motivo, quindi l'ho presa un po' meglio e sono andato avanti". Cosa rappresenterebbe per lei giocare il Mondiale? "Sarebbe più che un sogno. Da bambino lo guardi in tv e pensi che vorresti essere lì un giorno, ora che ho la possibilità di arrivarci penso che sia un sogno più che un obiettivo. Voglio che accada e quindi vivermela bene".