
Pellissier: "Delneri in allenamento era chiarissimo. Tripletta alla Juve? Incredibile"
“Era come un papà, molto severo per certe cose ma ti spiegava molto bene ed era sicuro di sé. Parlava rapidamente solo durante la partita o in momenti d’agitazione, ma in allenamento era chiarissimo”. Sergio Pellissier, intervistato da Sky Sport Insider, parla così del rapporto con Luigi Delneri, allenatore del Chievo dei miracoli, che per l’ex attaccante è diventato il club della vita: “Il Chievo è stato un trampolino di lancio per giocatori che poi hanno continuato a fare bene, oppure che sono arrivati già grandi, o altri che sono diventati grandi dopo essere andati via. Il Chievo era un mix perfetto per permettere ai giocatori di lavorare nel modo giusto e tirar fuori il massimo”.
Nel 2006 arriva la storica qualificazione ai preliminari di Champions. Tu segni 13 gol. In quel periodo si era fatta avanti qualche squadra per te?
“Devo dire che il Chievo non ha mai preso in considerazione di mandarmi via. Hanno sempre fatto muro, quindi tante offerte magari non sono neanche arrivate fino a me”
Nel 2009 invece fai una tripletta alla Juventus. Cosa ti ricordi di quel giorno?
“È stato un giorno incredibile. In pochi sono riusciti a fare una tripletta contro la Juve a Torino. Quando realizzi di aver fatto una cosa del genere, davanti a campioni come Del Piero e Buffon, l’emozione ti rimane dentro per sempre”
Proprio dopo quella tripletta, Lippi ti ha convocato in Nazionale. Hai giocato e fatto gol contro l’Irlanda del Nord. Te l’aspettavi?
“No, è stato un regalo inaspettato, davvero. Avevo trent’anni... Invece è arrivata questa convocazione, ed è stato uno dei giorni più belli della mia carriera”
Con Corini allenatore chiedesti la cessione perché non trovavi spazio…
“Quando ti rendi conto che le persone non ti vogliono, o comunque non ti considerano più parte del progetto, è giusto che tu provi a fare qualcosa altrove. Per me soffrire in panchina, senza giocare, dopo tutto quello che avevo dato... mi faceva male. Poi però sono venuti i tifosi sotto casa e mi hanno fatto capire che, per loro, io ero importante a prescindere. Quella cosa mi ha fatto riflettere. Ho capito che lì avevo una famiglia, e che forse era giusto chiudere con loro”.
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