
Il meno male di Marotta sulle proprietà straniere non è la realtà. 12 Scudetti su 15 sono italiani
"Intanto il nostro calcio di Serie A ha un'identità molto precisa, dodici proprietà sono straniere e dico "meno male". Immaginiamo se Milan e Inter oggi non avessero una proprietà straniera e riconducibile a dei fondi di investimento". Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, spiega come sia un bene che le proprietà di alcuni club siano estere. Detto che negli ultimi 15 anni per ben dodici volte lo Scudetto è finito a un club italiano (nove volte la Juventus, una il Milan di Berlusconi nel 2010-11, due il Napoli) le uniche due a godere di ottima salute nello stesso arco di tempo sono Napoli e Atalanta, presiedute da Aurelio De Laurentiis e Antonio Percassi.
È dunque un problema che ci siano proprietà italiane? La risposta è assolutamente no. Anche Claudio Lotito, con i suoi limiti, spesso è riuscito a condurre la Lazio ad attivi di bilancio. Cosa non riuscita a Inter - costantemente in rosso prima della cura dimagrante degli ultimi anni - al Milan (con Berlusconi, Yonghong e nei primi anni di Elliott - oppure alla Roma, mai in attivo dai tempi di Sensi padre.
La realtà è che non servono proprietà straniere tout court. Serve avere dirigenti capaci di capire che non si può fare il passo più lungo della gamba. De Laurentiis e Percassi ne sono i simboli, alle volte tacciati di non volere spendere quel qualcosa in più, ma ben sapendo che non è sempre possibile farlo. E che vince solamente uno: l'Inter ha alzato due tricolori dal Covid in poi, cioè da quando Suning (e la famiglia Zhang) ha chiuso i rubinetti perché altrimenti si andava incontro a fallimento (quasi) certo.
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