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Juve Women, Braghin: "Quarti di UWCL inattesi e un po' insperati, ma la storia non è finita"TUTTO mercato WEB
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com
martedì 28 dicembre 2021, 16:34Calcio femminile
di Tommaso Maschio

Juve Women, Braghin: "Quarti di UWCL inattesi e un po' insperati, ma la storia non è finita"

Il responsabile della Juventus Women Stefano Braghin ai microfoni dei canali ufficiali bianconeri ha tracciato il bilancio del 2021 che ha visto la squadra infrangere il record di vittorie consecutive in Serie A e conquistare uno storico accesso ai quarti di finale di Champions League: “Al termine della sfida contro il Servette il pensiero è stato per le emozioni vissute con alcune di queste ragazze con cui abbiamo iniziato il progetto quattro anni e mezzo fa. È stata una bella storia, ma ho pensato che non sia ancora finita. - continua il direttore bianconero come riporta Tuttojuve.com - È stata un’emozione per tutti coloro che hanno contribuito a questo traguardo inaspettato e forse anche un po' insperato, ma con il passare delle partite ci siamo resi conto sempre di più che l’obiettivo era raggiungibile e vicino".

Cosa ha reso possibile questo traguardo?
“Al di là dei valori individuali e del grosso apporto dello staff tecnico credo che questa sia una vittoria di squadra, di un team molto unito dentro e fuori dal campo e composto da più di 40 persone a cui si aggiungono quelle che non si vedono, ma ci sono. C’è un clima di grande armonia e condivisione e questo permette di andare oltre il potenziale della squadra. Speriamo di essere solo a metà del percorso".

Cosa lascia la prima parte del 2021?
"I risultati che stiamo raccogliendo sono il frutto del lavoro iniziato quatto anni e mezzo fa e di tutte le persone che ci sono state, sia per un giorno, un mese o per più anni. Nessuno ci fa vincere o perdere le partite, ma tutti aiutano ad arrivare dove siamo. La prima parte dell’anno ci ha lasciato un grande percorso su cui si basano i risultati di oggi”.


Come sono stati i primi mesi con Montemurro?
"Il mister è una persona molto semplice e con grandissime competenze e conoscenza del calcio internazionale. Ma soprattutto conosce le persone che allena e la storia dice che si tratta di un allenatore di levatura mondiale. Come con tutte le grandi persone con cui ho lavorato nello sport la sua semplicità rende molto più facili le cose, anche quando sembrano difficili”.
Cosa ha portato Peyrayd-Magnin?
“Ha portato grande esperienza internazionale e conoscenza del calcio internazionale visto che ha vinto in molti paesi diversi. È molto funzionale al calcio del mister e abbiamo assecondato questa scelta perché sposa il suo progetto di gioco. In più è uno dei portieri più forti del mondo, ha grande capacità di mettersi alle spalle gli errori e rispondere alle critiche e questa è una caratteristica che hanno solo coloro che sono forti dentro. Le giocatrici più esperte hanno insegnato la juventinità alla nuove perché la vivono da tanti anni. Non è una parola tanto per dire ma è il concetto di lavoro, disciplina, umiltà e voglia di vincere. È quella che abbiamo vissuto negli ultimi dieci secondi della partita col Wolfsburg allo Stadium quando abbiamo raccolto il 2-2 quando, invece, tutte le altre squadra avrebbero già pensato al ritorno". 

Come ha vissuto il cambio in panchina?
È stata una scelta inusuale in un mondo conservativo nel successo. Ma i tifosi vivono nel presente e quando il presente è bello vorrebbero che non cambiasse mai. La differenza tra un tifoso e un dirigente è che un dirigente deve pensare al futuro e a qualcosa che non c’è ancora e che devi immaginare. È anche il bello del nostro lavoro con tutti i rischi che comporta. Io dopo 25 anni di questo lavoro credo che nella buona fede e nella serenità delle scelte che devono andare oltre qualunque paura. Sono legato a questo club fa 10 anni e mi è sembrato che fosse il momento giusto per fare una cosa giusta per il mio club e quindi l’ho fatta. Poi vedendo e sentendo i commenti e le facce un po’ stupite di molti mi sono reso conto che forse è stata una scelta più forte di quanto avessi pensato. Però il tempo dirà se sia stata una scelta giusta o no. Abbiamo sempre pensato di costruire una squadra equilibrata, partendo dai valori umani. Io ho sempre pensato di scegliere una calciatrice magari un po’ meno brava ma con forti valori umani che poi sono quelli che condivide con il gruppo. Le calciatrici forti ma con pochi valori sono quelle che magari possono far vincere le partite ma le persone di valore vincono i campionati. Quando si ricorderanno le avventure sportive di queste ragazze, di questo fantastico percorso che forse oggi non viviamo ancora nella sua pienezza, ci si ricorderà di una storia di persone prima che di calcio. Credo sia la cosa più importante".