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La notte dei saluti, tra applausi e fischi: sabato è definitivamente finita la Lazio di Inzaghi
Dopo Parolo e Lulic un anno fa, sabato è stato il turno di Strakosha, Luiz Felipe e Leiva. E forse anche di Acerbi e Milinkovic. Insomma, la notte degli addii contro il Verona ha sancito la fine dell’era Inzaghi, con molti dei fedelissimi dell’ex tecnico biancoceleste che hanno salutato la Lazio e i suoi tifosi.
Il ciclo si era chiuso ufficialmente la scorsa estate, col passaggio di Inzaghi all’Inter e l’arrivo di Sarri a Formello, ma un quinquennio simile non si può interrompere così bruscamente. La pagina era stata girata, ma l’inchiostro con cui sono stati scritti 5 anni di successi rimane ancora leggermente impresso. Sarri l’ha sempre detto che sarebbe stato “un anno di transizione in cui gettare le basi per la stagione seguente” e così è stato. Chiuso il capitolo del passato, ecco che il Comandante ne vuole aprire un altro. “Il quinto posto è meritato, abbiamo qualche rimpianto ma dobbiamo essere contenti del percorso e di quello che abbiamo costruito”.
Standing ovation a Leiva, fischi a Luiz Felipe. E il premio…
Le emozioni, anche grazie al pirotecnico 3-3 col Verona, hanno dominato all’Olimpico quasi sold out. Standing ovation a Lucas Leiva, che dopo 5 anni e 198 presenze ha indossato per l’ultima volta la maglia della Lazio. Lascerà un buon ricordo, il centrocampista ex Liverpool, che potrebbe tornare in Brasile per chiudere la carriera. Per lui ieri solo applausi, striscioni e anche qualche lacrima. Nel giro d’onore finale è stato omaggiato anche dai compagni, che l’hanno preso in braccio e lanciato in aria. Stesso trattamento per Luiz Felipe e Strakosha, anch’essi celebrati dalla squadra. Meno dai tifosi: se su Strakosha alcuni fischi si sono mischiati a tanti applausi, per il difensore brasiliano - reo di non essere stato riconoscente con la società che l’ha fatto crescere - ci sono state solo reazione negative: la decisione di non rinnovare non è andata giù. Neanche alla società, visto che non gli ha regalato una maglia celebrativa, cosa invece fatta per gli altri due.
Il ciclo si era chiuso ufficialmente la scorsa estate, col passaggio di Inzaghi all’Inter e l’arrivo di Sarri a Formello, ma un quinquennio simile non si può interrompere così bruscamente. La pagina era stata girata, ma l’inchiostro con cui sono stati scritti 5 anni di successi rimane ancora leggermente impresso. Sarri l’ha sempre detto che sarebbe stato “un anno di transizione in cui gettare le basi per la stagione seguente” e così è stato. Chiuso il capitolo del passato, ecco che il Comandante ne vuole aprire un altro. “Il quinto posto è meritato, abbiamo qualche rimpianto ma dobbiamo essere contenti del percorso e di quello che abbiamo costruito”.
Standing ovation a Leiva, fischi a Luiz Felipe. E il premio…
Le emozioni, anche grazie al pirotecnico 3-3 col Verona, hanno dominato all’Olimpico quasi sold out. Standing ovation a Lucas Leiva, che dopo 5 anni e 198 presenze ha indossato per l’ultima volta la maglia della Lazio. Lascerà un buon ricordo, il centrocampista ex Liverpool, che potrebbe tornare in Brasile per chiudere la carriera. Per lui ieri solo applausi, striscioni e anche qualche lacrima. Nel giro d’onore finale è stato omaggiato anche dai compagni, che l’hanno preso in braccio e lanciato in aria. Stesso trattamento per Luiz Felipe e Strakosha, anch’essi celebrati dalla squadra. Meno dai tifosi: se su Strakosha alcuni fischi si sono mischiati a tanti applausi, per il difensore brasiliano - reo di non essere stato riconoscente con la società che l’ha fatto crescere - ci sono state solo reazione negative: la decisione di non rinnovare non è andata giù. Neanche alla società, visto che non gli ha regalato una maglia celebrativa, cosa invece fatta per gli altri due.
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