
Barbano (Corriere dello Sport): "E ancora una volta non resta che dire: 'Grazie, Ciro'"
Immobile non siglava una doppietta dal 19 febbraio scorso a Salerno. In questo lunghissimo tempo di convalescenza la sua vena di realizzatore sembrava essersi esaurita. Ieri Ciro ha dimostrato che non è vero. Perché i due gol messi a segno non sono casuali, ma frutto del tempismo e dell’astuzia che hanno reso storico il suo repertorio di colpi da cannoniere. Vuol dire che alle soglie dei trentaquattro anni è possibile ritrovare la condizione agonistica e mentale del trascinatore.
Un segnale importante nel momento più difficile. Con una Lazio che sembra aver smarrito la maestà del palleggio e la velocità degli scambi che per anni, e nella stessa era sarriana, sono stati il suo elemento identitario.
La qualificazione è in queste condizioni un risultato che sopravanza le realistiche attese e offre al tecnico e alla squadra una boccata d’ossigeno. In attesa di recuperare il contributo di pedine preziose. È una Lazio fragile, che può accendersi con la fantasia di Zaccagni, l’ispirazione di Felipe Anderson, la guida di Luis Alberto e la velocità di Lazzari, ma basta che una di queste risorse venga meno e l’equilibrio complessivo vacilla. Un puntello lo ha messo ieri il grande capitano biancoceleste, ricordando a tutti che anche quando gira male, lui è in grado di risolvere i guai con due zampate da fuoriclasse. E ancora una volta non resta che dire: “Grazie, Ciro”.







