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Scossa Gattuso: crolla quel che resta del Milan. C'è un equivoco da chiarire, ma due segnali fanno ben sperareTUTTO mercato WEB
© foto di Stefano Montesi
domenica 10 dicembre 2017, 00:00Editoriale
di Fabrizio Tomasello
per Milannews.it

Scossa Gattuso: crolla quel che resta del Milan. C'è un equivoco da chiarire, ma due segnali fanno ben sperare

Non è un momento piacevole per tutto l’universo rossonero. La società è impelagata in questioni burocratiche e amministrative di difficile interpretazione (la Uefa sta per dire no alla richiesta del Milan di aderire al voluntary agreement e sono sempre in piedi le trattative per il rifinanziamento del maxi debito contratto con Elliott ), ma è soprattutto la squadra, fresca di cambio di rotta alla guida tecnica, a destare inquietudine tra i tifosi. Il tanto auspicato licenziamento di Vincenzo Montella non ha prodotto i risultati attesi e le prime due uscite stagionali sulla panchina del Milan di Rino Gattuso hanno - per quanto assurdo possa sembrare - reso ancora più imbarazzante il percorso del club rossonero. Prima il pareggio gentilmente offerto al Benevento e segnato al 95’ dal portiere Brignoli, poi la sconfitta mortificante subita sul campo del Rijeka in Europa League - che non avrà avuto effetti sulla classifica del girone ma è stata comunque inaccettabile - hanno catapultato il Milan nel baratro della derisione e dello sfottò senza alcun ritegno.
È purtroppo innegabile che anche il giovane tecnico calabrese ci stia mettendo del suo. Intanto con i carichi di lavoro esagerati, resi forse necessari dalla preparazione di Montella ritenuta non all’altezza, che però stanno appesantendo oltre misura le gambe di Bonucci & compagni. Poi con qualche leggerezza tecnica, ammessa con grande onestà intellettuale dallo stesso Gattuso, come quella relativa al cambio Suso-Zapata a Benevento e la scelta di lasciare a casa quasi tutti i titolari per la trasferta di Europa League.
Partendo dal presupposto che quella in terra croata è stata una delle prestazioni più brutte del Milan stagionale e la totale assenza di gioco della squadra deve diventare il problema prioritario per il nuovo tecnico rossonero, siamo certi che Gattuso, da persona intelligente qual è, saprà fare tesoro degli errori compiuti e non li commetterà più. Ma il punto è un altro: può una squadra blasonata, prestigiosa e ricca di storia come il Milan permettersi il lusso di far fare esperienza ai propri allenatori poco più che esordienti? Sarebbe comprensibile se si trattasse di una prima volta, ma Gattuso è il quarto tecnico inesperto, dopo Seedorf, Filippo Inzaghi e Brocchi, a sedersi sulla rovente panchina rossonera negli ultimi 4 anni. E potremmo anche aggiungere Leonardo, alla sua prima esperienza da allenatore proprio con il Milan nel 2009-10.
Il vero aspetto intollerabile della faccenda è che in via Aldo Rossi non ci si sia ancora resti conto - dopo i fallimenti delle precedenti esperienze vissute con Berlusconi e Galliani al timone - che Milanello non può essere un punto di partenza. Per un allenatore il Milan deve rappresentare un punto d’arrivo.

Un tecnico deve approdare a Milanello dopo essersi scontrato con tutte le difficoltà del delicato mestiere di allenatore, aver capito quali sono gli errori da non ripetere e aver già riempito uno zaino di batoste, musate e schiaffi, tanto da potersi permettere di gestire ogni situazione di emergenza. Un bagaglio che il buon Rino Gattuso, con le sue 3 panchine al Sion, le 8 al Palermo in serie B, i tre mesi all’Ofi Creta in smobilitazione, e i due campionati in Lega Pro e in B alla guida del Pisa, non può ancora aver maturato. Perchè la serie A - a maggior ragione se vissuta sulla panchina di un club prestigioso come il Milan - è tutt’altra cosa rispetto alle precedenti esperienze di Ringhio.
A Gattuso però bisogna dare atto di aver già individuato il punto dove il Milan ha fatto corto circuito: il deprecabile e tutt’ora incomprensibile cambio di modulo voluto da Montella alla fine di settembre che di fatto ha portato i rossoneri sull’orlo di un precipizio dal quale appare complicatissimo tirarsi fuori.
Il classico “Io l’avevo detto” a questo punto è del tutto irrilevante, ma per curiosità sono andato a rileggere alcuni dei miei sproloqui domenicali, a cominciare da quello del 18 ottobre in cui mi ponevo la classica domanda: «Cui prodest? A chi giova questo cambio di modulo? Non ai due centrali Musacchio e Romagnoli, da sempre schierati in una difesa a 4, non ai due esterni di fascia destra rimasti abili e arruolati, Calabria e Abate, entrambi provati a tutta fascia e alla fine messi da parte per far spazio ad un Borini fuori ruolo». Di certo nemmeno a Bonaventura e Suso che hanno sudato le classiche sette camicie per trovare una collocazione nel cervellotico e stralunato 3-5-2 voluto da Montella. E, per sua stessa ammissione, nemmeno a capitan Bonucci.
Oggi, dopo che la squadra è giunta a un passo dal precipizio e ha praticamente compromesso l’intero campionato, finalmente Gattuso torna sul sentiero ben noto almeno alla vecchia guardia. Difficile dire se basterà per risollevare un gruppo ormai in debito di fiducia e di autostima, ma da qualche parte occorre pur ripartire. E questo sembra un buon punto.
E a proposito di speranze, vale la pena riguardare l’inizio shock di Gennaro Gattuso alla guida della formazione Primavera: prima una scoppola per 5-1 a Sassuolo, poi lo 0-3 nel derby. Da quel momento in poi però sono arrivate 5 vittorie e un pareggio nelle successive sei partite di campionato. Io una firma per un filotto del genere anche con la prima squadra ce la metterei subito.