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Calhanoglu, il leader tecnico che è mancato finora può avere il suo nomeTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 24 ottobre 2019, 17:00Primo Piano
di Luca Vendrame
per Milannews.it

Calhanoglu, il leader tecnico che è mancato finora può avere il suo nome

Hakan Calhanoglu si è unito al Milan nell’estate delle “cose formali”, acquistato da Fassone e Mirabelli nell’estate del 2017. Arrivato in Italia dal Bayer Leverkusen, il centrocampista turco è stato da subito (e in perpetuo) vittima di un fraintendimento tattico: non è una mezzala, non è un esterno offensivo. È “solo” un trequartista, dotato di una duttilità ed abnegazione tali da renderlo capace di giocare anche altrove, ma il suo meglio il fantasista rossonero lo tira fuori quando riesce a giocare tra le linee avversarie, preferibilmente partendo dalla zona centrale. Come fa in Turchia, per intenderci, dove il suo rendimento medio è ben più alto a quello che abbia in rossonero.

DOTI TECNICHE – Che Hakan Calhanoglu fosse un giocatore dalle grandi doti tecniche lo si sa da tempo, da quando era un ragazzino e ad Amburgo stregava pubblico, compagni e avversari con passaggi parabolici, assist precisi e punizioni da capogiro. Prestazioni che gli sono valse il salto di qualità a Leverkusen. Con Julian Brandt e Kevin Volland il reparto offensivo delle aspirine era dotato di un’imprevedibilità che accentuava ancor di più la capacità di Calhanoglu nel prendere le scelte giuste negli ultimi 25 metri di campo. Se le punizioni sono un gesto tecnico di estemporanea bellezza, la funzionalità dei filtranti di Calhanoglu, dei suoi inserimenti senza palla e delle scelte da lui prese quando in possesso del pallone sono i veri parametri su cui valutare il giocatore. Il turco non è mai più stato messo nelle condizioni di tirare fuori il meglio da sé stesso nel ruolo che anche lui (a più riprese) ha definito il suo.

LEADERSHIP – Un vero peccato, perché proprio nell’estate in cui il Milan aveva ingaggiato Marco Giampaolo, l’allenatore che più di tutti in Serie A ha costruito la propria identità di gioco vertendo sul ruolo del trequartista, la possibilità di vederlo dietro le punte è svanita quasi subito. Con l’allenatore abruzzese che preferiva Suso in quella posizione (“Per me il trequartista deve avere le caratteristiche di un attaccante”, ipse dixit), il minutaggio del turco non ne ha risentito particolarmente, data la suddetta abnegazione tattica, ma ne ha risentito la qualità delle sue prestazioni, che a vedere la partita di domenica contro il Lecce, possono influenzare notevolmente anche le prestazioni della squadra. Ecco che, quindi, se il modulo dovesse prevedere ancora Calhanoglu lontano dalla sua posizione, che sia da interno di centrocampo o da esterno d’attacco, diventa lecito aspettarsi che le chiavi del gioco del Milan siano affidate al fantasista turco e non più ai piedi di Suso, con licenza di svariare e di prendere di nuovo per mano la squadra, secondo le indicazioni di mister Pioli. Così come ha fatto domenica scorsa contro il Lecce e così come fanno tutti i leader tecnici di una squadra dal valore e dal blasone dei rossoneri di Milano.