Theo: "A parte Ibra la mancanza di milanismo si sente. Tornare? No finché ci sono certe persone"
Intervistato dai colleghi de La Gazzetta dello Sport, l'ex terzino del Milan Theo Hernandez è tornato per la prima volta a parlare del suo doloroso addio al club rossonero, avvenuto in estate dopo 6 anni di trionfi ma anche difficoltà.
Theo, come si vive a Riad?
"Da dio. È stata la scelta migliore. L ’unico neo è il traffico: tremendo".
Come l’ha convinta Inzaghi?
"Mi ha detto: 'Andiamo a vincere insieme?'. So che all’Inter lo chiamavano “demone”. In campo una persona, fuori un’altra: un gentleman. Ogni tanto mi ha fatto qualche battuta sul fatto che l’anno scorso gli ho fatto perdere la Supercoppa qui a Riad, ma anche lo staff mi ricorda i derby o i duelli con Dumfries".
Ha incontrato il Milan?
"Sì, prima della partita con il Napoli. Quando andai via non riuscii ad abbracciarli tutti come avrei voluto. Mi dispiace che abbiano perso. Ho detto “bravo” a Bartesaghi, che si merita tutto, e abbracciato Modric, con cui ho giocato a Madrid. Un genio: è di un altro livello".
Ha visto anche i dirigenti?
"Allegri, Tare e Ibra. Furlani non si è fatto vedere".
Non sarebbe mai andato via?
"Mai. La mia priorità era restare".
Lo scorso gennaio rifiutò il Como?
"Il mio agente non me ne ha mai parlato. Dicevano che avessi chiesto cifre esorbitanti per il rinnovo, che spingessi per la cessione...tutto falso".
Il suo post d’addio fu polemico: «La direzione che ha preso il club e alcune decisioni non rispecchia- no i valori e l’ambizione che mi hanno portato qui».
"È la verità. Quando sono arrivato c’erano Massara, Boban e Maldini, il mio idolo. Ibra è un top, ma dopo Paolo è cambiato tutto in peggio».
Le critiche dei tifosi le hanno fatto male?
"Molto. So che ho commesso degli errori, come le espulsioni con la Fiorentina o col Feyenoord, ma siamo umani. Non ero sereno mentalmente e avrei potuto fare meglio, ma i tifosi sanno chi è stato Theo al Milan".
Si è parlato anche di presunte aggressioni.
"Finalmente ho l’occasione di parlarne: c’è chi vuole rovinarti la vita e la carriera. Sono stato male nel leggere certe cose, ma la mia famiglia sa che non è vero".
Torniamo al campo: disertare il famoso cooling break di Fonseca fu un errore?
"È stato ingigantito. Io e Leao eravamo entrati da poco e siamo rimasti lì. Dicevano che non avessimo un bel rapporto con gli allenatori, ma non era vero. Io andavo d’accordo anche con Conceiçao. Lui era autoritario, ma la gente parlava a vanvera".
Si è sentito abbandonato dal Milan?
"Avrei meritato un trattamento migliore. Non me l’aspettavo. Alcuni compagni mi spingevano a restare, ma quando un dirigente ti chiama e ti dice “se resti qui ti mettiamo fuori rosa” io che cosa posso fare? Cerco altro".
Quante volte è stato vicino a lasciare i rossoneri?
"Onestamente non lo so. Al mio agente ho sempre detto di non dirmi nulla, in Italia avrei giocato solo nel Milan".
Era stato scelto grazie a Maldini.
"Il giorno in cui mi ha chiamato per incontrarci è stato il più bello della mia vita sportiva. Mi raggiunse a Ibiza e parlammo di fronte a un’aranciata. Non volevo crederci. Se sono diventato ciò che sono, e anche il difensore del Milan con più gol, è grazie a lui. Tuttora siamo sempre in contatto. La sua maglia con dedica mi emoziona: “Theo, il mio degno erede”".
Il suo addio l’ha spiazzata?
"Mi sono sentito spaesato. L’anno scorso io e Calabria ci presentammo a Milanello con la maglia di Paolo, a qualcuno non andò bene. Hanno strappato una bandiera per nulla. A parte Ibra, la mancanza di milanismo di sente".
Com’era Zlatan come compagno?
"In allenamento ci massacrava. Per il nostro bene".
Il segreto di Pioli, invece?
"Dopo quel ko a Bergamo per 5-0 ci rivoltò come un calzino. Ricordo i suoi discorsi e la sua calma. Lo scudetto del 2022 è nato lì, con quella sconfitta. Eravamo una famiglia, sono stati anni magici, irripetibili, da batticuore. E pensare che con Giampaolo all’inizio non giocavo quasi mai… ma vabbé, ero appena arrivato".
Il suo gol più bello?
"Quello in Milan-Atalanta 2-0, l’anno dello scudetto. Un coast to coast di 90 metri. I tifosi me ne parlano ancora: istinto puro".
Leao è un campione?
"È fortissimo, ma ogni tanto ha la testa non si sa dove. In quegli anni io e lui, lì sulla sinistra, abbiamo fatto male a tutti, infatti non lo vedo bene come punta".
Maignan rinnoverà?
"Ha una situazione simile alla mia, e non è finita bene".
Era il terzino più forte in Serie A?
"Sì. E in Europa mi piace Nuno Mendes".
A proposito di Psg: suo fratello ha vinto la Champions… contro l’Inter.
"Ero felice quanto lui. Me lo ricorda anche Inzaghi, ma che posso fare? Ho il cuore milanista...".
Un grazie a chi sente di dirlo?
"A mia madre, Laurence. Ha cresciuto da sola me e mio fratello dopo l’abbandono di mio padre. Lui non l’ho mai più sentito, rapporti zero, mentre lei ha lavorato dieci ore al giorno per darci da mangiare, farci stare sereni, accompagnandoci agli allenamenti e facendo tutto lei, tutto. È la nostra eroina".
L ’obiettivo è vincere il Mondiale insieme?
"Sì. Ogni tanto mi capita di vedere l’occasione di Kolo Muani del 2022... Spero ci sia anche l’Italia".
Se il Milan vincesse lo scudetto?
"Festeggerei in mezzo ai tifosi".
E se le chiedessero di tornare?
"Ora voglio vincere qui. Ma finché ci sono certe persone non torno".






