
ESCLUSIVA TG – Saracino (TC Alto Adige): “Parlare di futuro del Toro con questa proprietà vuole dire non aver capito niente e non avere gli occhi aperti”
Dario Saracino, presidente del Toro Club Alto Adige Südtirol intitolato al giornalista bolzanino di fede granata Claudio Casolino (prematuramente scomparso in un tragico incidente motociclistico nel febbraio del 2003) è stato intervistato da TorinoGranata.it. Con Saracino abbiamo parlato del Torino e dei motivi della contestazione dei tifosi granata nei confronti del presidente Cairo.
Lunedì il Torino sarà a Prato allo Stelvio e voi siete geograficamente il Toro Club più vicino al ritiro della squadra granata. Che Torino vi aspettate di vedere in questo periodo in cui sarà in Alto Adige?
“Questo periodo si inserisce in 20 anni di false promesse e di distruzione dell'idea stessa di Torino, perché il Toro è un ideale, per cui non ci aspettiamo proprio niente. L’unica cosa che ci saremmo aspettati è un cambio di proprietà. Quando dico distruzione l’intendo nel senso letterale del termine perché in questi ultimi 20 anni il Toro è stato distrutto nell’idea, nelle radici e nei sentimenti e di conseguenza noi abbiamo la più completa indifferenza perché identifichiamo il Torino col suo proprietario”.
E’ appena iniziata la nuova stagione sportiva: c'è un nuovo allenatore, è stato ceduto Ricci, sono arrivati due giocatori Anjorin e Ismajli, non si sa se resteranno Milinkovic-Savic e Coco. E il club fa affidamento sul pieno recupero di Zapata e spera che anche Schuurs possa al più presto tornare a giocare. C'è chi considera il valore dell’attuale rosa più o meno lo stesso, magari con qualche piccola variante, della squadra che nello scorso campionato arrivò all’11° posto. Anche voi siete di questo avviso?
“Con questa proprietà non ci sono speranze, per cui è inutile parlare di giocatori, peraltro quasi tutti stranieri. Quello che noi vogliamo sottolineare nel togliere l'anima è anche togliere l'italianità della squadra. Vedere 11 stranieri che sono lì per lo stipendio è il segno che il Torino non ha l'anima. Noi siamo cresciuti con Dossena e con i ragazzi del nostro vivaio, che erano i primi tifosi. Invece l’attuale proprietà ha tolto l'anima al Torino ed ha diviso i tifosi per cui quando si prende un inglese mediocre, sottolineo mediocre e a prezzi che probabilmente non hanno senso, fare qualsiasi discorso tecnico non ha senso. Fossi nelle autorità competenti mi chiederei come mai i club Italiani continuano a portare soldi all'estero comprando giocatori stranieri dalle dubbie valutazioni e invece non investono nei vivai, sui giocatori italiani, su calciatori che amano la maglia. E’ una cosa incomprensibile e non si capisce tutta questa esterofilia da quali motivi sia mossa. Non è di certo dettata dalla qualità dei giocatori e le conseguenze le si vede nei risultati del calcio italiano in generale e del Torino, Per questo qualsiasi discorso tecnico è superfluo, secondo me”.
C’è una parte dei tifosi granata che è dispiaciuta per l’esonero di Vanoli, voi siete fra loro?
“Noi reputavamo Vanoli un ottimo allenatore soprattutto perché è un allenatore in rampa di lancio, promettente, con un bel gioco. Il problema al Torino Fc è che l'allenatore è il parafulmine della società che tende a prendere allenatori più o meno affermati e che hanno avuto una carriera soddisfacente e che appunto fanno da parafulmine. Riteniamo quindi che Baroni si inserirà in questo filone, lo stesso di tutti gli allenatori che abbiamo avuto e sarà l'ennesimo capro espiatorio, peraltro ben pagato perché comunque guadagnano anche bene, che accetta questo ruolo.
Parlare di costruzione, di futuro, di allenatori con questa proprietà che è lì da 20 anni vorrebbe dire non aver capito niente e non avere gli occhi aperti”.
In questo periodo in cui il Torino sarà in Alto Adige voi come club organizzerete qualcosa?
“Noi faremo quello che abbiamo già fatto a Santa Cristina nell’estate del 2021: dichiareremo il presidente Cairo persona non gradita nella nostra provincia poiché lui non rappresenta il Torino, tengo a sottolinearlo, e lo inviteremo a mettere in vendita seriamente la società.
Ricordo che nell’estate del 2007, quando il Torino andò in ritiro a Malles, incontrammo di persona il presidente Cairo che ci ricevette, ci disse che era torinista e ci fece svariate promesse, vivaio, l’identità granata, l’attaccamento alla maglia, tutte chiaramente poi non mantenute.
Parlammo anche con Antonelli, l’amministratore delegato, e con il direttore sportivo Lupo e avevamo la Gazzetta dello Sport in mano che scriveva che sarebbe arrivato Recoba per cui chiedemmo ai dirigenti granata perché prendere Recoba, giocatore di un certo talento ma molto discontinuo, visto che avevamo bisogno di un centravanti e loro ci dissero, ho i testimoni, che Recoba non sarebbe mai venuto al Torino e che appunto alla squadra serviva un centravanti e che avrebbero valutato anche la persona. E cosa successe? Che arrivò Recoba e noi rimanemmo allibiti. Quell’anno poi in attacco giocammo con Stellone, Ventola, Recoba, Bjelanovic, Oguro, il figlio di Comi e Malonga e con il supporto di Rosina. Ci salvammo, ma segnammo poco perché avevamo uno dei peggiori attacchi della Serie A perché non avevamo un centravanti da doppia cifra.
Cairo è sempre stato solo lui al comando e neppure l’area tecnica conta più di tanto”.
Insomma già 18 anni fa rimaneste delusi.
“A pelle incontrando Cairo non ebbi una buona impressione e lo stesso accadde a parecchie altre persone”.
Che atteggiamento avrete nei confronti della squadra?
“La mia opinione personale è che lo stadio Grande Torino debba rimanere vuoto. Questa è l'unica maniera per farlo andare via. Come ho detto, dopo 20 anni non riesco a distinguere la squadra dal presidente, mi dispiace.
Ho 61 anni, quando ero ragazzino a Bolzano c'era un altro Toro Club e c’erano 300 iscritti, mentre a Merano c’era un secondo club granata. Ebbene a Bolzano in piazza Matteotti, che si trova in un quartiere operaio, quando giocava il Toro al bar Romagnolo mettevano fuori il toro e c'era un sacco di gente e si sentiva tutti insieme la partita alla radio. Ecco noi adesso abbiamo perso tutto questo, non c'è stato il ricambio generazionale, ci hanno tolto l'anima, l'identità ed è stata una cosa voluta. Cairo è un liberista, ha studiato alla Bocconi e sa come fare. Si tratta delle stesse cose che fanno in certi paesi, che fanno a certi popoli con l'identità e la cultura. Questo viene applicato anche alla nostra identità di torinisti. Non è che io non voglia il giocatore straniero, ma ne vorrei alcuni molto forti. Ci sono stranieri, penso a persone come Junior e Glik giusto per fare due nomi, che sono dei grandi professionisti ed erano venuti a giocare al Toro e hanno dato il meglio risultando come uno di noi, ma tanti altri stranieri non hanno la stessa voglia di uno che è cresciuto nel vivaio che essendo uno di noi è un valore aggiunto.
Se in squadra ci fossero gente come Giovanni Francini, Ezio Rossi e Pasquale Bruno, nostri giocatori, potrei distinguere la squadra dal Presidente perché in campo ci sarebbero dei torinisti e al vertice della società un Presidente che non li merita, ma nella situazione attuale è difficile distinguere la squadra dal Presidente e dalla società. Per cui, per me, lo stadio Grande Torino deve rimanere vuoto ed è l'unica maniera per indurlo a vendere il Toro”.




