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Ezio Luzzi: "Tutto il mio calcio minuto per minuto"
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Ezio Luzzi ci racconta "Tutto il calcio minuto per minuto"
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"Zoff, Gentile, Cabrini...? No, la mia formazione mondiale è questa: Bortoluzzi, Ameri, Ciotti, Pasini, Provenzali, Viola, Ferretti e il sottoscritto, Ezio Luzzi". E quella è anche la «prima squadra» della più longeva e immarcescibile delle...
Linea aperta con Ezio Luzzi, classe 1933 – 87 anni compiuti il 10 dicembre – , la memoria storica di Radio Rai Sport. Spinto alla professione "dal magnifico rettore Carlo Bo che all’Università di Urbino negli anni ’50 indisse il primo corso – all’epoca non riconosciuto – per giornalisti, al quale partecipai", ha raccontato il popolarissimo radiocronista ad Avvenire.
Cresciuto con il mito di Nicolò Carosio che "caustico, come sempre, al mio debutto passò, per caso – disse lui, furbacchione – a controllare la radiocronaca virtuale che feci dell’aereo schiantatosi sugli spalti dello stadio Olimpico e disse: “Bravo Luzzi!”". Con Valenti fece la sua prima Olimpiade, Roma ’60: "Non c’erano i monitor e Paolo chiedeva conferma a me, voce d’appoggio nel percorso urbano: “Ezio, ma è vero che Bikila sta correndo scalzo?”... Lo stile in telecronaca di Martellini, unito a quello di Ameri ho provato a riprodurlo alla radio. E forse ci sono riuscito...". Luzzi battitore libero tra le due voci dei padroni, Enrico Ameri e Sandro Ciotti. "Erano in competizione costante, ma si stimavano e si cercavano, specie alla sera per giocare a carte fino al mattino. Ameri era il rock, Ciotti il jazz". Ed io tra di voi, Luzzi, il “terzo comodo”. Protagonista assoluto, come le sue palpitanti radiocronache, del libro appena pubblicato Tutto il mio calcio minuto per minuto ( Baldini+Castoldi. Pagine 294. Euro 18,00).
"Non è un’autobiografia ma il racconto di chi ha vissuto. Perché le cose se non le vivi non le puoi sapere. E tante cose la gente d’oggi mica le sa".
Luzzi l’amico degli irregolari e scalatore puntuale di cabine negli stadi. "La mia prima radiocronaca per Tutto il calcio fu un derby di fuoco, Pisa-Livorno. La postazione stava appesa a un palo in cima alla tribuna dell’Arena Garibaldi e per arrivarci bisognava essere degli alpinisti. Alla fine della partita il nostro tecnico, Minestrino, non voleva scendere per paura: “Ezio vai avanti... guarda che c’è laggiù!”. Ad aspettarci c’erano i tifosi pisani inferociti per il mio commento appena ascoltato alla radio".
Linea aperta con Ezio Luzzi, classe 1933 – 87 anni compiuti il 10 dicembre – , la memoria storica di Radio Rai Sport. Spinto alla professione "dal magnifico rettore Carlo Bo che all’Università di Urbino negli anni ’50 indisse il primo corso – all’epoca non riconosciuto – per giornalisti, al quale partecipai", ha raccontato il popolarissimo radiocronista ad Avvenire.
Cresciuto con il mito di Nicolò Carosio che "caustico, come sempre, al mio debutto passò, per caso – disse lui, furbacchione – a controllare la radiocronaca virtuale che feci dell’aereo schiantatosi sugli spalti dello stadio Olimpico e disse: “Bravo Luzzi!”". Con Valenti fece la sua prima Olimpiade, Roma ’60: "Non c’erano i monitor e Paolo chiedeva conferma a me, voce d’appoggio nel percorso urbano: “Ezio, ma è vero che Bikila sta correndo scalzo?”... Lo stile in telecronaca di Martellini, unito a quello di Ameri ho provato a riprodurlo alla radio. E forse ci sono riuscito...". Luzzi battitore libero tra le due voci dei padroni, Enrico Ameri e Sandro Ciotti. "Erano in competizione costante, ma si stimavano e si cercavano, specie alla sera per giocare a carte fino al mattino. Ameri era il rock, Ciotti il jazz". Ed io tra di voi, Luzzi, il “terzo comodo”. Protagonista assoluto, come le sue palpitanti radiocronache, del libro appena pubblicato Tutto il mio calcio minuto per minuto ( Baldini+Castoldi. Pagine 294. Euro 18,00).
"Non è un’autobiografia ma il racconto di chi ha vissuto. Perché le cose se non le vivi non le puoi sapere. E tante cose la gente d’oggi mica le sa".
Luzzi l’amico degli irregolari e scalatore puntuale di cabine negli stadi. "La mia prima radiocronaca per Tutto il calcio fu un derby di fuoco, Pisa-Livorno. La postazione stava appesa a un palo in cima alla tribuna dell’Arena Garibaldi e per arrivarci bisognava essere degli alpinisti. Alla fine della partita il nostro tecnico, Minestrino, non voleva scendere per paura: “Ezio vai avanti... guarda che c’è laggiù!”. Ad aspettarci c’erano i tifosi pisani inferociti per il mio commento appena ascoltato alla radio".
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