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Perché l'Inter deve prendere un Hojlund quando ha Pio Esposito? Camarda e il fallimento del Milan Futuro, per fortuna da Corvino ha la chance giusta. Comolli, che succede al progetto Juventus?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:01Editoriale
di Marco Conterio

Perché l'Inter deve prendere un Hojlund quando ha Pio Esposito? Camarda e il fallimento del Milan Futuro, per fortuna da Corvino ha la chance giusta. Comolli, che succede al progetto Juventus?

Prima che queste righe vengano mal interpretate: Rasmus Hojlund è un signor talento. La stagione all'Atalanta ha messo in mostra un calciatore pronto per il grandissimo salto di qualità e senza dubbio merita piazze importanti. Detto questo, perché l'Inter dovrebbe prendere il danese invece di valorizzare un prodotto fatto in casa come Francesco Pio Esposito? Ogni scelta è stata fatta nel modo giusto. I responsabili del settore giovanile dell'Inter, Piero Ausilio, Mario Giuffredi, la dirigenza e lo staff tecnico e dirigenziale dello Spezia guidato da Stefano Melissano. Hanno capito quando era il momento di fargli fare le ossa, di sopportare e supportare i suoi errori, quando era quello di premere sull'acceleratore, quando quello di dargli le giuste responsabilità. Gli Stati Uniti hanno confermato quel che del più giovane dei fratelli Esposito si è sempre detto, pensato, scritto. Sperato. E' pronto per il grande salto. Perché a vent'anni da compiere ha adesso le qualità, la personalità e già il background per giocarsi un posto all'Inter. In una stagione dove forse non avrà grande minutaggio, dove sarà il quarto del lotto. Ma perché ridurlo a quinto del pacchetto? Perché un altro prestito, anche in Serie A, dovendo investire quei soldi in altri giocatori del reparto avanzato? Pio Esposito ha dimostrato che può starci, che sa starci. Questo significa dar fiducia ai ragazzi. Anche se non dovesse trovare tanto spazio, una stagione intera a imparare da Lautaro Martinez, Marcus Thuram e via discorrendo, sarà un'enorme nave scuola.

I disastri con Camarda e la scelta più giusta
Anche perché ogni ragazzo, ogni storia, è una storia diversa. Francesco Camarda è l'esatta fotografia della mala gestione del Milan Futuro. Una spola continua tra una prima squadra dove non era pronto, sia a livello di personalità che soprattutto fisico, e un'Under 23 in Serie C che le troppe pressioni, le troppe attenzioni, hanno fatto suonare per lui quasi come una diminutio. E le scelte in panchina, del mercato, e gestionali da parte del Milan Futuro alla sua prima stagione, sono la precisa spiegazione di tutto quel che con una seconda squadra non va fatto. Camarda doveva esser parte del gruppo della C senza grandi affacci in prima squadra oppure l'esatto opposto. Il Milan ha invece gestito male la crescita e le pressioni sul ragazzo ma se per sbagliare c'è sempre (ancora) tempo, anche per correggere gli errori ce n'è altrettanto. E l'idea di mandarlo a fare un percorso 'alla Lorenzo Colombo', ovvero da Pantaleo Corvino e da Eusebio Di Francesco al Lecce, nel club di Sticchi Damiani, che di giovani e di come crescerli se ne intendono, è una scelta finalmente lungimirante.


Si è inceppato l'algoritmo di Comolli?
Perché ogni ragazzo è una storia. Il percorso di Kenan Yildiz non può valere per Camarda e non può valere per Pio Esposito e non può valere per Iling e via discorrendo. Ognuno merita una diversa crescita, il punto è che poi arriva il momento del redde rationem. Di fare i conti con la realtà. E se di questa parliamo, se discutiamo della crescita e del percorso da far fare a un ragazzo, allora non può non venire in mente la troppa fretta che la Juventus ha avuto nel cedere Dean Huijsen, pur nonostante le sue richieste di spazio, di leadership e tutto quel che era legato alle luci della ribalta alle quali era sottoposto. Sbagliare però è umano, il calcio è fatto di mille sliding doors, quel che poi la gestione Giuntoli ha fatto con Yildiz è l'esatto (e virtuoso) contrappeso di come crescere un giovane. E allora, con questi ragazzi, e nel mercato, qual è la strategia esatta di Damien Comolli? Rivoluzionare ancora una volta la rosa? Cedere dei giocatori creando dei casi clamorosi perché questi (Timothy Weah) non sono d'accordo? Piazzare come primo colpo Jonathan David, che viste commissioni richieste e premio alla firma, è un parametro zero da 20 milioni? Per adesso nella rincorsa all'allenatore non ci ha convinti (evviva la conferma di Igor Tudor, ma non per come è arrivata). Nelle scelte di mercato, nella difficoltà di cedere i giocatori, nell'immobilismo nelle entrate al 27 giugno con una finestra creata ad hoc in precedenza, neanche. Però diamogli tempo. L'algoritmo si è inceppato ma non per questo significa che la strada che ha in mente sia sbagliata. Dopo il Mondiale per Club sono inevitabilmente attesi gli annunci tra ds, dt, e le scelte più importanti sul mercato. Tempo al tempo. Però l'Italia è un paese impaziente.