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Sboccia Tresoldi, se lo gode la Germania. Il padre: "Avanti con l'U21 tedesca. L'Italia? Non ha mai chiamato"TUTTO mercato WEB
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Oggi alle 08:08Serie A
di Gaetano Mocciaro

Sboccia Tresoldi, se lo gode la Germania. Il padre: "Avanti con l'U21 tedesca. L'Italia? Non ha mai chiamato"

Atalanta-Brugge sarà una partita speciale per la famiglia Tresoldi. In campo, a Bergamo, ci sarà Nicolò, figlio di Emanuele ex terzino degli orobici negli anni '90. Il nuovo Tresoldi è invece un centravanti e da qualche anno rappresenta la nazionale tedesca, questo perché dall'età di 13 anni ha vissuto ad Hannover. Vederlo a Bergamo è come un cerchio che si chiude. Ne abbiamo parlato proprio con papà Tresoldi, Emanuele. Ecco le sue parole a Tuttomercatoweb: Che effetto ti fa questo Atalanta-Brugge? "A primo impatto al sorteggio ero senza parole, pensi a quanto sia incredibile il destino. Mi fa un certo effetto, lo ammetto. E sono emozionato. Per i miei trascorsi all'Atalanta, il fatto che ora calcherà quel campo mio figlio. Poi la mia famiglia è da parte di mia moglie bergamasca, quindi sarà una partita particolarmente sentita". Anche per te sarà il momento di tornare a Bergamo "Trovando peraltro uno stadio rinnovato. Il vecchio era molto rustico e temuto sicuramente dalle squadre avversarie. A Bergamo il calcio è vissuto in modo viscerale, si sentiva il fattore campo". Il percorso di Nicolò è stato fin qui diverso, lontano da Bergamo. A partire già dai natali "Abbiamo vissuto a Gubbio dove tutt'ora usiamo come base ma con mio suocero maestro di golf in Sardegna avevamo un appoggio lì e Nicolò è nato così a Cagliari. Mia moglie lavora nell'aviazione civile e all'epoca per una compagnia aerea, abbiamo così deciso di fare un'esperienza di vita all'estero. E così ci siamo trasferiti in Germania, ad Hannover. Nicolò aveva 13 anni, dopo poco è entrato nel settore giovanile dell'Hannover e da lì è partito tutto". Oggi Nicolò ha 21 anni e da 3 rappresenta la Germania per le selezioni giovanili. Possibile che l'Italia non si sia mai fatta avanti? "Lo posso capire perché diciamo che Nicolò era un po' 'nascosto'. Nel senso che giocava nelle giovanili di una squadra di Zweite Bundesliga ed evidentemente era meno visibile magari di altri. La Federcalcio tedesca ci ha invece aspettato e non appena sono arrivati i documenti per la cittadinanza è arrivata la chiamata. Adesso è con l'Under 21 e certamente completerà il ciclo con essa. Poi vedremo". L'Italia è ancora in tempo per fargli cambiare idea e fargli vestire la maglia della nazionale maggiore "Parliamo di cose lontane per ora. Detto che l'Italia non ci ha mai chiamato, per cui il problema non ce lo siamo mai posti". Altri giocatori che militano in Germania, come Chiarodia, sono nel giro delle giovanili azzurre da tempo "Come detto, la differenza sta anche in quale squadra giochi. Chiarodia era in un club di Bundesliga e Nicolò inevitabilmente più nascosto. Ma va bene così perché sta facendo la crescita che deve fare, con meno pressioni". Nicolò è un esempio del giocatore, ma anche del cittadino moderno ed europeo "Chiaramente avendo vissuto 13 anni in Italia si considera italiano, ma allo stesso tempo si è integrato in Germania, ha imparato bene la lingua e ci ha vissuto tanto. È sicuramente un esempio di internazionalizzazione e anche nel calcio di oggi è importantissimo: più fai esperienza fuori, più ti adatti a culture diverse, più lingue impari. E porti con te un bagaglio di cui fare tesoro. Gli stessi club considerano anche questi aspetti, perché giocatori così si inseriscono più facilmente nella loro squadra". Dall'Hannover al Brugge. C'è stata la possibilità di un percorso diverso in questi anni? "C'era l'Eintracht Francoforte lo scorso inverno, poi la cosa non è andata in porto. Quando è arrivato il Brugge a Nico gli si sono illuminati gli occhi, era onorato. E del resto parliamo di un club che lotta per il titolo in Belgio e che gli garantisce la vetrina della Champions. Altro aspetto importante lavorano benissimo con i giovani e credo che questo sia lo step giusto per la sua carriera". La speranza è di vederlo in Italia. Lui ha già dichiarato la sua passione per il Milan "È un grande tifoso rossonero. La passione un po' gliel'ha trasmessa mio suocero, un po' lo stesso Milan che all'epoca poteva vantare giocatori come Kakà e Pippo Inzaghi. Ecco, Pippo era il suo primo idolo, già da bambino pronunciava il suo nome (ride, ndr)". Un'ultima considerazione: hai fatto parte dell'Italia che ha vinto gli Europei Under 21 nel 1994. Quel periodo a livello giovanile era fra i più floridi in assoluto e ancora stiamo aspettando nuove generazioni d'oro. La stessa nazionale maggiore non si qualifica ai Mondiali da due edizioni. Da fuori che idea ti sei fatto? "Il calcio è cambiato e l'Italia non è stata in grado di stare al passo con i tempi. Mi spiego: il calcio è sempre più fisico e nazioni che hanno giocatori forti fisicamente di natura sono avvantaggiate. Chi, come la Spagna, non può contare sulla forza fisica, ha allenato la tecnica e col Tiki Taka ha ingabbiato la fisicità degli altri. L'Italia non ha trovato invece la sua identità, il suo stile in grado di reggere il cambio del vento".