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Juve: la scelta di Tudor. Milan: Leao, quante parole sprecate. Inter: il presente di Chivu e il futuro di Barella. Napoli: Hojlund e il rebus di Conte. Roma: Gasp alla rovescia. E quella partita a Perth…TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Juve: la scelta di Tudor. Milan: Leao, quante parole sprecate. Inter: il presente di Chivu e il futuro di Barella. Napoli: Hojlund e il rebus di Conte. Roma: Gasp alla rovescia. E quella partita a Perth…

C’è solo una cosa più fastidiosa della sosta per le nazionali. Anzi no, non c’è. Siamo al giorno due, una roba che vorresti strapparti i capelli. E infatti io l’ho fatto molti anni fa in un’antica pausa: non sono tornati. Ecco, quantomeno possiamo sollazzarci con alcuni croccanti temi lasciati in eredità da un campionato già entrato nel vivissimo. E alé, sotto a chi tocca. Tocca al Napoli di Conte, costretto ad affrontare le prime rognette dettate dal doppio impegno. Arrivano i fisiologici infortuni, ma la squadra appare comunque solida e ben gestita. Qualcuno dice: “Con De Bruyne in campo, McTominay appare sacrificato, solo che De Bruyne mica lo puoi lasciar fuori”. E in effetti non è considerazione sbagliatissima ma, dice il saggio: “Meglio dover risolvere un problema di abbondanza che dover subire un problema di mancanza”. E un’altra cosa: Hojlund, arrivato per improvvisa necessità, è davvero un grande acquisto. Anche solo perché ha dieci anni abbondanti di carriera davanti. Bravo il Napoli ad acchiapparlo. Tocca a Leao, sempre nei premi. Qualunque cosa accada sul pianeta Terra è colpa del portoghese, fosse anche la fame nel mondo. Gli si rompono le balle quando sbaglia e ci sta, gli si rompono le balle quando posta sui social e vabbé, gli si rompono le balle sempre e comunque e sembra francamente esagerato. Leao nella sua esperienza milanese non ha creato problemi, semmai li ha risolti. Può e deve far meglio? Certo che sì, ma pensare che a Torino abbia sbagliato atteggiamento è pretestuoso, al limite deve entrare in forma, che è questione assai diversa. E se al 50% della condizione riesce ad avere 3 occasioni da gol, beh, chissà quando starà meglio. Pensiero personale: lo attaccheranno ancora ma alla fine i numeri gli daranno ragione. Tocca alla Fiorentina e a Pioli, disastrosi fin qui. Il sottoscritto aveva previsto belle cose per il progetto viola, pensate in che mani siete, ‘o voi lettori. E il fatto è che continuo a pensare che il potenziale non sia così deprimente e che Pioli non abbia improvvisamente disimparato a fare il suo mestiere. Certo è che alla ripresa – e con un calendario micidiale, va detto – una reazione è obbligatoria. E deve essere caratteriale prima ancora che tecnico-tattica. Perché la carenza di gioco – e in attesa di tempi migliori - la puoi anche perdonare, ma l’atteggiamento no, quello non lo devi sbagliare mai. Tocca all’Inter di Chivu, che alla pausa precedente qualcuno dava già per “prossimo al siluramento” e invece no, toh, è lì bello solido al suo posto. Ha dato una gran risposta ai gufacci in queste ultime 5 partite, e stiamo parlando di gioco ma anche di comunicazione. Il tecnico “senza esperienza” è stato bravissimo a farsi accettare da un gruppo esperto come quello nerazzurro (non era scontato) e piano piano sta portando la squadra in una nuova dimensione. Banalmente, sta facendo assorbire al gruppo le sue idee. Al netto delle avversarie affrontate che, certo, fanno la differenza, l’Inter è verticale, aggressiva, pragmatica. E ha una condizione fisica ottimale che è persino “tangibile”. Il mercato ha portato freschezza, soprattutto là davanti, e il dubbio che avevano in tanti (per primo il sottoscritto) è forse risolto: “Chi gioca lì in mezzo se a Calhanoglu viene un raffreddore?”. Gioca Barella, eccellente con la Cremonese e piano piano sintonizzato su quello che potrebbe diventare il suo ruolo nella seconda parte della carriera. Tocca alla Roma di Gasp, capolista a sorpresa… Ma neanche tanto. La sorpresa, al limite, è nel racconto di questo attuale primato: il tecnico di Grugliasco ci aveva abituato a squadre dalla trazione anteriore parecchio sviluppata e, invece, fin qui ha costruito la sua classifica facendo affidamento su una fase difensiva lussureggiante. Tre nomi su tutti: Soulé che “la Roma ha buttato 30 milioni” e invece proprio no, al limite li ha aumentati. E Mancini-Ndika, coppia di centrali costante e affidabile come nessuna. Bravi bravi. Tocca a Tudor, protagonista assoluto della sosta appena iniziata. Ogni sosta ha la sua vittima prediletta e, questa, ha prescelto il tecnico dei bianconeri. Ci sono delle ragioni, è vero, perché la Juve vista fin qui deve uscire da una dimensione di timidezza che contro il Milan l’ha portata ad accontentarsi dello 0-0. Ecco, una Juve che si accontenta non può essere “vera-Juve” e questo deve entrare nella capoccia di tutti. Il resto passa dalle scelte: da troppo tempo risulta difficile ricordare a memoria un undici bianconero. E questa fattispecie è da sempre sinonimo di incertezze. Per uscire dal caos e dalle inquietanti somiglianze con la gestione Motta, mister Tudor battezzi il suo 11 e, soprattutto, scelga una punta titolare. Ne trarrà giovamento (dopodiché siccome settimana scorsa ho scritto che non si può suonare il requiem a una squadra che è a 3 punti dalla vetta, ribadisco: ok le analisi e gli appunti ma… non si può suonare il requiem a una squadra che è a tre punti dalla vetta). Tocca a Milan-Como, destinata a giocarsi dalla parte opposta del mondo. E va benissimo, per carità, siam mica verginelle e capiamo le ragioni di tutti, ma quantomeno non ci vengano a raccontare la favella del “in Australia c’è un bel fermento” o “a Perth son tutti lì che non vedono l’ora” o “alla fine non è nemmeno troppo lontano” o “lo facciamo per scoprire nuovi mercati”. No, tutte cazzate: non c’è nessun mercato australiano da scoprire e in Australia di noialtri gliene frega quanto a Renato (Zero). Si va a Perth solo e soltanto per raccattare un po’ di grano “one shot” e arrivederci e grazie. E, ripetiamo, va benissimo, ma diciamo le cose come stanno. Maledetta pausa.