
Huijsen sacrificato sull'altare delle plusvalenze Juve. Ma senza forzature nessuno va via
"È stato un vero shock. Non ci potevamo credere, ci siamo rimasti di sasso. Male, troppo male. Un giorno nero. Bruttissimo. Un fulmine a ciel sereno". Le parole del padre di Dean Huijsen, l'ex attaccante Donny, hanno spiegato come è andata la situazione per suo figlio, ceduto al Bournemouth in quattro e quattr'otto sull'altare delle plusvalenze. "Ma perché? Ci chiedevamo senza poter comprendere i motivi della separazione forzata. Dean stava a meraviglia a Torino, parla benissimo italiano, era apprezzato e ben voluto da tutti. Dallo staff ai compagni di squadra, da tutto il mondo Juve fino al magazziniere. Giuntoli è stato categorico e Motta brutale quando gli hanno detto che non avrebbe più fatto parte del progetto e che doveva andarsene, che non aveva più il permesso di allenarsi con la prima squadra".
Ammesso e non concesso che non sia stato l'unico epurato - forse però l'unico a fare benissimo sin dall'inizio - dall'altro lato la scelta della Juventus è stata netta. Un nuovo corso per cercare di creare una formazione istantanea, capace di risollevare le sorti dopo una stagione con tanti problemi. Non è andata benissimo, anche perché alcune scelte si sono ritorte contro per entrambi.
Senza forzare però nessuno se ne va dalla Juventus. E lo si è visto, però, durante quest'estate. Con un Vlahovic che andrà in scadenza a parametro zero, con altri che potevano essere considerati come un esubero ma mantenuti in formazione praticamente per forza. Huijsen, certo, è stato un grande rimpianto, come potrà essere Soulé. Ma è finito sull'altare delle plusvalenze: nei giorni in cui la Juve emette un bond di dodici anni è anche normale effettuare delle scelte. Seppur impopolari.
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