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Simonelli: "Milan-Como a Perth è un sacrificio accettabile per il futuro del calcio italiano"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 13:45Serie A
di Daniel Uccellieri
fonte Ivan Cardia

Simonelli: "Milan-Como a Perth è un sacrificio accettabile per il futuro del calcio italiano"

Ezio Simonelli, presidente della Lega Calcio Serie A, è intervenuto dal palco dello Sport Industry Talk organizzato da RCS. Quanto serve alla Lega Serie A che la Nazionale italiana si qualifichi per i prossimi Mondiali, indipendentemente dall’avversario che troverà ai play-off? "Serve tantissimo, perché i Mondiali sono la vetrina in cui tutto il mondo può apprezzare il calcio italiano. Speriamo che la Nazionale possa partecipare, rappresentarci e magari percorrere un cammino importante. Abbiamo sempre dimostrato che, quando andiamo alle grandi manifestazioni, tiriamo fuori quel carattere che ci permette di compensare un presunto minor tasso tecnico rispetto ad altre nazionali. Sono convinto che il gap non sia così negativo come spesso viene dipinto". Dopo i play-off serviranno anche riflessioni più serie e strutturali sui limiti della Nazionale, che rispecchiano in parte quelli del calcio italiano. Quali interventi vede necessari? "I limiti nascono da una considerazione. Abbiamo delle giovanili fortissime, che hanno vinto trofei che l’Italia non aveva mai ottenuto in passato, mentre Spagna, Francia, Portogallo, Germania e Inghilterra ci erano riuscite più volte. E in questi Paesi abbiamo visto cosa hanno fatto negli anni successivi con quei giovani. Perché i nostri non riescono a performare allo stesso modo? La mia idea, da appassionato di calcio, è che forse i nostri ragazzi si perdano per vari motivi, compreso il fatto che molti si sentono già arrivati troppo presto. Manca quella grinta, quella fame, quella cattiveria agonistica che ti spinge a migliorarti ogni giorno. L’allenamento è come lo studio per un professionista: chi non studia non farà mai carriera. Un calciatore che cura solo la tattica e trascura la tecnica è penalizzato. E questo non è colpa dei ragazzi, ma forse di una categoria di allenatori bravissimi, che però non dovrebbero invadere il campo della tattica quando i giovani sono troppo piccoli. Per queanto riguarda la questione economica, non darei compensi troppo elevati ai giovani: una parte la accantonerei in un fondo presso la Federazione. Devono avere fame. A 18 anni non devono comprarsi una Ferrari: quella arriverà più avanti. All’inizio devono costruire una carriera, non sentirsi ricchi o già arrivati. Questo, nel lungo periodo, danneggia la loro crescita professionale". Inoltre parlava di separazione delle carriere per quanto riguarda gli allenatore "Sì, chi allena i giovani ha una missione diversa rispetto a chi allena i grandi. I giovani vanno allenati sulla tecnica e non sulla tattica, per quella c'è tempo. Inoltre, oggi la carriera degli allenatori è molto remunerativa – spesso guadagnano più dei calciatori – e noi abbiamo, per fortuna e sfortuna, la migliore classe di tecnici al mondo. Ma questo porta alcuni allenatori delle giovanili a cercare di mostrare quanto sono bravi loro, più che far crescere i ragazzi. Così puntano a massimizzare i risultati, magari vincendo campionati, facendo troppa tattica con bambini di 12-13 anni. Secondo me è sbagliato. I giovani devono giocare e divertirsi: il calcio è un gioco. La tattica e l’ossessione per la vittoria possono arrivare più avanti, dall’Under 17 in su". Si sta lavorando per portare partite ufficiali all’estero, come stanno facendo NFL e NBA. Perché nel calcio c’è tanta resistenza? "Ho visto le immagini della partita NFL al Bernabéu: un evento bellissimo. Ma nel calcio c’è ancora l’idea che, se qualcosa non si è mai fatto, allora ci sarà un motivo. Io invece ho sempre pensato che bisogna chiedersi se ciò che si fa da sempre sia giusto o se sia ora di cambiare. Aprirsi alle partite all’estero, come fanno NFL, NBA o il Giro d’Italia che spesso parte fuori dai confini, sarebbe un passo avanti. Con Milan–Como ad Perth ci stiamo provando. Sì, Perth è lontanissima e sarà un disagio per i tifosi, lo capisco e lo condivido. Ma guardando al futuro del calcio italiano, avere un palcoscenico internazionale potrebbe essere un biglietto da visita importante. È un sacrificio che può essere accettabile". Che giudizio dà sulla nomina del commissario per gli stadi? "Sono molto felice delle parole del ministro Abodi, perché ha fatto un capolavoro nell’individuare l’ingegner Sessa come commissario. È Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha competenze tecniche e istituzionali enormi: una figura perfetta per agevolare la costruzione dei nuovi stadi. Il commissario deve occuparsi di viabilità, infrastrutture, burocrazia, una quantità enorme di questioni complesse. Avere una persona con questo doppio ruolo e queste competenze è fondamentale. Abodi, Salvini e Giorgetti hanno fatto benissimo a indicarlo, e – come ci ha detto Abodi oggi – la designazione diventerà presto nomina formale".