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Da 0 a 10: le sfacciate proteste interiste, la sconvolgente frase di Conte, l'atroce ingiustizia per Rrahmani e l'indegno trattamento ai napoletaniTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 01:07In primo piano
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: le sfacciate proteste interiste, la sconvolgente frase di Conte, l'atroce ingiustizia per Rrahmani e l'indegno trattamento ai napoletani

Il Napoli vince a Lecce con la punizione velenosa di Raspadori. Bravo Olivera da centrale, grande prova di Rrahmani. E Conte ora vuole fare la storia.

Zero agli sfacciati, molti di fede interista, che hanno l’ardire di recriminare per il tocco di Spinazzola in area azzurra. Che non fosse punibile, lo hanno spiegato tutti i moviolisti del mondo, ma evidentemente c’è qualche problema di comprensione.  Sono gli stessi che hanno spergiurato, pure davanti a Dio, che quello di Dumfries al Maradona non fosse rigore per le nuove regole. Quindi, queste nuove regole valgono solo quando conviene a voi? L'incoerenza è madre dell’ipocrisia. 

Uno il turno in meno, un filo che si accorcia, come quello di una miccia che diventa sempre più vicina al momento della detonazione. Il Napoli passa l’esame, probabilmente il più difficile (sulla carta) e si tiene stretto la vetta e porta a 7 punti la sua quota della matematica leggenda. Tanti ne mancano per non doversi aspettare da altri, e questo ultimo turno ci dovrebbe ricordare che regali non ne arriveranno. Basterebbe guardare l’atteggiamento del Verona a Milano: meno belligerante di un bradipo che assalta a tutta velocità la Muraglia Cinese. 

Due sulla palla, poi la cazzimmata del ragazzo metà scozzese, metà ormai dei quartieri spagnoli. McFratm confabula con Giacomo prima di battere la punizione, ti fa pensare che potrebbe essere lui a provare la ‘seggiata’ col destro e invece la Mandrakata: non solo finta il tiro, ma si piazza nella trattoria del destro di Raspadori che arriverà poi. Un movimento che esclude Falcone per un centesimo di secondo dall’orizzonte, un punto cieco fatale al portiere salentino. Cura dei dettagli: livello Miranda Priestly ne Il Diavolo veste Prada. Sono Scott McTominay e mi diverto a dominare le partite. 

Tre titolari out: Buongiorno, Neres e in corsa pure Lobotka. Il Napoli è un asteroide, che affronta l’atmosfera e vede i suoi pezzi sgretolarsi. Quel che resta intatto, però, è il corpo centrale, un nucleo dalla forza incredibile. Si discute molto sulla definizione del lavoro di Conte, ma nel giudizio vanno divisi due momenti. Da giugno a gennaio ha fatto qualcosa di prodigioso, da gennaio in poi c’è ben oltre il miracoloso considerata la cessione di Kvara e gli infortuni a raffica di uomini chiave. Ci sono gli estremi per la Beatificazione in stile Lenny Belardo di Sorrentino.

Quattro partite vinte senza subire gol. Quando sembrava stanco, ferito, pronto ad accasciarsi al suolo come Walter White nell’ultima scena di Breaking Bad, il Napoli si rialza con lo stesso effetto sorpresa di Lazzaro. Torna a camminare, con l’emergenza in difesa riesce a blindare nuovamente la porta di un Meret intraprendente pure nelle uscite, la conferma delle parole in estate di Conte sul portiere: “Posso migliorare ogni calciatore che alleno”. Sembrava una spacconata, era invece una previsione fedele di ciò che sarebbe accaduto. Lucido come Leonida alla guida dei suoi 300: “Non è la paura a governarlo, ma solo una cresciuta percezione delle cose”.

Cinquemila, dovevano essere, i tifosi napoletani a Lecce. Eppure in molti non ci sono arrivati dentro a quello stadio, molti altri sono rimasti fuori, pur in possesso di un regolare tagliando per assistere alla gara. L’ennesimo papocchio all’Italiana, una nuova mortificante parentesi di mediocrità di chi dovrebbe gestire l’accesso all’interno del Via del Mare. Il napoletano però è osmotico, riesce a trasmettere la propria passione e la propria energia anche restando fuori dalle mura dello stadio. Siamo fatti così, siamo un popolo abbacinante. Che più provi a limitarne la libertà, più si carica. Siamo fionde. Siamo disposti a piegarci, solo per sprigionare una forza ancor maggiore. Non si può fermare il vento con le mani. 

Sei e mezzo ad una bella storia, quella di Spinazzola. Con tutte le valigie sul letto pronte per un lungo viaggio, Leo ha invertito la rotta e stracciato i biglietti per qualche nuova destinazione. Da gennaio è stato un fattore, ha saputo adattarsi sia da esterno basso che giocando alto, ha mantenuto uno standard qualitativo sempre elevato dimostrando che spesso la calma, più della fretta, sia la consigliera a cui prestare l’orecchio. “Arriverà la fine, ma non sarà la fine” sembra l’abbiano scritta per lui: non vince mai chi fugge, vince chi resta. 

Sette al coltellino di MacGyver che si è fatto persona. Serve un terzino sinistro? C’è Olivera. Serve un centrale? C'è Olivera. Serve uno che canta ai matrimoni? Chiedete a Olivera, che avrà sicuramente la soluzione. Tutta la duttilità di Mathias, che ha studiato alla scuola di Marcelo Bielsa da difensore centrale e non tradisce Conte, che ci aveva puntato forte, ritenendolo più affidabile di Rafa Marin. L’uruguaiano  resta sempre concentrato ed è utilissimo anche nella fase di sviluppo iniziale dell’azione: stagione pazzesca pure per lui, poco bravo a sponsorizzare se stesso. Per rendimento la sua miglior stagione al Napoli.

Otto ad Amir, l’irreprensibile Amir, che in troppi si dimenticano di celebrare come uno dei migliori centrali della Serie A. Perfetto Rrahmani, che fa di Krstovic tutto ciò che gli aggrada, eliminandolo da gara come un file ormai vecchio spostato nel cestino. Non sbaglia quasi mai partita, ha sempre un rendimento altissimo e non ha mai atteggiamenti fuori posto: non è mica un caso che Spalletti e Conte gli abbiano dato tutta questa fiducia. È sempre stato l’Altro: di Koulibaly, Kim e poi Buongiorno. Invece Amir funziona anche come lider Maximo della retroguardia. Se Sun tzu ha scritto l’arte della guerra, Rrahmani potrebbe tranquillamente comporre un manuale sull’Arte di difendere. Old but gold.

Nove a Raspadori, che ci piace assai entrare come un deus ex machina nel momento di massima tensione di una storia e risolverla. Dal sinistro al volo di domenica 23 aprile del 2023 sul campo della Juve, a questa rasoiata col destro su punizione che ha un sapore dolce, ii preludio a tante cose belle, una tappa fondamentale per arrivare a braccia alzate sotto al traguardo. Giacomo è come il Legolas del Signore degli anelli: ha una faretra con frecce illimitate, potendo segnare in ogni modo, con ogni piede, senza manco aver bisogno di un minutaggio eccessivo. Un distributore automatico di Gol Raspadori, che con l’addio di Kvara e gli infortuni di Neres ha saputo realizzare 5 gol dalla sfida col Venezia, in poi. 

Dieci alle parole di Conte, che non permettono a nessuno di abbassare la concentrazione e stravolgono la comunicazione precedente: ora non vincere lo scudetto sarebbe una delusione atroce. “La storia non ricorda i secondi” ed ancora: “Questa potrebbe bruciare tantissimo, per molto tempo". Antonio è determinato, gli interessa lasciare un solo messaggio scritto sulla lavagna virtuale del suo spogliatoio: nessuno pensi di aver fatto la storia, la storia si fa, non si annuncia, non si attende, non si prevede, non si calcola. Nessuno si perda tra i lambicchi delle tabelle di marcia, dei punti che mancherebbero, di quello che farà l’Inter. Conte indica la via a tutti: la storia saremo noi, ma solo ad una condizione. Mantenere quella posizione lì, fino alla fine. Godere, fino alla fine. Sul confine molto sottile dell'eternità. si balla solo con la musica che sceglie lui. E non esiste al mondo miglior Deejay a cui affidare la festa. Ora che son cadute le maschere, che l'obiettivo è uno soltanto, non resta che abbassare la testa e sprigionare tutta la forza che è rimasta in corpo sui pedali con la fame del Cannibale in stile Merckx.

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