
Clemente di San Luca a TN: "Dagli audio emerge che Var su rigore interviene in modo illegittimo"
Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, commenta così il momento del Napoli
"Domenica sera, dopo le partite, ero esanime, con l’ossigeno. Come me, pressoché tutti i tifosi azzurri. L’alternanza dei risultati, soprattutto quello di San Siro ovviamente, ha mandato il cuore per aria. Ad una intera città. Miracolo a Milano. Pedro e Arnautovic bracci operativi del Santo Patrono. Quando quelle magliette azzurre corrono sul campo di calcio, noi tutti siamo lì. Gli uomini che le vestono siamo noi. Giochino bene o male, siamo noi. Siano indolenti o si facciano il mazzo, siamo noi. Sorridano o si disperino, siamo noi.
Questa cosa non si riesce a spiegare bene con le parole. È semplicemente così. Un fenomeno di forte, intensissima, rappresentatività, e, dunque, di piena identificazione. Per questo non è in alcun modo secondario interrogarsi sui contenuti di una siffatta capacità esponenziale. Ma non è il momento. Al riguardo ho già messo su carta il mio pensiero (in perfetta coerenza con quanto ho scritto nel corso di tutta la stagione). Ma lo pubblicherò dopo la fine. Qualunque sia il risultato.
Che per me, purtroppo – altro che storie –, non è affatto scontato. Il Cagliari – io credo – verrà a giocarsi la partita seriamente. Sia per deontologia sportiva. Sia perché – aritmeticamente già salvo – avrà la mente libera, sgombra da qualsivoglia preoccupazione. Sia, soprattutto, per mandato territoriale. Ci detestano. Stanno premendo sui giocatori affinché vendano cara la pelle pur di intossicarci. E noi, per contro, facciamo una maledetta fatica a trovare la via del gol. I nostri alfieri sono stanchi. La enorme motivazione che li anima, anziché moltiplicare le energie, ben potrebbe generare un effetto paralizzante. Un intero popolo che ti spinge perché quella dannata palla s’infili nella rete dei sardi, potrebbe provocare l’effetto opposto: anziché moltiplicare le forze, incrementare l’annebbiamento, che deriva da una condizione psico-fisica da qualche tempo non più ottimale.
Ecco perché, di qui a venerdì sera, purtroppo, continueremo a convivere con l’ansia. Certo, sarebbe saggio accogliere l’invito di Zambardino alla serenità. Alla leggerezza. Non fosse altro perché così, allentando la pressione, si contribuirebbe ad aiutare i ragazzi azzurri. Francamente, però, lo trovo impossibile. Uno snaturamento eccessivo. Ma quale tregua? Quale felicità? Di cosa dovremmo essere felici? Gli ultimi 90 minuti saranno un tormento, solo all’esito del quale, se veramente si riuscisse nell’intento, scoppierebbe un urlo di gioia che dall’intestino sale fino al cielo.
Così come trovo non condivisibile che si debba considerare che una ‘cosa’ (un metodo, un’organizzazione, o quello che si vuole) funzioni se si ottiene il risultato. C’è sempre una componente di casualità, di necessaria buona sorte, che impedisce di aderire a tale conclusione. Chi vince ha sempre ragione? Allora ha ragione Netanyahu? O Putin? O Trump? Certo che no. Almeno non per me. Hanno torto. Eppure, stanno conseguendo il risultato che s’erano prefissati.
Mutatis mutandis, il ragionamento sarebbe un po’ come quello che fanno i seguaci di Boskov, i quali elevano l’effettività – la sua nota massima secondo cui «Rigore è quando arbitra fischia» – a fonte del diritto. Un’autentica corbelleria, capace di rendere norma la sua violazione. Ma su questo torneremo a campionato concluso.
2. Piuttosto, il riferimento al «rigore» ci consente di tornare sull’ennesima – ormai costantemente reiterata – applicazione illegittima del Protocollo VAR. Adesso molti si aspetteranno che faccia riferimento all’intervento che ha imposto a Doveri la revisione dell’episodio del rigore decretato per fallo su Neres. Ebbene, deluderò certamente tutti coloro che, sbagliando, ritengono che il VAR non potesse intervenire. Il VAR, invece, aveva il dovere giuridico di farlo. Ma non l’ha fatto correttamente. Dagli audio resi pubblici, infatti, è emerso che lo ha fatto in modo illegittimo. Anzi, verrebbe di dire, in maniera addirittura manipolatoria. Lo chiarisco.
Come sto spiegando (invano) da tempo, nelle 4 ipotesi codificate il VAR – se il relativo Protocollo viene letto secondo il criterio della «interpretazione sistematica» del testo nella sua interezza – ha il dovere giuridico di richiamare l’arbitro a rivedere al video gli episodi per i quali il fatto risulti di rilevazione dubbiosa. Una volta che l’accertamento del fatto sia stato messo, inequivocabilmente, nella disponibilità della visione del direttore di gara, la valutazione sulla sua qualificazione giuridica (se esso, cioè, integri o no un fallo) è una responsabilità esclusiva di quest’ultimo. Il VAR non può in alcun modo interferire sul processo valutativo. Ha giuridicamente il dovere di chiamare l’arbitro alla revisione, nonché quello di astenersi dal manifestare ogni opinione al riguardo.
È dunque illegittimo che il VAR abbia volutamente (come sembra ascoltando il colloquio degli addetti che suggeriscono un’APP) proposto solo il video della prospettiva da cui si sarebbe potuto (erroneamente) inferire un fallo di Simeone, e non di quella da cui risulta, indiscutibilmente, che il fallo non c’era. Pertanto, è perfettamente legittimo che il VAR sia intervenuto, perché era dubbio l’accertamento del fatto. È invece in vistosa violazione delle regole che: a) abbiano suggerito all’arbitro la qualificazione giuridica del fatto e b) non gli abbiano fatto vedere le immagini dall’angolazione in cui risulta palese e non dubitabile che fosse insussistente il fallo di Simeone, immagini dalle quali si capisce, senza incertezze di sorta, che la fattispecie consiste in un intervento difensivo in scivolata di Circati, che tocca il pallone (se non vi fosse riuscito, avrebbe commesso fallo) prima di sgambettare Simeone. Dalla illegittima attività di accertamento del fatto è poi scaturita una sua illegittima qualificazione giuridica, con conseguente revoca del calcio di rigore. Doveri, quindi, è stato indotto, da una vera e propria illegittima ‘istigazione’ del VAR, a qualificare come fallo un intervento che Simeone non fa, ma subisce. È scandaloso quanto al riguardo ha dichiarato il designatore Rocchi ad “Open Var” di DAZN: «Il rigore era assolutamente da concedere ma dall’APP si evince che c’è un fallo precedente di Simeone sul giocatore del Parma». Un falso eclatante e stupefacente.
È veramente triste che, persino nelle trasmissioni televisive locali, si continui a parlare del Protocollo in maniera inappropriata. Ovvero si affermi che il Protocollo è stato più volte cambiato in corso d’opera, confondendo grossolanamente la modificazione della norma con la lettura e l’applicazione alterate del dettato normativo, ad opera del sistema arbitrale nel suo complesso. Una confusione concettuale clamorosa, nella quale si finisce per non distinguere fra ‘errore scusabile’ (che è umano) ed ‘errore inspiegabile’ (che alimenta sospetti).
Per scansare infondate accuse di faziosità tifose, in Inter-Lazio, non aver segnalato la spinta di Rovella a Bisseck al 20° del primo tempo, costituisce senza esitazioni un errore “inescusabile” del VAR, dunque una palese omissione illegittima: la «valutazione di campo» che ne inibirebbe l’intervento è una sesquipedale, insopportabile, invenzione. Ma – deve esser chiaro – gli episodi del gol di Dumfries e del fallo di mano di Bisseck sono stati accertati e valutati correttamente.
3. Due giorni ancora e sarà tutto finito. Il Cagliari può avere solo una motivazione: ‘schiattarci’ il sogno. Dobbiamo rendere la nostra ancor più potente e soffiare all’unisono sul pallone affinché s’insacchi. Per l’ultima volta, allora, «Adelante, Pedro, con juicio, si puedes». Non è più questione di ragione o di volontà. Deve prevalere la motivazione di un popolo intero che, invocando il Santo Patrono, vuole trovare vigore ed impeto nella sua sconfinata passione. Non sarà facile. Ma noi saremo lì, per sostenere fino allo spasimo i nostri combattenti nell’arena.
Forza McFratm, forza Lukakone, forza Jack, forza Zambo, forza Matteo, forza David! Forse non lo sapete, ma – come si canta a Napoli – «’e vvote basta sulo ’na guardata, e ’a femmena è rimasta sott’ ’a botta ’mpressiunata». Sentit’ a me: basta sulo ’na meza palluccella ca va a ferni’ dint’ ’a rezza lloro. Non conta chi ha saputo «coglier’ buono ’o tiro». Può pure essere un difensore. Non importa, basta ca poi ’o fatto se fa «niro niro». Pe’ lloro. «Niro niro comm’a cche»!!!






