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tmw / napoli / Le Interviste
Chiariello: "E' successa una cosa gravissima! Può far saltare il sistema calcio"
ieri alle 14:10Le Interviste
di Christian Marangio
per Tuttonapoli.net

Chiariello: "E' successa una cosa gravissima! Può far saltare il sistema calcio"

Nel corso di 'Un caffè con Chiariello' su Radio Crc, il giornalista Umberto Chiariello è intervenuto con il suo editoriale: "Oggi è successa una cosa gravissima. Può far saltare completamente il sistema calcio. E non è un allarme lanciato a caso, perché questa cosa terrificante covava sotto la cenere. Si chiama sentenza Diarra, dopo la sentenza Bosman, può essere persino più devastante.

Ricordiamo brevemente cosa è accaduto nel corso degli anni. All'inizio, il calciatore era, tra virgolette, "servo della società": un cespite, cioè un bene strumentale. Valeva come un macchinario. La società ne disponeva a suo uso e consumo: lo acquistava da un’altra società e ne faceva ciò che voleva. Il calciatore non aveva voce in capitolo. Se non accettava la destinazione, l’unica alternativa era smettere di giocare. Questo è successo spesso, soprattutto a livello dilettantistico.

La società aveva dunque il totale controllo del calciatore. Poi arrivò la battaglia del neonato sindacato dei calciatori: Campana, Rivera, Mazzola, i big dell’epoca per rendere più umane le condizioni contrattuali. Si lottò per ottenere la firma contestuale, ossia il diritto per il calciatore di accettare o meno la destinazione. Con la firma contestuale, il calciatore ha cominciato a essere meno "oggetto", ma comunque il potere restava in mano alla società, che disponeva del cartellino e incassava dalla vendita. Serviva solo il consenso del calciatore sulla destinazione.

Poi succede qualcosa che cambia tutto. Un semisconosciuto calciatore belga da non confondere con il più noto olandese Bosman, fa causa alla Corte di Giustizia Europea. Da lì nasce la famigerata Sentenza Bosman, che stravolge il calcio europeo: sancisce il principio della libera circolazione dei lavoratori, anche per i calciatori E così si arriva al sistema attuale: Il calciatore firma un contratto, non è proprietà del club. Alla fine del contratto, si svincola e può accasarsi altrove senza dover nulla alla società per cui ha giocato.

Oggi un calciatore aspetta la scadenza, poi, tramite il suo procuratore, si vende da solo. Esempio: De Bruyne, svincolato, non ha rinnovato col City, ha trovato un club (il Napoli), ha ricevuto 10 milioni di bonus, si è venduto da solo e ha ottenuto un ottimo stipendio. Questo è il mercato odierno degli "svincolati".

Cosa comporta tutto ciò? Che se tu compri un calciatore, sei costretto a ricomprare il suo contratto continuamente per evitare la scadenza. Non devi mai arrivare all’ultimo anno, altrimenti il potere passa al calciatore, che può rifiutare il rinnovo e svincolarsi a costo zero. Oggi si firma un contratto di 5 anni, ma già al secondo anno bisogna iniziare a parlare di rinnovo. E anche se firmi 5 anni, c’è l’articolo 17 del regolamento europeo, che prevede: un calciatore sopra i 28 anni, dopo 2 anni può svincolarsi autonomamente, sotto i 28 anni, può farlo dopo 3 anni.

L’indennizzo è a carico del calciatore, ma prima c’era una forma di solidarietà giuridica: il club acquirente era coresponsabile. Oggi non più: con la sentenza Arra, questa solidarietà non esiste. Il club acquirente non è più obbligato a pagare nulla. Se il calciatore non paga l’indennizzo, il club venditore non può rivelarsi sull’acquirente.

Questa sentenza Diarra, rimasta a lungo sotto traccia, oggi fa tremare il sistema. Circa 100.000 calciatori, secondo Coluccia, potrebbero essere coinvolti in cause di risarcimento multimiliardarie. C’è infatti una fondazione creata in Olanda:Justice for Players, che tutela gli interessi dei calciatori europei.
Hanno annunciato una causa contro FIFA e le federazioni di Francia, Germania, Olanda, Belgio e Danimarca (al momento esclusa l’Italia, ma non è detto che resti fuori).

Chiedono un risarcimento per i mancati guadagni causati dalle norme FIFA sui trasferimenti, ritenute restrittive e incompatibili con la libera circolazione.La sentenza Arra del 2004, alla base di tutto, dice chiaramente: Le regole FIFA sui trasferimenti violano la libertà di circolazione dei lavoratori. Esempio concreto: il Napoli compra Milinković-Savić, gli fa un contratto di 5 anni. Dopo un anno, lui decide di andarsene. Cosa fa? Presenta le dimissioni, come qualunque lavoratore.Deve qualcosa al Napoli? No. E il Napoli? Ha speso 20 milioni per nulla.

Questa è la bomba ad orologeria. La Justice for Players ha commissionato uno studio alla Compass Lexecon, una società di economisti, secondo cui:I calciatori avrebbero guadagnato l’8% in più se le regole FIFA non avessero limitato la loro libertà contrattuale.In una nota, Lucia Marcartz, presidente di Justice for Players, afferma: Il sistema favorisce indebitamente la FIFA, che ha troppo potere. In ogni altro lavoro, una persona può cambiare azienda liberamente.

Il problema è che i calciatori sono lavoratori dipendenti. Nonostante si usi la parola “professionisti”, non lo sono giuridicamente. Non hanno partita IVA. Lo Stato non li considera liberi professionisti perché: non dispongono dei mezzi di produzione, sono sotto il comando dell’azienda (la società sportiva), usano le strutture del club: centri sportivi, stadi, attrezzature, palloni, ecc. Per la legge, quindi, sono dipendenti a tutti gli effetti.

E qui si apre un ginepraio legale enorme: Un lavoratore dipendente, secondo il diritto del lavoro, può dimettersi in qualsiasi momento, con preavviso.
Nei contratti collettivi (CCNL), i livelli di inquadramento stabiliscono i tempi del preavviso (es. 2 mesi per un 5° livello, 3 per un 6°).Il dipendente non deve giustificarsi. Basta una comunicazione formale. Immaginate se un calciatore potesse fare lo stesso. Compri un calciatore per 75 milioni. Dopo un anno, ti dice: “Mi dimetto, arrivederci”. Il club perde tutto, e non ha diritto a nulla.

Significherebbe che il cartellino non avrebbe più valore.Nessun club comprerebbe più un giocatore a cifre esorbitanti, sapendo che può andarsene quando vuole. A quel punto, comanderebbe solo la volontà del calciatore.Il mercato diventerebbe un Far West: chi offre di più se lo prende. I club più ricchi attraggono i migliori, e il sistema crolla. Questo non è uno scenario di fantascienza, ma una battaglia legale già in atto. FIFA, UEFA Federazioni dormono, ma presto potrebbero trovarsi travolti. Il calcio, come lo conosciamo, potrebbe cambiare radicalmente, e nessuno sa dove si andrà a finire".