
Clemente di San Luca a TN: "McTominay penalizzato dal nuovo assetto tattico, va in confusione"
Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, analizza così l'utilizzo del VAR nella gara Milan-Napoli:
"Dopo la sconfitta di Milano ho provato a mettere in luce l’esistenza e i connotati di una vera e propria associazione a violare le regole. Nonché a delineare i nostri limiti. La partita con lo Sporting rinsalda le convinzioni espresse.
1. L’arbitraggio di Makkelie conferma – sempre che ce ne fosse bisogno – il modo di dirigere la partita interpretando le regole così da svuotarne il significato precettivo. Non vengono sanzionati interventi palesemente «negligenti» – consistenti, cioè, nel caricare un avversario, nel saltargli addosso, nel dargli un calcio, nello spingerlo o colpirlo o sgambettarlo, nell’effettuare un tackle o un contrasto, mostrando «mancanza di attenzione o considerazione» o agendo «senza precauzione» – che la Regola 12 prescrive debbano essere puniti con un calcio di punizione, adoperandosi arbitrariamente il potere di valutazione che la disposizione pur contempla (il testo esplicitamente recita: «considerato dall’arbitro»), decidendosi quindi di considerare la previsione normativa come attributiva di uno spazio di scelta (inesistente) in grado di superarne il dettato.
Insomma, se un calciatore va in contrasto con l’avversario, o lo spinge, o lo carica, e così via, l’arbitro non può ritenere che non vi sia stata «mancanza di attenzione o considerazione», o si sia agito «senza precauzione», come gli gira, una volta sì e una no, deliberatamente. Il calcio è sport di contatto, sì, ma i contatti devono essere tali da non violare la Regola 12. E, ove si intervenga con «mancanza di attenzione o considerazione» ovvero «senza precauzione», l’arbitro deve sanzionarlo.
2. Quanto agli azzurri, la partita ha reso definitivamente evidenti i problemi da affrontare e risolvere. Certo, col tempo che ci vuole. Ma senza fingere che non esistano. Confondere la riflessione ragionata con il «fuoco amico» è una stoltezza. Lo stesso Conte sembrerebbe aver capito cosa fare. Come ho umilmente suggerito, si tratta di utilizzare i due modelli di gioco a seconda delle circostanze, senza integralismi di sorta. Talvolta si può giocare coi quattro centrocampisti. Talaltra – forse più spesso – schierandone tre, con i due esterni alti. E, in base alle esigenze contingenti, accanto al regista (Lobo o Gilmour), alternare i restanti dei ‘fab four’, mettendone in campo due più muscolari, oppure uno soltanto e l’altro più cesellatore, alla bisogna.
Insomma, tocca al mister trovare le soluzioni da variare con sapienza, guardando alla faticosa lunghezza della stagione. Possibilmente senza lamentarsi a sproposito. In altre parole, De Bruyne è un fuoriclasse, non un problema, a patto che lo si collochi nello scacchiere in maniera adeguata. Ha dato dimostrazione di come sa innescare divinamente il centravanti. E Hojlund ha fatto capire nitidamente in che modo deve essere assistito. Non sarà Haaland, ma attacca la profondità in maniera analoga. Del resto, che il gioco incespichi è stato visto da tutti (e chi non lo riconosce è perché assume una pregiudiziale condivisione delle scelte di Conte).
McFratm è quello che ne risente di più. Scott sembra involuto rispetto alla passata stagione. Ma questo pare addebitabile, non tanto a sue manchevolezze, quanto piuttosto alla collocazione in campo con i quattro centrocampisti, un po’ esterno, un po’ mediano, un po’ incursore. Si percepisce che alla fine perde la bussola, non si orienta più, la confusione finendo per fargli sbagliare anche controlli e passaggi elementari. Inoltre, sfruttare di più gli esterni serve anche per far rifiatare Politano, che dà già evidenti segnali di stanchezza. Infine, Milinkovic-Savic mostra di rappresentare una soddisfacente garanzia, sia per la parata finale sia per i rilanci lunghi e precisi quando occorre. Non è però, nel complesso, più forte di Meret. Se i due accettano serenamente la coesistenza, la squadra ne trarrà indubbi vantaggi. Altrimenti…
Detto questo, domenica sera gli incastri delle partite potrebbero farci tornare solitari in testa alla classifica prima della sosta. Speriamo che Conte dia seguito a quanto ha solo accennato nel post-gara di Champions. E soprattutto confidiamo nella buona sorte, ché l’anno scorso la gara ci regalò tanta amarezza.







