Maradona, la fotoreporter che l'ha seguito negli ultimi giorni: "Mi parlava sempre di Napoli..."
Eva Pardo, fotoreporter del Gimnasia La Plata e testimone degli ultimi mesi di vita di Diego Armando Maradona, ha parlato del campione argentino un'intervista a Fanpage:
Che ricordi hai del primo giorno di Diego al Gimnasia, quando gli scattasti una foto per la prima volta a Estancia Chica?
"Il primo giorno fu travolgente, pieno di emozioni. Ero piena di entusiasmo, non riuscivo a credere a ciò che stavo vivendo. La sua presentazione fu fatta durante un allenamento a porte aperte allo stadio Juan Carmelo Zerillo; lo vidi uscire dal tunnel, lì c’è un tunnel a forma di lupo, e non potevo crederci: il sogno stava diventando realtà"
Com’era Maradona nella vita di tutti i giorni?
"Diego era meraviglioso, quando vedeva che gli stavo facendo una foto, mi sorrideva, mi faceva un gesto; rendeva il mio lavoro più semplice! La generosità che aveva con tutti noi del club era incredibile".
Ricordi la prima foto che gli scattasti?
"La prima foto che scattai fu durante quella presentazione allo stadio, c'erano centinaia di colleghi; poi nei giorni successivi, durante gli allenamenti, quando ero l’unica fotografa, se ne aveva voglia ci fermavamo a chiacchierare. Ricordo un pomeriggio in cui c’era suo nipote e mi chiese di scattargli delle foto. Fu Meraviglioso".
Che ricordi hai di quei momenti con Diego?
"Tutto. Non dimenticherò mai nulla. Una volta, dopo alcuni giorni in cui lui non c’era a causa di un problema politico nel club, quando tornò gli dissi: 'Per favore Diego, non te ne andare più, ho pianto per tutti questi giorni; ti voglio tanto bene'. E lui sorrise e mi rispose :'Abbiamo imparato a volerci bene'. Una frase che poi ho tatuato".
Sei stata tra le poche che gli ha scattato foto fino alla fine. Hai notato qualche cambiamento?
"La pandemia ci ha separati per alcune settimane e quando l’ho rivisto era più magro, come se si vedesse più debole. E l’ultimo giorno, all’inizio della stagione, si notò ancora di più".
25 novembre 2020: il giorno della sua morte. Cosa ricordi?
"Tornavo dall’allenamento e in alcuni gruppi iniziavano già a scrivere qualcosa. Sono arrivata a casa, ho acceso la tv e non c’erano buone notizie. Decisi di spegnere tutto. Dopo due o tre ore poi scrissi a un amico giornalista: sapevo che mi avrebbe detto la verità e mi confermò il tutto. Non potevo crederci, gli dicevo di no, chiesi di verificare meglio. Ho pianto tutto il pomeriggio, fino a quando siamo andati allo stadio. Lì ci siamo ritrovati spontaneamente con i tifosi e abbiamo pianto insieme. Niente fu più come prima".
Ti parlava mai di Napoli?
"Sì, parlavamo tanto di Napoli. Io avevo visitato la città quando lui era al Gimnasia. Ora bisogna mantenere vivo il suo ricordo, il suo lascito: è la nostra responsabilità, per tutto ciò che ha fatto per i nostri popoli".








