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Giochisti o risultatisti? La storia del Catenaccio e del vero calcio all'italianaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 8 aprile 2021, 17:45Serie A
di Marco Conterio

Giochisti o risultatisti? La storia del Catenaccio e del vero calcio all'italiana

Italiani difensivisti. Che poi il catenaccio non è neppure italiano ma svizzero con origini austriache, ovvero di Karl Rappan. Che era di Vienna e che in Svizzera, nel 1932 al Servette, inventò di sana pianta il verrou. Era l'antesignano del catenaccio: Rappan tolse un centrocampista e lo mise in linea coi difensori, senza marcature, a fare giustappunto il libero. Lo ripropose pure nel '38 ai Mondiali e per vederlo fuori dai confini elvetici, toccò aspettare qualche anno. Mario Villini e Ottavio Barbieri tra Trieste e La Spezia ma fu sublimato in particolar modo da Gipo Viani a Salerno. Fu lui il primo grande esponente della variante difensiva del Sistema, portato poi agli onori delle grandi cronache da Nereo Rocco ed Helenio Herrera.

Vinsero in Italia e nel Mondo, il calcio all'italiana divenne materia di studio e già allora, dagli anni cinquanta e poi soprattutto sessanta, scaturì il dibattito. Giochisti o risultatisti?

Il calcio all'italiana Era un figlio diretto del Sistema: marcatura a uomo ma centrocampo con un uomo in meno. Un difensore in più, sicché per sopperire all'inferiorità numerica in mezzo al campo, nacque l'ala tornante. Da tre a due attaccanti e allora, siccome dal Catenaccio iniziale ci fu un'evoluzione col terzino destro più interno, il terzino sinistro diventò un fludificante per dar quella spinta che l'ala destra faceva mancare. E' stato fortuna e croce dell'Italia, tanto che Rocco è stato crocifisso dagli amanti del giuoco perché difensivista, ma pure Trapattoni e Bearzot. Loro e la loro zona mista in difesa, ovvero aggrappata alla grande tradizione italiana. Giochisti o risultatisti? Senza alcun dubbio la seconda, è la storia d'Italia e del suo pallone.