"La Fiorentina e la Fiesole si salveranno": un grido di speranza che unisce spogliatoio e Curva
Una grande artista jazz di nome Nina Simone, in un pezzo degli anni Sessanta divenuto leggenda, cantava di 'Una nuova alba, un nuovo giorno, una nuova vita' e invitava a 'sentirsi bene' - da qui il titolo 'Feeling Good' -. Ora feeling good non sembra possa star bene come concetto a una Fiorentina più che moribonda, ma proviamo a fare una spremuta di ottimismo col poco succo che c'è rimasto. Perché oggi è il primo dicembre, un lunedì per giunta, una pagina bianca sul calendario, l'ultimo mese prima di un altro nuovo inizio.
Una nuova alba, che la Fiorentina passa ancora da ultima in classifica. Un nuovo giorno, perché comincia una settimana di lavoro piena verso la sfida col Sassuolo e per la prima volta Vanoli potrà lavorare per quattro giorni consecutivi con tutta la squadra. E soprattutto una nuova vita. Perché i due schiaffoni presi dall'ex Palladino possono aver avuto l'effetto di aver messo tutti sulla stessa pagina del libro. Perché adesso c'è da fare qualcosa di storico, dopo che qualcosa di storico, ma in negativo, è successo: tredici partite di Serie A senza vincere, nessuna squadra nell'era dei tre punti è riuscita a salvarsi dopo una partenza del genere. Chiunque sia stato in uno spogliatoio, o comunque in un gruppo che condivide tanto - in termini di tempo e situazioni - e si sia trovato in momenti di difficoltà sa benissimo come sia fondamentale creare una narrativa condivisa per provare a uscirne insieme. Sta tutto nella testa, come sempre, Vanoli parla spesso ai suoi ragazzi di un 'chip' da cambiare. Adesso questa narrativa diventa quella dell'Against all odds, per citare un film cult degli anni Ottanta, contro ogni pronostico. Noi contro tutti, intesi anche come i precedenti.
Davanti alla Fiorentina c'è un universo inesplorato, un nuovo inizio, fatto di un campionato più 'su misura' rispetto all'attualità di casa viola. Sassuolo-Verona-Udinese-Parma prima di capodanno. Anche con quattro vittorie - un'utopia di questi tempi - non ci sarebbe niente di archiviato. Perché la Fiorentina ora gioca anche contro la cabala, e chissà che questo non possa essere uno stimolo. Perché qualcuno ieri negli spogliatoi di Bergamo gridava, "la Fiorentina e la Fiesole si salveranno", un urlo che è un atto di fede, una frase condivisa da squadra e Curva, unite nello stesso destino. E perché adesso, con questi numeri e queste prestazioni, è rimasta solo quella, la fede. La disperazione del momento sembra aver azzerato anche i confini sociali, da una parte un quarantenne plurimilionario da 450 gol in carriera e due Premier in bacheca (Dzeko), dall'altra un ragazzo arrivato in pullman con bandiere viola al seguito, entrambi fragili allo stesso modo, entrambi bisognosi l'uno dell'altro, in un momento sportivamente drammatico, che crea un'immagine a suo modo storica e a suo modo bella. Se fossimo in una serie tv poliziesca di dubbio gusto e originalità questo sarebbe il momento in cui il protagonista ha toccato il fondo, caracolla tra uno sgabello di un pub e l'altro, vicino all'oblio. Poi si sveglia, si guarda allo specchio e decide di cambiare vita, perché c'è ancora tempo per farlo. E in sottofondo partirebbe quella stupenda canzone di Nina Simone, che parla di una rinascita, che è sempre possibile finché c'è vita.






