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Italia: il ct ha un nome, ma non è né il problema né la soluzione. Milan: la strategia (corretta) del “fuoritutto”. Inter: Chivu, una scommessa da supportare. Juve: il piano ComolliTUTTO mercato WEB
ieri alle 16:01Editoriale
di Fabrizio Biasin

Italia: il ct ha un nome, ma non è né il problema né la soluzione. Milan: la strategia (corretta) del “fuoritutto”. Inter: Chivu, una scommessa da supportare. Juve: il piano Comolli

La questione nazionale è ridicola per tanti motivi, ma soprattutto per uno: continuiamo a credere che il problema sia il ct. Certo, c’è anche quel non irrilevante aspetto, ma è solo la punta dell’iceberg. La gestione grottesca di questi ultimi giorni spiega alla perfezione quale sia l’origine di tutti i mali nel nostro calcio: l’improvvisazione sommata al sensazionalismo.

Hanno cacciato Spalletti non perché realmente convinti della sua inadeguatezza (del resto lo avevano salvato anche dopo l’indecente Europeo) ma solo perché lo reclamava la piazza. È così, abbiate fede. Non hanno pensato “beh, dobbiamo giocare una partita piuttosto semplice domani, aspettiamo e valutiamo con calma, tanto poi si torna in campo a settembre” ma, diamo alla gente quello che vuole: la testa del ct.
Così hanno fatto e si sono ritrovati in una situazione da far impallidire la sceneggiatura de “L’allenatore nel Pallone”: un ct esonerato a guidare gli azzurri e nessun sostituto da presentare al Paese. Praticamente un capolavoro di inadeguatezza.

L’improvvisazione sommata al sensazionalismo ha poi innescato il resto del delirio: hanno scelto Ranieri (“Diamo alla gente l’allenatore a cui tutti vogliono bene”) nella convinzione che mai avrebbe rifiutato l’incarico. E invece ciccia: il grande vecchio rifiuta, Pioli segue a ruota e… boh, ora che si fa?
Semplice, ci si butta ancora una volta nell’improvvisazione sommata al sensazionalismo: “Andiamo a prendere uno di quelli del 2006, quelli hanno vinto, la gente li ama, meglio di niente”. E allora De Rossi, oppure Gattuso, oppure Cannavaro, o magari tutti assieme.

Considerazioni finali:
1) Se alla fine arriverà Gattuso ci sarà andata persino bene, punteremo su un uomo che mette cuore e idee in tutte le cose che fa. E non è poco.
2) Il problema dell’Italia non è il ct, ma tutte le orrende dinamiche politiche che portano il nostro movimento a cambiarli come si cambiano le mutande.


Ai nostri reggenti non interessa cambiare il calcio, interessa conservare la poltrona. Il fatto che i cattivi risultati non portino praticamente mai ad assunzioni di responsabilità continuerà a far prevalere la logica dell’improvvisazione sommata al sensazionalismo. Per capirci, magari prima o poi torneremo a vincere qualcosa ma, dovesse mai capitare, sarà per puro caso e non certo perché abbiamo compreso quel è l’unica cosa da fare, ovvero ripartire da zero.

Pillole in libertà
- Molti contestano il “Fuori Tutto” (o quasi) del Milan. “Vendono tutti i più forti! Maledetti!”. Certo non può far piacere a un tifoso vedere i grandi nomi ceduti o a un passo dalla cessione ma, forse, è quello che deve fare il Milan per rimettere ordine dopo una stagione inaccettabile: fidarsi di Allegri-Tare, riorganizzare, mettere insieme una squadra piuttosto che una serie di giocatori a caso, per quanto forti.
- Il Napoli vuole Musah. O meglio, lo vuole Conte. E se lo vuole Conte è perché vale più di quello che in rossonero (non) ha fatto vedere.
- Il pensiero che hanno ancora in tanti (“il Como è ancora una piccola”) è un peccato d’ingenuità che possono avere Tizio e Caio al bar, non gli addetti ai lavori.
- L’Inter ha scelto Chivu. Non esiste un tifoso dell’Inter che non sia affezionato a Cristian Chivu. Per quello che ha fatto sul campo. Per come si è sempre comportato. La sensazione, tra l’altro, è che sia un ottimo prospetto di allenatore. Ma non è questo il punto. Il punto è che l’Inter si affida a un tecnico con 13 panchine in Serie A e, quindi, sceglie di rischiare. Non te lo aspetti da un club che ha basato la sua recente fortuna sugli incassi (multimilionari) di campo e che ha chiuso la stagione 24/25 in cima al ranking Uefa. Ogni tifoso nerazzurro tifa per Cristian Chivu, lo sosterrà al massimo e spera di gioire insieme a lui. Ma questo - è un fatto - si chiama azzardo e in quanto tale comporta dei rischi che un grande club ha il dovere di limitare, quantomeno con un mercato all’altezza.

- La Juve riparte da Tudor. Il nuovo dg Comolli è stato chiarissimo. Parere personale: molto meglio Igor di un qualunque allenatore portato a Torino “perché ha il nome”. Ora però sono i reggenti che devono fare la differenza: le scelte sbagliate della passata estate devono trasformarsi in buone idee. Ecco, è una buona idea decidere di puntare su una nuovissima “multi-dirigenza”? Lo scopriremo ben presto.
- Il mondiale per club… Finite voi la frase.