Non tutti i mali vengono per nuocere. Toccare il fondo per rinascere, ma urge una rifondazione

Sono passati solo sette giorni dalla retrocessione in C e rabbia e dolore sono ancora forti nella piazza granata. Una delle pagine più nere della storia della Salernitana, uno spareggio play-out contestatissimi e giocato in modo ingiustificabile da una squadra priva di carattere e spina dorsale.

Difficile accettare tutto ciò che siamo stati costretti a subire negli ultimi due anni. Un patron, Iervolino, presente a intermittenza e sempre più distante emotivamente dalla piazza di Salerno. Eclissatosi completamente dopo alcuni screzi con la piazza e alcune conferenze stampa dai toni piccati, salvo poi riavvicinarsi negli ultimi mesi, capendo probabilmente la delicatezza del momento. 

Saper accettare le critiche è il primo passo necessario. La piazza è comprensibilmente delusa e amareggiata al punto da chiedere la testa del patron: scarsi investimenti a fronte di incassi ingenti (paracadute, biglietti ecc), improvvisazione a qualsiasi livello e zero programmazione che hanno condotto Salerno dall'altare alla polvere. 

Adesso Iervolino ha fatto nuovamente sentire la sua voce condannando il sistema marcio guidato da Gravina e promettendo ben 15 milioni per la C, quelli che sarebbero bastati un'estate fa non solo per consolidare la B ma anche per tentare il ritorno in Serie A. Investimenti in ritardo, ma che potrebbero significare la voglia di ripartire.

Iervolino si è detto intenzionato a mantenere il timone del club e di aver trovato nuove motivazioni, ma che apprenda dagli errori fatti. La parola guida deve essere: rifondazione. Il patron deve circondarsi di uomini di calcio che possano gestire con sapienza il capitale economico stendendo un progetto serio, lungimirante e tempestivo.

Perché a volte toccare il fondo può servire a darsi una spinta.