
Un torneo farsa, che si è rivelato un dramma calcistico per la città di Salerno
Quando ci si esprime pubblicamente in questi periodi così particolari si corre il rischio di essere ripetitivi e, dunque, mi perdoneranno i lettori se batterò su concetti già espressi nei consueti editoriali o su situazioni che il sottoscritto aveva ampiamente previsto. Riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da tutto quello che è accaduto da quel folle 18 maggio in poi. E' stato bello ascoltare dibattiti e dissertazioni da parte di avvocati, esperti di diritto sportivo, studiosi di carte federali e notai, ma ragionare "in nome della legge" quando ormai le autorità calcistiche hanno fatto capire mille volte che fanno come gli pare è stata soltanto una perdita di tempo o una distrazione di massa che poi ha inciso negativamente sul rendimento di una squadra già scarsa di suo e che ha preparato lo spareggio come peggio non avrebbe potuto. Anche un bambino o chi non mastica di giurisprudenza capisce che non si può annullare una gara di spareggio 24 ore prima e intuisce sia anomalo che il documento che inchiodava il Brescia per reati commessi a febbraio spunti fuori magicamente una calda domenica pomeriggio mentre - casualmente - la Sampdoria proseguiva gli allenamenti e a Frosinone traspariva una certa serenità.
E tutti hanno capito che siano state violate le normative previste dall'articolo 27, comma due, dello Statuto della Lega B, la stessa che ad aprile stravolse calendario e campionato costringendo la Salernitana a chiudere con una doppia trasferta dando un senso totalmente diverso a gare come Brescia-Reggiana e Sassuolo-Frosinone. E' un finale di stagione quantomeno anomalo, che alimenta la cultura del sospetto, allontana la gente dagli stadi e ci dà conferma che non vale la pena affannarsi, trascorrere notti insonni, piangere, agitarsi o litigare mentre altrove i destini si decidono a tavolino. Vedere che la Sampdoria addirittura non iscrive la squadra femminile per motivi di budget e che deve raccogliere i fondi per svolgere il ritiro aumenta il nostro senso di rabbia e impotenza, così come ci fa sorridere che Stirpe ringrazi Lega e FIGC per aver fatto rispettare le regole. Fosse retrocesso con un rigore come quello regalato da Pezzuto contro le riserve del Sassuolo cosa avrebbe detto il patron del Frosinone? Un bel tacer non fu mai scritto, direbbe qualcuno. E in questa pagina di calcio vergognosa e imbarazzante c'è davvero chi si meraviglia che l'operato di Doveri sia stato ben giudicato da Rocchi?
Stendiamo un velo pietoso su quei 90 minuti di ritorno, ma - pur condannando la violenza - riteniamo sia stata una prova di grande dignità collettiva non far concludere una partita farsa e contraddistinta da un rigore netto negato e dal gol di Coda che nasce da un assist di mano. Il tutto, ovviamente, con DAZN che tace e le tv nazionali che esaltano l'impresa di chi era retrocesso sul campo ed è stato ripescato per i capelli. Per il resto, non me ne vogliate, ma faccio parte della schiera di chi proprio non riesce a pronunciarla quella terza lettera dell'alfabeto. Il solo immaginare i cori di sfottò a Cava e Caserta è motivo sufficiente per ribadire che la società deve andare via e che non basterà l'allestimento di uno squadrone per cancellare le mortificazioni di questi due anni. Se la prendono con Milan? Certo, ha sbagliato anche lui disattendendo molte promesse. Ma ricordiamoci sempre che è un dipendente e che non è stato lui a chiudere i rapporti con stampa e tifosi, oltre che i cordoni della borsa dopo aver illuso decine di migliaia di persone. Anche in questo caso la chiosa fa riferimento a un concetto già espresso: quei romani erano davvero il male del calcio salernitano?





