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ReportCalcio 2021: rinnovamento impiantistica sportiva imprescindibile. 4,5 miliardi in ballo
Attraverso il rapporto annuale sul calcio italiano sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL e PwC, denominato "ReportCalcio", la FIGC pone l'accento sull'impatto che la pandemia ha avuto sullo sport più amato d'Italia. L’obiettivo del documento, infatti, è quello di rappresentare i numeri che caratterizzano il Sistema Calcio, descrivendone la dimensione, la struttura e l’articolazione, insieme all’analisi dei principali trend e alla previsione sulle evoluzioni future del settore, al fine di fornire un supporto strategico per accompagnare i programmi di crescita del calcio italiano.
Un tema di rilevanza centrale rimane quello relativo alle infrastrutture sportive; l’avvio di un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro Paese appare sempre più imprescindibile: nell'ultimo decennio (2010-2020) in Europa sono stati realizzati un totale di 153 nuovi stadi, con un investimento pari a 19,8 miliardi di euro; le principali nazioni in termini di nuovi stadi sono Turchia (28 impianti), Polonia (23), Russia (16) e Inghilterra (12). L'Italia ha intercettato solo una minima parte di questo potenziale, incidendo per appena l'1% degli investimenti totali prodotti in Europa. I dati attestano la necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva. L’età media di inaugurazione degli impianti passa dai 61 anni della Serie A ai 63 della Serie C. La percentuale di posti coperti in Serie B e in Serie C si attesta intorno al 52% e al 48%, per poi salire in Serie A al 79%. Solo nel 12% degli stadi della prima serie professionistica vengono utilizzati impianti con fonti rinnovabili di energia, e appena il 9% degli impianti del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica.
Il potenziale economico inespresso è particolarmente significativo: nell'ultima stagione sportiva pre-Covid (2018-2019) la Serie A ha prodotto 300,9 milioni di euro di ricavi da ticketing, rispetto ai 776 della Premier League inglese e ai circa 520 della Liga spagnola e della Bundesliga tedesca. Negli ultimi 5 anni pre-Covid i ricavi mancati nel calcio professionistico ammontano a 1,3 miliardi di euro, a fronte di quasi 82 milioni di biglietti invenduti, a causa dello scarso riempimento della capienza degli stadi, che in Serie A non superava il 63% (49% in Serie B e 30% in Serie C), a fronte del 95% della Premier League inglese e dell’89% della Bundesliga tedesca (campionato nel quale l’affluenza media allo stadio si attestava prima del COVID-19 a 43.490 spettatori, rispetto ai 24.106 della Serie A italiana). I numeri testimoniano l’urgenza sempre più attuale di nuovi interventi infrastrutturali, considerando anche gli importanti effetti indotti connessi all’introduzione di una nuova generazione di impiantistica sportiva nel nostro Paese: il rinnovamento degli stadi in Italia potrebbe comportare investimenti fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, con la creazione di 25.000 nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro.
Un tema di rilevanza centrale rimane quello relativo alle infrastrutture sportive; l’avvio di un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro Paese appare sempre più imprescindibile: nell'ultimo decennio (2010-2020) in Europa sono stati realizzati un totale di 153 nuovi stadi, con un investimento pari a 19,8 miliardi di euro; le principali nazioni in termini di nuovi stadi sono Turchia (28 impianti), Polonia (23), Russia (16) e Inghilterra (12). L'Italia ha intercettato solo una minima parte di questo potenziale, incidendo per appena l'1% degli investimenti totali prodotti in Europa. I dati attestano la necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva. L’età media di inaugurazione degli impianti passa dai 61 anni della Serie A ai 63 della Serie C. La percentuale di posti coperti in Serie B e in Serie C si attesta intorno al 52% e al 48%, per poi salire in Serie A al 79%. Solo nel 12% degli stadi della prima serie professionistica vengono utilizzati impianti con fonti rinnovabili di energia, e appena il 9% degli impianti del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica.
Il potenziale economico inespresso è particolarmente significativo: nell'ultima stagione sportiva pre-Covid (2018-2019) la Serie A ha prodotto 300,9 milioni di euro di ricavi da ticketing, rispetto ai 776 della Premier League inglese e ai circa 520 della Liga spagnola e della Bundesliga tedesca. Negli ultimi 5 anni pre-Covid i ricavi mancati nel calcio professionistico ammontano a 1,3 miliardi di euro, a fronte di quasi 82 milioni di biglietti invenduti, a causa dello scarso riempimento della capienza degli stadi, che in Serie A non superava il 63% (49% in Serie B e 30% in Serie C), a fronte del 95% della Premier League inglese e dell’89% della Bundesliga tedesca (campionato nel quale l’affluenza media allo stadio si attestava prima del COVID-19 a 43.490 spettatori, rispetto ai 24.106 della Serie A italiana). I numeri testimoniano l’urgenza sempre più attuale di nuovi interventi infrastrutturali, considerando anche gli importanti effetti indotti connessi all’introduzione di una nuova generazione di impiantistica sportiva nel nostro Paese: il rinnovamento degli stadi in Italia potrebbe comportare investimenti fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, con la creazione di 25.000 nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro.
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