Balesini, Totti, le galline del Cioni, l'eternità. Ritratto di Spalletti, napoletano per sempre

Claudio Balesini e Carmine Esposito. Sono stati loro i Kvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen ante litteram, ovvero i due calciatori capaci di far vincere prima di ogni altro un trofeo a Luciano Spalletti da Certaldo. Era il maggio del 1996, i primi prati verdi dello Spalletti allenatore, a due passi da casa, nel club che lo ha visto sbocciare, fiorire, spiccare il volo. Poi mica tutto rose e meraviglie, dopo quelle due straordinarie promozioni e una certa e sicura salvezza in provincia di Firenze. Alla Sampdoria viene esonerato, torna, retrocede. Esonerato pure al Venezia, all'Udinese e all'Ancona entra a stagione in corso. Traghettatore, fin quando la famiglia Pozzo non capisce che l'uomo di Certaldo può essere l'allenatore giusto. Per idee, filosofie, carisma, per la capacità di gestire i giovani, gli arrembanti, gli esperti. Sesto, settimo, quarto, il Paradiso.
Totti e Icardi
Che poi va a due passi dalla gloria, perché Roma è lì, case e chiese, chiese e case, e lo Stadio Olimpico. Secondo, secondo, secondo. Poi sesto, poi si dimette, poi tornerà ma poi ci sono Francesco Totti e gli scontri, stelle, stalle e un rapporto che vede Spalletti secondo e perdente perché Totti a Roma non perde mai. In mezzo c'è anche spazio per la gloria, non solo per le medaglie d'argento. Due volte la Coppa Italia, una la Supercoppa Italiana. Nel mezzo va a fare lo Zar in Russia, a San Pietroburgo, vince titoli, allori, meraviglia tutti con un calcio bello ed efficace. Dopo la seconda volta nella Capitale va all'Inter, qui lo scontro è con Icardi ma nel frattempo riporta i nerazzurri in Champions League. Finisce esonerato e si prende due anni di pausa.
Uomini forti, destini forti
Va in campagna e tra galline, viti, asini, laghi, maglie da calcio, sogni e pensieri, affina la sua filosofia di calcio. Che si sposa, il 29 maggio del 2021, con le idee di Aurelio De Laurentiis e il resto è storia. Riporta il Napoli in Champions dopo due anni d'assenza, nelle Coppe stenta e poi questa stagione, e poi la gloria eterna. Un allenatore capace di cadere, di rialzarsi, di tenere la testa alta e la schiena dritta, di prendere colpi, botte, ma di non crollare mai. Perseveranza. Ecco il termine che meglio d'ogni altro dipinge Luciano Spalletti da Certaldo. Uomini forti, destini forti.
