L'economista Giudice difende Gravina: "Riconfermato col 98% dei consensi e senza oppositori"

Luciano Spalletti da domani, al termine di Italia-Moldavia, non sarà più il commissario tecnico della Nazionale italiana: è stata questa la decisione presa dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Il giornalista e analista economico Alessandro Giudice difende però su X l'operato del presidente federale:
"Non capisco il riflesso condizionato con cui, ad ogni insuccesso della Nazionale, molti scattano a invocare dimissioni del presidente FIGC. Se questa semplicità di pensiero è comprensibile nel grande pubblico, non capisco gli addetti ai lavori. Se il calcio italiano esprime da 20 anni una povertà di talento disarmante, qual è la colpa dei vertici federali? Gravina scelse Spalletti nell’emergenza dell’incredibile fuga di ferragosto di Mancini e pochi obiettarono sull’opportunità di chiamare tecnico che aveva appena dominato la SerieA (che non stava allenando). A differenza di un presidente di club, il presidente federale non può fare campagna acquisti. I giocatori sono quelli.
Il mandato di Gravina è stato riconfermato col 98% di consensi da tutto il calcio italiano, non dal governo, dalla politica, dalla CIA o dai marziani. Candidati alternativi non ce n’erano. Sotto la gestione Gravina l’Italia ha vinto anche un Europeo, dopo 53 anni, ma ovviamente (e direi giustamente) nessuno ha trovato nessi causali diretti in quel caso. Ognuno può avercela con Gravina legittimamente per tanti motivi ma non per le sconfitte della Nazionale. Cerchiamo tutti di fare ragionamenti un po’ meno primordiali".
