Claudio Ranieri è l'unico che può sistemare l'Italia in pochi mesi: Gravina lo convinca! Spalletti tradito nelle due gare più importanti: paga risultati pessimi e il non aver creato una squadra

Sono ormai troppi anni che l'Italia si lascia scivolar via il presente mentre parla di progetto, di futuro, di giovani e di Euro 2032. E' da 'Pafundi e poi altri dieci' che si continua a fare a gara a chi convoca il calciatore più giovane, quello con meno presenze in Serie A. Ci si continua a riempire la bocca di parole come 'progetto' e 'rifondazione' perdendo completamente di vista cos'è la Nazionale. Chi deve esserci in Nazionale. Perché è vero che l'Italia non è quella dei tempi migliori, ma se non abbiamo partecipato alle ultime due Coppe del Mondo e rischiamo di saltare anche la terza è perché ci stiamo mettendo del nostro. Da anni infieriamo su noi stessi.
Non si sa per quale motivo abbiamo ormai perso di vista tre-quattro verità che sembrano banali ma che evidentemente non lo sono più. A esser convocati devono essere i migliori, non i più giovani. Non deve essere la Nazionale a dover costruire nuove generazioni di calciatori, a far accumulare loro esperienze. A quello devono pensarci i club, il commissario tecnico deve solo raccogliere il meglio che c'è. E poi l'Italia deve vincere. Può vincere contro quasi tutti, può dar fastidio a tutti. Inutile andare avanti con tutte le menate sui settori giovanili e i bambini che non giocano più per strada. In tre giorni a Oslo sapete quanti bambini ho visto per strada a giocare? Zero. Eppure venerdì sera la Norvegia ci ha asfaltato.
Siamo alle prese con una deriva da cui dobbiamo uscire al più presto. Una deriva che da troppi anni ci porta a pensare che lo schema di gioco sia più importante dei giocatori. Che da troppo tempo concede alibi ai calciatori. A quei giocatori che anche la scorsa settimana si lamentavano delle critiche ingenerose che avevano ricevuto dopo le ultime partite. Dopo l'Europeo. Critiche ingenerose?!? Forse qualcuno dovrebbe ricordar loro che siamo l'Italia e che da oltre quattromila giorni non partecipiamo a un Mondiale...
La situazione è questa qui, inutile girarci troppo intorno. E' un caos che può rimettere in piedi solo un normalizzatore, un allenatore esperto e carismatico benvoluto da tutti. Un personaggio super partes che non alimenti le polemiche. Sì, sto parlando proprio di quel Claudio Ranieri che in fondo lo scorso novembre quando varcò di nuovo i cancelli di Trigoria non si trovava di fronte a una situazione troppo diversa. C'erano risultati pessimi, c'era pesante contestazione e aria di disaffezione. Poi a Roma è tornato Ranieri e quasi la Roma si qualifica in Champions grazie a un girone di ritorno favoloso.
Cosa ha fatto Ranieri? Ha rimesso i giocatori al centro del progetto. Ha fatto giocare chi meritava, ha incanalato i giovani nel giusto percorso di crescita. Che non vuol dire gettarli subito nella mischia, ma fargli fare degli step. Avete visto Soulè?
La trattativa è già in corso, l'augurio è che Gravina convinca Ranieri perché dobbiamo qualificarci al Mondiale. Dobbiamo vincere stasera e poi le prossime sei partite per tentare di chiudere il gruppo I al primo posto. Se non basterà, dobbiamo vincere le due gare di marzo. Deve essere questo il nostro obiettivo: non la maglia, l'attaccamento, il ricordo dei grandi 10 e altre menate varie. Senza alibi nei confronti di un gruppo che in questi mesi ha profondamente deluso, che non ha mai dato la sensazione di essere davvero un gruppo.
Su questo tema Luciano Spalletti ci è tornato anche ieri: "Fammi nomi e cognomi... chi sono i giocatori che hanno detto di non aver avuto feeling con me?" Domanda retorica perché Spalletti lo sa perfettamente. Tra chi apertamente s'è rifiutato di rispondere a una sua convocazione e chi s'è camuffato dietro a un presunto infortunio. La sua Italia in questi due anni scarsi è stata caratterizzata da regole in continua evoluzione che hanno generato solo confusione. Il risultato? Quando c'era da tirar fuori il meglio, la squadra ha tirato i remi in barca. Berlino come Oslo, la Svizzera come la Norvegia. L'esonero doveva esserci già dopo l'Europeo e dopo venerdì non era più rinviabile. Ora però Gravina non può sbagliare la scelta del suo successore: c'è un Mondiale da conquistare in meno di nove mesi e poi da disputare tra un anno, non un nuovo progetto da costruire.
