Oaktree ha la moneta, Suning non più. Ecco la differenza dei bond nerazzurri

Oaktree ha la moneta e gli asset per finanziare un bond a rischio zero. Suning no. O almeno, non ce lo aveva più nel 2021 quando ha chiesto il prestito di 275 milioni allo stesso Oaktree, non ne aveva nel 2022 quando l'Inter ha emesso un bond obbligazionario da 415 milioni di euro. Perché purtroppo il Covid ha avuto effetti devastanti per chi, in Cina, viveva dei negozi fisici, finiti praticamente sul lastrico per le restrizioni dovute al virus, sia in entrata che nella vita di tutti i giorni.
Per questo Suning ha provato a rifinanziare ancora una volta il prestito, ma Oaktree non ci ha sentito. Anche perché formalmente era già padrona del 100% dell'Inter in quanto messa in pegno dalla stessa famiglia Zhang. Se è vero che in quel momento i tassi erano praticamente intorno allo zero per cento, ora sono al 2,4. Nonostante questo, per una cifra inferiore di 50 milioni, verranno pagati 13 milioni di euro in meno all'anno nel rifinanziamento complessivo. Vuol dire abbassare moltissimo gli interessi.
Insomma, Oaktree ha la forza per fronteggiare i costi operativi e straordinari dell'Inter. Certo, poi bisognerebbe discutere sulla liceità di averli per più stagioni, ma i grandi debiti provengono dal 2020 e il 2021, quando il bilancio chiuse in nero pece. Ma lì l'Inter, come tutte le società - nessuna esclusa sul territorio nazionale - ha potuto spalmare i debiti fino al 2027. Quando, probabilmente, Oaktree troverà il modo per chiudere la partita e rifinanziare tutto quello che doveva. E nel frattempo essere sostenibile.
