
Cesena, Mignani: "Questa squadra stupirà, ma manca ancora la metà dell'organico"
Michele Mignani, allenatore del Cesena, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport nel corso della quale si è soffermato su vari argomenti in vista della sua seconda stagione in bianconero: “Secondo anno sempre più difficile? Dipende dal risultato ottenuto alla prima stagione. Se è un risultato importante, è chiaro che diventa difficile ripeterlo o superarlo. Se è appena sufficiente, allora è meno difficile. Se penso al Cesena e a quanto fatto un anno fa, la prossima stagione sarà sicuramente più difficile”.
Quali saranno le insidie più grandi che si aspetta di trovare nel nuovo campionato?
“Quando vieni da una promozione come un anno fa, è normale partire con grande entusiasmo. Ecco, quest’estate dobbiamo innanzitutto ricreare questo entusiasmo, che è il fuoco che accende tutto. Venendo al campo, la difficoltà più grande è molto semplice da individuare: l’anno scorso abbiamo lasciato dietro 13 squadre, non sono poche…”.
La società, dopo il ritorno in B, le aveva chiesto innanzitutto la salvezza. Quale sarà l’obiettivo di quest’anno?
“Ognuno di noi deve essere ambizioso e provare sempre ad arrivare davanti a tutti, poi per riuscirci servono tutte le componenti, a cominciare dalla qualità e dalla forza della squadra. Noi, in questo momento, siamo ancora in costruzione, visto che ci manca quasi il 50% della rosa. Vediamo chi arriverà, poi io dovrò essere bravo ad adattarmi e potrò rispondere meglio alla domanda”.
La scorsa estate lei è entrato in punta di piedi ed è ripartito dall’impianto che aveva vinto la C. Ora quali cambiamenti ha in mente dal punto di vista tattico?
“L’idea è sempre quella di partire da una difesa a tre e di avere due esterni a tutta fascia. Poi dovrò studiare le caratteristiche di chi arriverà per decidere il piano e per provare a fare ancora meglio”.
In ogni città in cui ha lavorato ha scoperto e imparato qualcosa di diverso. L’avventura a Cesena che cosa le sta insegnando?
“Ad apprezzare la semplicità, perché questo è un posto che apprezza le cose più semplici come l’impegno, la fatica e la possibilità di avere in rosa giocatori cresciuti nel settore giovanile. Di solito dalle cose più semplici nascono le cose più belle”.
Nella scorsa stagione ha lavorato con “due” Cristian Shpendi diversi: uno inarrestabile nel girone d’andata e uno più spento nel ritorno. Come lo ha ritrovato?
“Cristian è un ragazzo giovane e reduce da un percorso di un anno e mezzo incredibile, durante il quale ha attirato tutti i riflettori, poi ha avuto un momento di difficoltà psicologica. Lavorare con Cristian è semplice: basta lasciarlo sereno e lui si ricarica da solo. In questo momento lo rivedo esattamente come era all’inizio della scorsa stagione”.
Che tipo di Serie B si aspetta?
“Ogni anno cerchiamo sempre qualcosa di nuovo, ma alla fine la B è sempre la stessa: ci saranno certezze, ma anche certezze che non si manterranno certezze, e poi sorprese e delusioni. La cosa più importante è non perdere la testa e non farsi mai trasportare nel baratro nei momenti negativi”.
Quest’estate sono cambiate tante panchine. Qual è il collega che non vede l’ora di affrontare?
“Mi incuriosisce affrontare chi ha vinto la C e non ho mai affrontato o chi si affaccia per la prima volta in B. Perché anche in Lega Pro ci sono allenatori preparatissimi che meritano questa vetrina”.
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