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MATERA, CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA. E ANCORA NON È FINITA. BEN VENGANO NUOVE REGOLE E RIFORME, BASTA CHE NON SI CONTINUI CON LE SQUADRE BTUTTO mercato WEB
venerdì 15 febbraio 2019, 00:00Il Punto
di Tommaso Maschio
per Tuttoc.com

MATERA, CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA. E ANCORA NON È FINITA. BEN VENGANO NUOVE REGOLE E RIFORME, BASTA CHE NON SI CONTINUI CON LE SQUADRE B

Tanto tuonò che piovve, o volendo fare i colti "Cronaca di una morte annunciata", così si potrebbe commentare in poche parole l'esclusione del Matera dal campionato di Serie C. Un’esclusione attesa, annunciata, ma che comunque falsa ulteriormente il campionato di Serie C visto che la squadra lucana ha giocato un intero girone con la spada di Damocle che pendeva sulla testa e che è l’ennesimo lascito di una gestione della Federcalcio, quella del Commissario, che anziché risolvere i problemi li ha acuiti e ne ha creati di nuovi. Quest’estate sono stati spesi fiumi di inchiostro per raccontare, commentare e criticare le vicende calcistiche che hanno interessato due serie professionistiche su tre, tutti erano consapevoli che questo non sarebbe stato un campionato come gli altri, che era già falsato in partenza e che forse, cosa che ho sempre sostenuto, sarebbe stato meglio sospenderlo, riscrivere le regole e ripartire in una situazione di massima chiarezza e rispetto delle regole. Cosa non possibile e quindi avanti sperando di minimizzare i danni, cosa che poi non si è avverata perché il Matera è saltato, il Pro Piacenza è pronto a tornare in campo dopo la sospensione delle gare decisa dalla Lega, ma non si sa ancora fino a quando potrà reggere, perché Lucchese e Cuneo viaggiano sul bordo del burrone e anche qui non si capisce ancora se scivoleranno verso il vuoto o riusciranno in qualche modo a salvarsi visto che è in arrivo non tanto otto punti di penalizzazione quando una multa da 350 mila euro da saldare entro un mese pena conseguenze peggiori (ovvero una probabilissima esclusione dal campionato). Una situazione che renderebbe sempre meno credibile il campionato di quest’anno, con grave danno per tutte quelle società serie e rispettose delle regole che hanno visto incrociare gli scarpini con chi le stesse regole non le ha rispettate eppure è stata comunque iscritta al via della stagione.

Si spera che dalla prossima stagione, viste le nuove regole scritte e approvate dalla FIGC, non vi sia più occasione di scrivere di certi disastri, della sparizione di società con tutti i problemi che si portano dietro (dal futuro dei tesserati e dei dipendenti a vario titolo, alla sparizione del calcio in alcune zone d’Italia, da campionati falsati alla credibilità in caduta libera del movimento calcistico in toto). Ce lo auguriamo perché la Serie C non merita tutto questo, merita di tornare quel campionato che sfornava talenti e storie, animato da passione e rivalità territoriali, un campionato dei mille campanili tutti diversi, ma in fondo simili da cui il nostro calcio, anche ai livelli più alti, possa trovare nuova linfa vitale. Perché se le radici marciscono prima o poi anche i rami più alti iniziano a soffrire e morire. Se per far questo, oltre i nuovi regolamenti scritti, servirà una potatura – anche importante – ben venga. Si faccia questa riforma dei campionati (possibilmente in maniera collegiale e non ognun per sé e dio per tutti) da anni tanto attesa, riducendo il numero di squadre e creando magari più scalini per facilitare il passaggio al professionismo di società e calciatori. Ben vengano le proposte, le idee, per rilanciare questa Serie C duramente affossata negli ultimi anni da vicende che poco c’entrano con il calcio giocato.

Però magari evitateci l’ingresso di altre squadre B o Under 23 che di si voglia, perché di quelle proprio non se ne sente il bisogno a meno di non voler barattare il cuore pulsante della terza serie sull’altare del denaro e svuotare di significato la competizione in Serie C. Perché una Juve U23 (non me ne vogliano i tifosi bianconeri, ma è l’unica già presente) non potrà mai sostituire un Matera, una Lucchese, un Cuneo o anche un Pro Piacenza. Non è la stessa cosa, non lo è oggi, non lo sarà domani e non lo sarà mai e in questo hanno ragione tutti quegli Ultras (ultimo caso quelli aretini) che boicottano con forza le partire contro cloni di plastica che nulla hanno a che spartire con la Serie C, e pure con il calcio in generale.