E anche quest'anno la riforma si fa il prossimo anno. Catania, che succede? Il pasticciaccio brutto sulla fideiussione non è un bel segnale
Il rinvio delle elezioni federali slittate, presumibilmente al prossimo gennaio, per lasciar posto all'assemblea straordinaria del 4 novembre nella quale verrà approvato il nuovo statuto, è l’ennesimo colpo inferto alla speranza di arrivare in tempi ragionevoli a una riforma del sistema calcio che servirebbe come il pane e invece continua a essere procrastinata. Il tema della rappresentatività rimane divisivo, la Serie A invoca un maggior peso decisionale e la Lega Pro rischia di veder assottigliarsi la sua fetta di torta (17%), metà di quella riconosciuta alla Lega Nazionale Dilettanti. Potrebbe rinunciare ad una parte, ma in cambio di cosa? È qui che si gioca l'intera partita.
Al di là dei calcoli numerici per arrivare a un difficile punto di incontro tra le varie componenti, è lecito fin da ora domandarsi quanto possa essere efficace, ragionando in ottica puramente aziendale, affidare il compito di far tornare a funzionare un giocattolo rotto a chi in questi anni, o per meglio dire decenni, ha contribuito a guastarlo con politiche miopi, all'insegna del qui e ora, improntate esclusivamente al guadagno immediato e prive di una benché minima visione prospettica. Felici di essere smentiti dai fatti, anche se ormai è più roba da inguaribili romantici: il rischio di ritrovarsi qui tra dodici mesi, nel bel mezzo di un altro anticiclone africano, a ridiscutere dell’ennesima occasione persa ci sembra oggettivamente alto. Se fossimo un’agenzia di scommesse, non sarebbe nemmeno quotabile.
A Catania si è passati nel giro di poche settimane dall'esaltazione per lo sbarco sull'isola del miglior allenatore su piazza in categoria, alla preoccupazione per una squadra costretta a scendere in campo nella prima partita ufficiale della stagione con una formazione sperimentale, per l’impossibilità di schierare i calciatori tesserati a causa di un pasticcio brutto sulla fideiussione da parte della proprietà australiana. Fa bene mister Toscano ad arrabbiarsi, chiedendo chiarezza alla società latitante. C'è tempo fino a venerdì per risolvere la situazione ma a prescindere da come vada a finire si può dire già da ora che non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto. L'amarezza del tecnico è comprensibile così come quella di una piazza storica che rivede gli incubi del passato.