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Riforma Zola e salary cap: la strada è quella giusta. E la Lega Pro è l'unica a provarciTUTTO mercato WEB
lunedì 9 dicembre 2024, 00:00Il Punto
di Ivan Cardia
per Tuttoc.com

Riforma Zola e salary cap: la strada è quella giusta. E la Lega Pro è l'unica a provarci

I giovani come identità della Serie C. Da queste parti lo sosteniamo da tempo, e per questo non possiamo che accogliere con favore l'indirizzo della Lega Pro di Matteo Marani. E di Gianfranco Zola, che ha dato il nome alla riforma presentata nelle scorse settimane. La filosofia di fondo è chiara: i vari obblighi relativi allo schieramento di calciatori under non hanno funzionato, l'unica cosa che può incentivarne davvero l'impiego - e non creare il mercato delle vacche giovani - è un meccanismo premiale. È una cosa, peraltro, già recepita da anni, da quando è stato introdotto il minutaggio. Con la riforma Zola, però, si va oltre e si punta su un progresso strutturale.

I tre grandi campi di applicazione della novità proposta in Lega Pro sono tre: struttura e logistica, organico tecnico e struttura medico sanitaria, numero di squadre. Sintetizzando al massimo, i club di Serie C sono incentivati a dotarsi di una serie di strutture o di figure professionali, come pure ad aumentare il numero di squadre all'interno del proprio settore giovanile. Incentivo, chiaramente, economico: chi fa più "punti" in base a questi criteri ottiene più soldi. Che, questa è l'idea, dovrebbe reinvestire nel proprio settore giovanile.

La riforma, peraltro, va di pari passo con l'altra grande innovazione a cui lavora la Lega Pro, il salary cap. In questo caso discussioni e valutazioni sono in corso, ma dal tetto salariale potrebbero essere esclusi proprio gli under. Messaggio chiaro: i costi vanno limitati, tranne quelli sui giovani, che sono valore. E sono sostenibilità: anche senza inseguire i massimi sistemi, il vero problema della terza serie è legata a costi troppo alti rispetto ai ricavi. Vanno ridotti, e per quanto possibile reindirizzati su quegli aspetti che assicurano un ritorno. "Costringere" i club a farlo, pensando al salary cap, è spesso l'unica strada: soprattutto le grandi piazze digeriscono a fatica l'austerity, se imposta però è difficile contestare.

Tutto, ovviamente, è perfettibile. Il salary cap è in fase di studio e la riforma Zola per ora è un bellissimo progetto che andrà verificato alla prova del campo. Per esempio, come sempre quando si parla di soldi, bisognerà fare attenzione a chi si avvicinerà puntando al facile guadagno. Ma è qualcosa (per la cronaca ci pare anche qualcosa di positivo, su questo però accettiamo il confronto) nel nulla cosmico del calcio italiano. È l'aspetto che ci sembra più rilevante, senza incolpare nessuno se non le solite dinamiche politichesi e non politiche: l'Italia non è andata due volte ai mondiali e non è cambiato praticamente nulla. Per essere chiari, non facciamo riferimento a Gravina - anzi, da presidente di Lega Pro ha introdotto i playoff - e alla Figc. La A, la B, i calciatori, gli allenatori, tutte le componenti: di riforme - in qualche caso ovviamente di proposte - non ne ricordiamo. In questi anni, e la riforma Zola ne è la conferma, l'unica ad aver innovato e proposto. L'unica a provarci si direbbe.