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Tesser parla del futuro: "Trieste merita di più, la Serie C sta crescendo ma serve serietà"TUTTO mercato WEB
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com
Oggi alle 17:49Serie C
di Luca Bargellini

Tesser parla del futuro: "Trieste merita di più, la Serie C sta crescendo ma serve serietà"

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All'indomani della scadenza naturale del suo contratto con la Triestina, Attilio Tesser ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di TMW Radio all'interno della trasmissione 'A Tutta C':

Tesser, lei è un “allenatore” con la A maiuscola per la Serie C, perché conosce ogni risvolto di questo torneo. So che è appena terminato il suo percorso a Trieste: non le chiedo nulla di tecnico, ma condividiamo forse il pensiero che Trieste, per impianti e passione, meriti di ritrovare una dimensione importante.
"Condivido in pieno. Ho avuto l’onore di indossare la maglia della Triestina 22-23 anni fa per due stagioni meravigliose con il presidente Berti, che era una grande persona e che oggi non c’è più. Trieste merita qualcosa di importante per la storia dello stadio, per la città bellissima e per la passione incredibile per il calcio. Spiace vederla in difficoltà in questi ultimi anni".

Proviamo a guardare il lato positivo. Il campionato di Serie C ha tanti aspetti buoni e pare che ci siano realtà pronte a partire con grandi ambizioni: penso al nuovo Brescia di Pasini, al Vicenza di Rosso, al Catania che cerca la sua quadratura. Ha la sensazione che il livello si stia alzando? Cosa l'ha colpita dell’ultima stagione?
"Il livello si alza proprio grazie a queste piazze importanti che ha citato. Catania è incredibile: una città di 700.000 abitanti che ti fa subito 20.000 spettatori. Vicenza, Trieste, la stessa Sampdoria o Brescia... queste realtà danno visibilità al campionato. Però serve continuità e serietà, perché altrimenti la gente si disaffeziona. Il calcio è bello perché ovunque vai trovi passione, tifosi, calore. E vedere squadre come Pescara, Perugia, Ternana, Ascoli in Lega Pro fa male. Il campionato è difficile, è complicato risalire ma anche restarci".

Molti sottovalutano la Serie C e poi si ritrovano in difficoltà. Il Milan è retrocesso in D anche per questo. È un torneo con caratteristiche particolari.
"Sicuramente. È un campionato difficile. Ci sono società che investono. Penso alla Cremonese di Arvedi che ci ha messo 12 anni per salire e ora è in A. O al Padova che è risalito. In Serie C devi stare attento: negli ultimi cinque anni ci sono state squadre che sono passate dalla C alla A direttamente, come la Salernitana. Non ci sono partite facili. Serve sapersi calare nella categoria, scegliere giocatori giusti, spesso quelli di categoria rendono più di quelli che scendono dalla B o dall’A".

Parliamo delle quattro neopromosse in Serie B: Pescara, Padova, Avellino, Entella. Vedi qualcuna in grado di fare subito bene tra i cadetti?
"È presto per dirlo perché il mercato deve ancora completarsi. Di solito a campionato iniziato si capisce meglio. Però c’è una costante: quasi ogni anno una neopromossa fa benissimo. Quest’anno è stato il Cittadella, qualche anno fa il mio Pordenone arrivò quarto, o il Novara che portai dalla C alla A. In media una squadra lotta in alto, una sta a metà, due soffrono. Entella è collaudata, ha società solida. Il Padova la categoria la conosce bene. Poi ci sono fattori come i cambi di proprietà che possono influire. Però tutte queste squadre hanno entusiasmo e voglia di dimostrare".


Sta crescendo anche il livello degli allenatori in Serie C? Vede novità interessanti?
"Direi che più che di novità parlerei di varietà. Non c’è una linea unica. Ognuno porta le sue idee. Si parla molto del calcio di De Zerbi, ma Gasperini fa una cosa completamente diversa. Conta di più credere davvero in ciò che si propone. Alla fine la motivazione, l’empatia con i giocatori sono più importanti del modulo".

Credo che la Serie C debba anche essere un laboratorio per formare nuovi dirigenti e DS. E la battaglia del presidente Marani e di Gianfranco Zola è quella di aprire strade ai giovani. Tu che esperienza hai su questo tema?
"Ho allenato le Primavere di Venezia e Udinese 25-26 anni fa. All’epoca si parlava già di potenziare i settori giovanili. Alla fine, dopo 25 anni, siamo sempre lì. Io credo che ai giovani vada data fiducia, ma devono meritarsela. Non devono giocare solo perché sono giovani. Serve motivazione, voglia di migliorarsi. Sono contrario alle quote obbligatorie solo per età. Meglio la meritocrazia: se sono bravi giocano. Ho avuto il piacere di lanciare tanti ragazzi, come Aquilani, Castrovilli, che poi hanno fatto strada.

Parlando di seconde squadre, il Milan ha preso una bella lezione in Serie C. Ora arriva l’Inter, che sembra voler fare le cose seriamente. Cosa ti aspetti?
"Mi aspetto serietà e voglia di fare bene. Marotta è uno che conosce il calcio e le difficoltà della Lega Pro. L’esperienza del Milan avrà fatto riflettere. La Juventus con la sua Under 23 ha lanciato giocatori come Fagioli. La Serie C non è la Primavera: lì si gioca per la classifica, per i punti, davanti ai tifosi. È una palestra più vera, più dura. E per questi ragazzi è una crescita importante".

Ultima cosa. Tesser la rivedremo presto in panchina?
"La voglia e le motivazioni ci sono, altrimenti mi fermerei. Alla Triestina ho trovato 6 punti in classifica in 17 partite, eppure ci siamo salvati in anticipo con tanti problemi. Ho visto i miei ragazzi crescere, ho sentito il loro affetto. Sono cose che ti danno ancora voglia. In B ho fatto 12-13 anni, ho vinto un campionato e un playoff. In Lega Pro ho vinto quattro volte su cinque. Ho il record di vittorie consecutive, il secondo per partite imbattute, più Supercoppe di tutti. Ora aspetto una telefonata, sono sereno e fiducioso. Ho fatto il massimo, vediamo cosa succede.