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L'AIOC a tutela degli scout, Jacomuzzi: "Scopriamo talenti ma chiediamo garanzie"
L'Associazione Italiana Osservatori Calcistici, col Presidente Carlo Jacomuzzi: "Serve un contratto tipo per gli osservatori. Chiediamo di parlare con Albertini ed avere accesso a Coverciano"
Su Tuttomercatoweb spesso raccontiamo storie di scouting. Come le società, come i professionisti, seguono e scoprono un calciatore. Il percorso, il lavoro, le intuizioni, gli errori, gli sbagli, le sviste, i colpi di genio. C'è tutto, nell'acquisto di un giocatore. Tutto, o almeno moltissimo, nasce da qui. Da come degli uomini sono ogni giorno, ogni settimana, presenti sugli stadi di tutto il mondo, di ogni categoria, con un taccuino o un tablet.
Ma chi sono, gli osservatori? E soprattutto: sono un 'mestiere' con delle garanzie, con delle certezze? Abbiamo sentito in esclusiva Carlo Jacomuzzi, ex calciatore professionista e poi direttore sportivo tra le altre di Roma, Napoli, Atalanta e osservatore internazionale anche per Juventus, Roma, Parma, Fiorentina, Genoa, Chelsea, Everton. E' il Presidente di AIOC, l'Associazione Italiana Osservatori Calcistici, che si è posta come l'obiettivo di diventare il Sindacato, no profit, degli scout italiani. "Siamo un'associazione che vorrebbe diventare un sindacato".
Cosa siete, adesso?
"Cosa non siamo. Non riusciamo a essere quel che vorremmo perché manca un ruolo professionale da osservatore, riconosciuto e con tutele. Poi ci sono dei corsi a Coverciano, straordinari, sugli osservatori, ma non siamo presenti. Lo scorso anno sono stati 'prodotti' 40 e 40 osservatori nei due corsi ma all'atto pratico hanno un ruolo che non ha assistenza, prevenzione, un contratto tipo".
Chi sono gli scout dei club, dunque?
"In un club vanno professionisti che magari sono uomini fidati di un ds, con un Uefa A, un Uefa B o con un co.co.co. che non ha previdenza e contributi. Se non riusciamo ad avere un contratto tipo, o essere inseriti in un contratto tipo, è difficile. Il corso a Coverciano è eccezionale ma come vale per direttori, per allenatori, per medici sportivi, deve esserci la possibilità di avere un contratto riconosciuto in FIGC".
Vi siete già mossi con la Federazione?
"Abbiamo già incontrato Gravina, ci ha riconosciuti, ci ha detto di proseguire nel percorso come associazione ma siamo fermi lì. C'è stato un corso di inglese coi professori della Bocconi per gli associati e non è poco, cerchiamo di dare un prodotto per diventare professionali ma dall'altra parte serve un supporto. Dobbiamo essere partecipi ai corsi come associazione, vogliamo ottenere salvaguardie per questo movimento. Le società dicono 'abbiamo scout che scoprono e trovano' ma all'atto pratico non gli diamo garanzie. Se la Federazione, con Viscidi, va in finale con tutte le categorie, significa che ha un gruppo di osservatori che viaggiano. Il loro lavoro è stato straordinario ma è un ruolo che va riconosciuto".
E che dà tanti frutti, anche economici, ai club
"E' un movimento di cui tutti parlano ma vogliamo dare garanzie ai nostri associati. E noi, ci tengo a sottolinearlo, siamo no profito come associazione: da un paio di anni abbiamo iniziato con forza con quasi duecento associati. E vogliamo dare garanzie non solo agli scout delle grandi squadre, di primissima fascia, ma anche a chi va vedere i giovani, a chi segue i campi di provincia, a trasformare quello dell'osservatore in un mestiere sicuro. Adesso chi segue i settori giovanili spesso è qualcuno che fa un altro mestiere, che lo fa coi rimborsi spese e questo non è professionale. Vogliamo andare a Coverciano per sensibilizzare i futuri osservatori, per parlare con Albertini, per parlare di garanzie, di pensione, di certezze per l'uomo oltre che per il professionista".
Ma chi sono, gli osservatori? E soprattutto: sono un 'mestiere' con delle garanzie, con delle certezze? Abbiamo sentito in esclusiva Carlo Jacomuzzi, ex calciatore professionista e poi direttore sportivo tra le altre di Roma, Napoli, Atalanta e osservatore internazionale anche per Juventus, Roma, Parma, Fiorentina, Genoa, Chelsea, Everton. E' il Presidente di AIOC, l'Associazione Italiana Osservatori Calcistici, che si è posta come l'obiettivo di diventare il Sindacato, no profit, degli scout italiani. "Siamo un'associazione che vorrebbe diventare un sindacato".
Cosa siete, adesso?
"Cosa non siamo. Non riusciamo a essere quel che vorremmo perché manca un ruolo professionale da osservatore, riconosciuto e con tutele. Poi ci sono dei corsi a Coverciano, straordinari, sugli osservatori, ma non siamo presenti. Lo scorso anno sono stati 'prodotti' 40 e 40 osservatori nei due corsi ma all'atto pratico hanno un ruolo che non ha assistenza, prevenzione, un contratto tipo".
Chi sono gli scout dei club, dunque?
"In un club vanno professionisti che magari sono uomini fidati di un ds, con un Uefa A, un Uefa B o con un co.co.co. che non ha previdenza e contributi. Se non riusciamo ad avere un contratto tipo, o essere inseriti in un contratto tipo, è difficile. Il corso a Coverciano è eccezionale ma come vale per direttori, per allenatori, per medici sportivi, deve esserci la possibilità di avere un contratto riconosciuto in FIGC".
Vi siete già mossi con la Federazione?
"Abbiamo già incontrato Gravina, ci ha riconosciuti, ci ha detto di proseguire nel percorso come associazione ma siamo fermi lì. C'è stato un corso di inglese coi professori della Bocconi per gli associati e non è poco, cerchiamo di dare un prodotto per diventare professionali ma dall'altra parte serve un supporto. Dobbiamo essere partecipi ai corsi come associazione, vogliamo ottenere salvaguardie per questo movimento. Le società dicono 'abbiamo scout che scoprono e trovano' ma all'atto pratico non gli diamo garanzie. Se la Federazione, con Viscidi, va in finale con tutte le categorie, significa che ha un gruppo di osservatori che viaggiano. Il loro lavoro è stato straordinario ma è un ruolo che va riconosciuto".
E che dà tanti frutti, anche economici, ai club
"E' un movimento di cui tutti parlano ma vogliamo dare garanzie ai nostri associati. E noi, ci tengo a sottolinearlo, siamo no profito come associazione: da un paio di anni abbiamo iniziato con forza con quasi duecento associati. E vogliamo dare garanzie non solo agli scout delle grandi squadre, di primissima fascia, ma anche a chi va vedere i giovani, a chi segue i campi di provincia, a trasformare quello dell'osservatore in un mestiere sicuro. Adesso chi segue i settori giovanili spesso è qualcuno che fa un altro mestiere, che lo fa coi rimborsi spese e questo non è professionale. Vogliamo andare a Coverciano per sensibilizzare i futuri osservatori, per parlare con Albertini, per parlare di garanzie, di pensione, di certezze per l'uomo oltre che per il professionista".
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